L'alternativa migliore a Marco Molgora è Giovanni Zardoni
Gentile Redazione,
Ho letto con grande attenzione la lettera di dimissioni del Presidente del Parco di Montevecchia e Valle del Curone Marco Molgora, e riflettuto sulle motivazioni che lo hanno portato a tale sofferta - e pure un po’ provocatoria - decisione. Devo innanzitutto dire che condivido in pieno le sue preoccupazioni a che la figura di Presidente che si andrà a eleggere non sia divisiva, ma pienamente unitaria e in grado di rappresentare gli effettivi interessi ambientali e di tutela del nostro splendido Parco.
E tuttavia proprio per questo motivo viene da dire che, nel valutare chi mai potrebbe sostituire Marco Molgora in un ruolo così impegnativo, davvero non esiste altra persona idonea che il candidato alternativo a Molgora: lo “Zar” come in tanti affettuosamente lo apostrofiamo, il coordinatore delle Guardie Ecologiche Volontarie del Parco Giovanni Zardoni. Leggo su testate e social paventare timori assurdi se non francamente risibili, come ad esempio che il Parco sotto la sua guida possa diventare una Disneyland. Che dire, di fronte a queste boutade? Io chiedo almeno di riaccendere la memoria: basterebbe ricordare come da decenni Giovanni Zardoni spenda migliaia di ore del suo tempo a fare in modo che il Parco sia quello che è ora, e come tutti noi vogliamo che rimanga. Altro che Disneyland.
La memoria storica di tanti è purtroppo zoppa e fragile, ricordiamoci almeno come nel 2009 Giovanni Zardoni e Alberto Saccardi, con uno sforzo encomiabile, unico, preziosissimo e davvero “against all odds”, si misero attivamente ed energicamente alla guida del Comitato contro le trivelle pianificate nel Parco dalla società australiana Po Valley, trivelle che avrebbero per sempre trasformato il Parco di Montevecchia in un’area di estrazione idrocarburi, snaturandone totalmente l’essenza e la natura. Basterebbe questo elemento a testimoniare come la figura di Zardoni – da me apprezzata da vicino, in quei momenti in cui gli diedi un supporto tecnico – operò concretamente a difesa del nostro Parco, nella difficilissima interlocuzione con un soggetto che voleva pesantemente snaturare quel polmone verde, con un’attività estrattiva del tutto estranea alla sua naturale vocazione.
Se esiste una figura emblematica di coesione e garanzia degli interessi del Parco di Montevecchia alternativa al Presidente uscente, a mio modesto avviso questa non può che essere Giovanni Zardoni. Questa mia considerazione la vorrei trasmettere soprattutto ai Sindaci dei Comuni a guida Centro-Sinistra i quali, rimasti orfani del candidato naturale, potrebbero magari essere tentati di non votare Zardoni per mero spirito di bandiera.
Ma è proprio per le ragioni addotte nella lettera di dimissioni di Molgora, che davvero sarebbe opportuna una convergenza dei Sindaci del territorio davvero unanime, su una persona che da decenni opera con abnegazione (e lo vedono tutti: non a parole, ma coi fatti) spendendo gran parte delle sue energie per rendere il Parco di Montevecchia l’ambito naturale straordinario che tutti noi oggi possiamo ancora pienamente apprezzare.
Grazie per l’attenzione.
Ho letto con grande attenzione la lettera di dimissioni del Presidente del Parco di Montevecchia e Valle del Curone Marco Molgora, e riflettuto sulle motivazioni che lo hanno portato a tale sofferta - e pure un po’ provocatoria - decisione. Devo innanzitutto dire che condivido in pieno le sue preoccupazioni a che la figura di Presidente che si andrà a eleggere non sia divisiva, ma pienamente unitaria e in grado di rappresentare gli effettivi interessi ambientali e di tutela del nostro splendido Parco.
E tuttavia proprio per questo motivo viene da dire che, nel valutare chi mai potrebbe sostituire Marco Molgora in un ruolo così impegnativo, davvero non esiste altra persona idonea che il candidato alternativo a Molgora: lo “Zar” come in tanti affettuosamente lo apostrofiamo, il coordinatore delle Guardie Ecologiche Volontarie del Parco Giovanni Zardoni. Leggo su testate e social paventare timori assurdi se non francamente risibili, come ad esempio che il Parco sotto la sua guida possa diventare una Disneyland. Che dire, di fronte a queste boutade? Io chiedo almeno di riaccendere la memoria: basterebbe ricordare come da decenni Giovanni Zardoni spenda migliaia di ore del suo tempo a fare in modo che il Parco sia quello che è ora, e come tutti noi vogliamo che rimanga. Altro che Disneyland.
La memoria storica di tanti è purtroppo zoppa e fragile, ricordiamoci almeno come nel 2009 Giovanni Zardoni e Alberto Saccardi, con uno sforzo encomiabile, unico, preziosissimo e davvero “against all odds”, si misero attivamente ed energicamente alla guida del Comitato contro le trivelle pianificate nel Parco dalla società australiana Po Valley, trivelle che avrebbero per sempre trasformato il Parco di Montevecchia in un’area di estrazione idrocarburi, snaturandone totalmente l’essenza e la natura. Basterebbe questo elemento a testimoniare come la figura di Zardoni – da me apprezzata da vicino, in quei momenti in cui gli diedi un supporto tecnico – operò concretamente a difesa del nostro Parco, nella difficilissima interlocuzione con un soggetto che voleva pesantemente snaturare quel polmone verde, con un’attività estrattiva del tutto estranea alla sua naturale vocazione.
Se esiste una figura emblematica di coesione e garanzia degli interessi del Parco di Montevecchia alternativa al Presidente uscente, a mio modesto avviso questa non può che essere Giovanni Zardoni. Questa mia considerazione la vorrei trasmettere soprattutto ai Sindaci dei Comuni a guida Centro-Sinistra i quali, rimasti orfani del candidato naturale, potrebbero magari essere tentati di non votare Zardoni per mero spirito di bandiera.
Ma è proprio per le ragioni addotte nella lettera di dimissioni di Molgora, che davvero sarebbe opportuna una convergenza dei Sindaci del territorio davvero unanime, su una persona che da decenni opera con abnegazione (e lo vedono tutti: non a parole, ma coi fatti) spendendo gran parte delle sue energie per rendere il Parco di Montevecchia l’ambito naturale straordinario che tutti noi oggi possiamo ancora pienamente apprezzare.
Grazie per l’attenzione.
Renato Ornaghi