Retesalute: “Corte dei Conti” ancora nulla. Pendono le richieste danni per 2 milioni

L’opinione comune – soprattutto dopo il patteggiamento di Alessandro Salvioni – era che la Corte dei Conti si sarebbe espressa nel giro di poche settimane. Invece l’ultima notizia risale al 10 luglio scorso quando la sezione giurisdizionale di Milano ha tenuto la prima udienza che vede chiamati a rispondere per presunti danni patrimoniali arrecati all’azienda speciale Retesalute per complessivi 2 milioni di euro l’ex direttore generale Simona Milani, l’ex revisore dei conti Giovanni Perego e, soprattutto l’ex responsabile del settore economico-finanziario Anna Ronchi. In apertura di udienza il Presidente della sezione ha comunicato l’avvenuto patteggiamento da parte dell’ex presidente Alessandro Salvioni, assistito dall’avvocato Massimiliano Vivenzio il quale per chiudere definitivamente la propria posizione personale ha accettato di versare all’azienda il 10% di quanto contestato, cioè 44 mila euro.
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La posizione che appare più complessa però è quella di Anna Ronchi cui vengono addebitate le “manipolazioni” dei conti, certificati dalla società di revisione ingaggiata per l’analisi dei bilanci dal 2015 al 2019 e dagli ex membri del Collegio dei liquidatori. Fondi dell’Ambito utilizzati per la gestione strumentale dell’Ente, partite traslate da un esercizio all’altro, ritardi nelle registrazioni, insomma una serie di addebiti che vengono contestati alla Ronchi nella sua veste di contabile dell’azienda, assai più che al presidente Salvioni e alla direttrice Milani la quale si occupava del funzionamento dell’azienda nel suo autentico scopo sociale, cioè erogare servizi alla persona.
Difatti le cifre contestate agli imputati sono ben diverse: all’incirca 440 mila euro per Salvioni (che, come detto, ha poi patteggiato) Perego e Milani, mentre a Anna Ronchi la contestazione raggiunge la cifra di 880mila euro.
Durante la sua presidenza Salvioni si era scontrato con quello che sarebbe poi diventato il marito della dottoressa Ronchi, l’ingegner Marco Panzeri che a sua volta era stato presidente di Retesalute tra il 2008 e il 2011. Nonostante le disponibilità espresse da destra e sinistra Panzeri non aveva posto la propria ricandidatura, salvo metterla sul tavolo la sera delle votazioni. E in quell’occasione, tra lo sconcerto generale, si era proposto per restare alla guida dell’Azienda Speciale. Ma l’assemblea dei soci aveva preferito Salvioni. Successive dichiarazioni al fiele incrociate avevano generato un contenzioso giudiziario tra i due.
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