Ciao Caravaggio: ti ricorderai della tisana e di quei fogli A4
Trentamila visitatori sono parecchi per una esposizione a Merate. Io sono una pittrice e se riesco ad attirare trenta persone alle mie mostre è un miracolo divino (parenti e amici inclusi). Non fraintendetemi. Non voglio certo paragonarmi a Caravaggio, anzi. Sono fiera che ci sia stata questa importante manifestazione e sono certa che sarà l’ariete per molte altre iniziative.
Eppure la città non ha risposto come ci si aspettava.
Primo weekend: negozi chiusi. Ho letto che erano rimasti aperti solo l’erboristeria e Albani. Beh, forse gli altri commercianti non avevamo capito che avere un Caravaggio in città portasse interesse. E così, primo weekend da dimenticare: turisti che vagano in centro e comprano tisane, mentre il fatturato degli altri commercianti resta immobile come Narciso davanti alla sua immagine riflessa.
Ma è solo un attimo di debolezza.
Subito lo spirito degli affari dei commercianti meratesi si risveglia. E sì, perché se c’è ciccia allora teniamo aperto altrimenti, cari concittadini, la domenica in centro ve la passate sulle fredde panchine di marmo (Grazie Panzeri, le chiappe ringraziano) a rimpiangere l’estate e a lamentarvi che Merate è una città morta.
Ma non è più così.
Grazie a Lui, grazie al Caravaggio, finalmente la città è viva e la gente si interessa all’arte. O forse no? A me è sembrato che i visitatori fossero più interessati ai fogli attaccati per indicare la fila che all’opera di Caravaggio. Si è letto di tutto su questi fogli: che non si possono vedere, che bisognava rivolgersi a un professionista della grafica, che erano piccoli, che erano brutti, che erano fogli A4.
Ma chi se ne frega? Si sono spese così tante parole per questi foglietti che forse forse possono essere dichiarati i vincitori morali della mostra del Narciso. I menestrelli canteranno di loro! I fogli hanno fatto pensare e parlare (non sempre i quest’ordine) più persone del Caravaggio stesso. Alla fine i foglietti l’hanno fatta da padrone e il Narciso è stato relegato in secondo piano a prendersi la colpa dei furti e dei parcheggi pieni.
Devo dire che la lettera della signora Susanna era deliziosamente imbarazzante, forse perché si apriva con un candido “il Caravaggio non mi ha emozionata”. E se è vero che l’arte non dà risposte ma fa nascere domande, allora mi domando: “Ma chi se ne frega?”
Mi immagino il Merisi che sta pensando di fissare un appuntamento con il Sindaco Salvioni ma alla fine deve lasciar perdere. In certe zone della città la connessione lascia a desiderare e non riesce a collegarsi alla mail. Decide così di intrufolarsi a Villa Confalonieri nottetempo, riprendersi il suo quadro (o forse quello di un altro) e tornarsene a Roma. Arrivato al Conad con il suo calesse si ricorda di aver dimenticato qualcosa di importante, il fulcro del suo soggiorno a Merate. Gira il calesse, bestemmia e torna indietro a riprendere la tisana al finocchio acquistata il primo giorno e i foglietti A4 che tanto hanno indispettito i meratesi!
Eppure la città non ha risposto come ci si aspettava.
Primo weekend: negozi chiusi. Ho letto che erano rimasti aperti solo l’erboristeria e Albani. Beh, forse gli altri commercianti non avevamo capito che avere un Caravaggio in città portasse interesse. E così, primo weekend da dimenticare: turisti che vagano in centro e comprano tisane, mentre il fatturato degli altri commercianti resta immobile come Narciso davanti alla sua immagine riflessa.
Ma è solo un attimo di debolezza.
Subito lo spirito degli affari dei commercianti meratesi si risveglia. E sì, perché se c’è ciccia allora teniamo aperto altrimenti, cari concittadini, la domenica in centro ve la passate sulle fredde panchine di marmo (Grazie Panzeri, le chiappe ringraziano) a rimpiangere l’estate e a lamentarvi che Merate è una città morta.
Ma non è più così.
Grazie a Lui, grazie al Caravaggio, finalmente la città è viva e la gente si interessa all’arte. O forse no? A me è sembrato che i visitatori fossero più interessati ai fogli attaccati per indicare la fila che all’opera di Caravaggio. Si è letto di tutto su questi fogli: che non si possono vedere, che bisognava rivolgersi a un professionista della grafica, che erano piccoli, che erano brutti, che erano fogli A4.
Ma chi se ne frega? Si sono spese così tante parole per questi foglietti che forse forse possono essere dichiarati i vincitori morali della mostra del Narciso. I menestrelli canteranno di loro! I fogli hanno fatto pensare e parlare (non sempre i quest’ordine) più persone del Caravaggio stesso. Alla fine i foglietti l’hanno fatta da padrone e il Narciso è stato relegato in secondo piano a prendersi la colpa dei furti e dei parcheggi pieni.
Devo dire che la lettera della signora Susanna era deliziosamente imbarazzante, forse perché si apriva con un candido “il Caravaggio non mi ha emozionata”. E se è vero che l’arte non dà risposte ma fa nascere domande, allora mi domando: “Ma chi se ne frega?”
Mi immagino il Merisi che sta pensando di fissare un appuntamento con il Sindaco Salvioni ma alla fine deve lasciar perdere. In certe zone della città la connessione lascia a desiderare e non riesce a collegarsi alla mail. Decide così di intrufolarsi a Villa Confalonieri nottetempo, riprendersi il suo quadro (o forse quello di un altro) e tornarsene a Roma. Arrivato al Conad con il suo calesse si ricorda di aver dimenticato qualcosa di importante, il fulcro del suo soggiorno a Merate. Gira il calesse, bestemmia e torna indietro a riprendere la tisana al finocchio acquistata il primo giorno e i foglietti A4 che tanto hanno indispettito i meratesi!
Elena