Montevecchia: rinviata la nomina del presidente. Destra e Panzeri sono per apertura del parco a turismo e attività
Se serviva una prova che attorno alla presidenza del Parco di Montevecchia e Valle del Curone si è scatenata una battaglia politica, eccola servita su un piatto d’argento: in Comunità si è presentata Alessandra Hofmann, presidente della provincia di Lecco, leghista, fedelissima di Mauro Piazza. La signora di Monticello mai si era vista in questi anni al Parco. Ma questa sera, 2 dicembre, non poteva mancare. A costo di svillaneggiare Alessandro Negri, consigliere provinciale con la delega ai parchi. Sarebbe spettato al Presidente provinciale di Fratelli d’Italia essere seduto attorno al tavolo del confronto. Ma la Hofmann con un colpo di mano l’ha messo nell’angolo e ha partecipato di persona.
Ma a tirare le fila del gruppo pro Zardoni e contro Molgora è Marco Panzeri, sindaco della Valletta Brianza. Uomo storicamente di centrosinistra si è via via defilato anche per ragioni personali caratterizzandosi soltanto per lo scontro durissimo con il sindaco di Santa Maria Hoé, decretando così la fine dell’Unione dei comuni della Valletta.
E Panzeri ha parlato chiaro in otto minuti di intervento: Molgora era troppo rigido, troppo ambientalista. Zardoni ha messo nel programma una maggiore apertura al turismo, più spazio per le attività ricettive, più concessioni ai produttori locali e ai residenti.
Non una Disneyland, certo, ma qualcosa che gli assomiglia abbastanza. Un’idea della tutela dinamica dell’ambiente, perché la semplice fruizione attuale, Panzeri la ritiene riduttiva.
Un concetto opposto a quello dei padri costituenti a partire dal fondatore e a lungo presidente Eugenio Mascheroni. La cui filosofia di tutela del territorio è stata portata avanti da Marco Molgora.
Ma oggi Molgora è diventato scomodo per il centrodestra che vede nel Parco ottime possibilità del “fare”. E ha trovato in Panzeri l’uomo giusto cui far condurre lo scontro.
L’idea di andare alla conta, però, non convince. Quand’anche Zardoni risultasse eletto avrebbe una maggioranza zoppa soprattutto se al centrosinistra andassero due dei tre membri del Consiglio di gestione.
Il sindaco di Missaglia, Paolo Redaelli, comunica la presenza di un terzo nome quale candidato e chiede di rinviare così da poter avere del tempo per una possibile quadra unitaria. Mattia Salvioni, sindaco di Merate, è concorde con la proposta di rinvio della votazione ad altra data in attesa di trovare un accordo. La proposta trova sponda nei sindaci di centrosinistra ma non in quelli di centrodestra. Matteo Fratangeli, in rappresentanza di Olgiate Molgora, già addetto stampa del sen. Paolo Arrigoni della Lega, si è detto contrario al rinvio dato che due candidati su cui ragionare ci sono. Per accettare il rinvio vuol sapere il nome del terzo papabile. Anche lui fedelissimo di Mauro Piazza, dominus della Lega lecchese, non sembra intenzionato a trovare un’intesa unitaria. L’obiettivo è eliminare Molgora è stato raggiunto grazie al senso di responsabilità dell’ex presidente che per evitare scontri si è dimesso spontaneamente. Ma a Fratangeli non basta: Zardoni è l’indicazione e Zardoni deve essere eletto.
La data prospettata è il 16 dicembre ma la presidente Hofmann ha informato i colleghi che c’è già fissata l’assemblea dei sindaci.
Di difficile interpretazione l’intervento di Ivan Pendeggia, sindaco di Montevecchia, secondo il quale si sarebbe fuori tempo massimo (rispetto a che cosa però non l’ha specificato) e non si capisce perché dilazionare ancora la votazione quando un terzo nome ancora non c’è.
Sulla stessa linea di Fratangeli, Alessandra Hofmann che, dopo aver premesso di non amare le astensioni ha affermato di aver apprezzato durante la presentazione la visione proattiva di Zardoni rispetto a quella conservativa di Molgora (per inciso, Molgora aveva solo risposto a alcune domande mentre Zardoni si era preparato un programma di venti punti). La signora Hofmann non ha spiegato il significato di visione proattiva, ma c’è da pensare che sia la stessa precedentemente illustrata da Marco Panzeri.
Appare evidente che nessuno delle due squadre intende andare alla conta. Con i veti incrociati – quote da una parte, maggioranza dei comuni dall’altra – la situazione resterebbe comunque in stallo.
Il rinvio è dunque apparso come l’unica via d’uscita almeno per questa sera.
Messo ai voti è stato approvato da tutti con l’esclusione di Gennaro Toto, sindaco di Cernusco Lombardone nonché primo promotore della candidatura Zardoni.
A porte chiuse l’incontro è proseguito con la comunicazione da parte del sindaco di Missaglia, Paolo Redaelli, del “terzo nome”. La richiesta è giunta dai membri del centrodestra in vista del nuovo Consiglio fissato per il 16 dicembre, in modo da arrivare a quella data con tutti gli elementi necessari, questa volta per andare al voto.
Ma a tirare le fila del gruppo pro Zardoni e contro Molgora è Marco Panzeri, sindaco della Valletta Brianza. Uomo storicamente di centrosinistra si è via via defilato anche per ragioni personali caratterizzandosi soltanto per lo scontro durissimo con il sindaco di Santa Maria Hoé, decretando così la fine dell’Unione dei comuni della Valletta.
E Panzeri ha parlato chiaro in otto minuti di intervento: Molgora era troppo rigido, troppo ambientalista. Zardoni ha messo nel programma una maggiore apertura al turismo, più spazio per le attività ricettive, più concessioni ai produttori locali e ai residenti.
Non una Disneyland, certo, ma qualcosa che gli assomiglia abbastanza. Un’idea della tutela dinamica dell’ambiente, perché la semplice fruizione attuale, Panzeri la ritiene riduttiva.
Un concetto opposto a quello dei padri costituenti a partire dal fondatore e a lungo presidente Eugenio Mascheroni. La cui filosofia di tutela del territorio è stata portata avanti da Marco Molgora.
Ma oggi Molgora è diventato scomodo per il centrodestra che vede nel Parco ottime possibilità del “fare”. E ha trovato in Panzeri l’uomo giusto cui far condurre lo scontro.
L’idea di andare alla conta, però, non convince. Quand’anche Zardoni risultasse eletto avrebbe una maggioranza zoppa soprattutto se al centrosinistra andassero due dei tre membri del Consiglio di gestione.
Il sindaco di Missaglia, Paolo Redaelli, comunica la presenza di un terzo nome quale candidato e chiede di rinviare così da poter avere del tempo per una possibile quadra unitaria. Mattia Salvioni, sindaco di Merate, è concorde con la proposta di rinvio della votazione ad altra data in attesa di trovare un accordo. La proposta trova sponda nei sindaci di centrosinistra ma non in quelli di centrodestra. Matteo Fratangeli, in rappresentanza di Olgiate Molgora, già addetto stampa del sen. Paolo Arrigoni della Lega, si è detto contrario al rinvio dato che due candidati su cui ragionare ci sono. Per accettare il rinvio vuol sapere il nome del terzo papabile. Anche lui fedelissimo di Mauro Piazza, dominus della Lega lecchese, non sembra intenzionato a trovare un’intesa unitaria. L’obiettivo è eliminare Molgora è stato raggiunto grazie al senso di responsabilità dell’ex presidente che per evitare scontri si è dimesso spontaneamente. Ma a Fratangeli non basta: Zardoni è l’indicazione e Zardoni deve essere eletto.
La data prospettata è il 16 dicembre ma la presidente Hofmann ha informato i colleghi che c’è già fissata l’assemblea dei sindaci.
Di difficile interpretazione l’intervento di Ivan Pendeggia, sindaco di Montevecchia, secondo il quale si sarebbe fuori tempo massimo (rispetto a che cosa però non l’ha specificato) e non si capisce perché dilazionare ancora la votazione quando un terzo nome ancora non c’è.
Sulla stessa linea di Fratangeli, Alessandra Hofmann che, dopo aver premesso di non amare le astensioni ha affermato di aver apprezzato durante la presentazione la visione proattiva di Zardoni rispetto a quella conservativa di Molgora (per inciso, Molgora aveva solo risposto a alcune domande mentre Zardoni si era preparato un programma di venti punti). La signora Hofmann non ha spiegato il significato di visione proattiva, ma c’è da pensare che sia la stessa precedentemente illustrata da Marco Panzeri.
Appare evidente che nessuno delle due squadre intende andare alla conta. Con i veti incrociati – quote da una parte, maggioranza dei comuni dall’altra – la situazione resterebbe comunque in stallo.
Il rinvio è dunque apparso come l’unica via d’uscita almeno per questa sera.
Messo ai voti è stato approvato da tutti con l’esclusione di Gennaro Toto, sindaco di Cernusco Lombardone nonché primo promotore della candidatura Zardoni.
A porte chiuse l’incontro è proseguito con la comunicazione da parte del sindaco di Missaglia, Paolo Redaelli, del “terzo nome”. La richiesta è giunta dai membri del centrodestra in vista del nuovo Consiglio fissato per il 16 dicembre, in modo da arrivare a quella data con tutti gli elementi necessari, questa volta per andare al voto.
S.V.