La Valletta Brianza: viaggio nella storia delle donne italiane con Valeria Palumbo
Nella serata di sabato 16 novembre, la giornalista, scrittrice e regista teatrale Valeria Palumbo, insieme al musicista Carlo Rotondo, ha trasportato, i presenti all'incontro “Abbiamo fatto un'altra storia”, in un viaggio nella storia delle italiane attraverso i romanzi.
Contrariamente però a quello che si è sempre creduto, le donne non si erano arrese allo stato di sottomissione a cui erano costrette. Nel 1906 Sibilla Aleramo si era accorta per prima in Italia del furto dello spazio e della vita al genere femminile. In“ Una donna”, l'autrice porta la sua storia di ragazza benestante, un giorno violentata dall'impiegato del padre. Per evitare la pena dell'ergastolo che altrimenti le sarebbe spettata, decide di sposare quest'uomo che costantemente la picchiava e maltrattava. La donna trovò dopo molti anni il coraggio di lasciarlo, abbandonando a malincuore, seguendo la legge del tempo, i figli e la sua dote. La tutela maritale, vigente fino al 1919, sottraeva difatti alle donne tutto ciò che possedevano e le trasformava, insieme ai figli, in proprietà del marito. “Su di me la legge era come la porta di un carcere e ne sentivo tutta la mostruosità. La legge diceva che io non esistevo, non esistevo se non per essere defraudata di tutto ciò che fosse mio”.
La Aleramo iniziò a chiedersi il perché continuasse a tramandarsi da madre a figlia l'immolazione materna e l'idea della maternità come unico destino e sacrificio. Lei condannò questa concezione e rivendicò la vita della donna come esempio di dignità. Uscire però dai binari imposti era una devianza sociale, portava le donne ad essere considerate criminali, prostitute o pazze. Alla fine del 1800 sembrava essere dilagata un'epidemia di isteria, coincidente al periodo in cui le donne iniziarono a ricevere un'educazione, con la legge del 1875 che le aveva ammesse alle università. La genitorialità veniva affidata esclusivamente alle madri che erano responsabili della morte che attanagliava migliaia di bambini per mancanza di cibo e acqua e per le norme igienico sanitarie. Anche per i figli nati fuori dal matrimonio la colpa ricadeva sul genere femminile, come racconta in “Cenere” Grazia Deledda. Solamente nel 1975, quando la riforma del diritto di famiglia abolisce la patria potestà, questa situazione inizia a cambiare. Con la fioritura di romanzi d'amore si iniziò però ad implicare che le donne dovevano innamorarsi di un uomo prima del matrimonio, in un'epoca in cui la realtà era ben diversa: le unioni erano sempre combinate. “Orgoglio e pregiudizio” fu la storia che portò il dubbio in Italia, un'opera emulata da “Casa Leardi” di Maria Savi Lopez 1886, dove l'autrice si domanda se non sarebbe meglio se lavorassero entrambi i sessi.
Nella mattinata di sabato 16 novembre novembre invece la Biblioteca Civica si è riempita di piccini, genitori e nonni. L’occasione è stata la consegna del libricino “Guarda che faccia”, donato dalla biblioteca a tutti i bimbi nati nell’anno 2023. Dopo il saluto dell’Amministrazione, portato dall’Assessore alla cultura Anna Perego, si è tenuta una breve presentazione da parte delle volontarie della biblioteca del progetto “Nati per leggere”, che invita i genitori a leggere ai piccoli sin dalla nascita. La bibliotecaria Grazia Citterio ha letto il libricino ai piccoli, stregati dalla sua potente voce e dalla sua mimica. Dopo la consegna dei piccoli libri, i cuccioli sono stati lasciati liberi di scorrazzare per l’area a loro dedicata all’interno della biblioteca, area progettata appositamente per i più piccoli e di prendere i libricini a loro dedicati.
Palumbo ha prodotto più di venti libri con protagoniste donne cancellate dalla società, tra cui “Non per me sola”, che ha presentato con la sua esibizione. Un racconto partito dalla dimenticata Annie Denton Cridge che nel 1870 scrisse “A voi starebbe bene? I diritti degli uomini”, un testo che sognava una società ribaltata, con donne nelle università, nel parlamento e nelle strade, mentre gli uomini rimanevano a casa a badare ai bambini. Una visione ben diversa dalla realtà del 1800, dipinta da una scena vissuta dalla scrittrice Caterina Percoto. In un caffè, un signore esprime a gran voce come una donna fosse più virtuosa quanto più nascosta al mondo e attenta alle faccende domestiche. “Le sue parole scatenarono un unanime e fragoroso applauso. Se mi avessero trafitto il cuore con uno spillo arroventato io credo che non mi avrebbero fatto tanto male quanto quelle parole” affermò Percoto.
Contrariamente però a quello che si è sempre creduto, le donne non si erano arrese allo stato di sottomissione a cui erano costrette. Nel 1906 Sibilla Aleramo si era accorta per prima in Italia del furto dello spazio e della vita al genere femminile. In“ Una donna”, l'autrice porta la sua storia di ragazza benestante, un giorno violentata dall'impiegato del padre. Per evitare la pena dell'ergastolo che altrimenti le sarebbe spettata, decide di sposare quest'uomo che costantemente la picchiava e maltrattava. La donna trovò dopo molti anni il coraggio di lasciarlo, abbandonando a malincuore, seguendo la legge del tempo, i figli e la sua dote. La tutela maritale, vigente fino al 1919, sottraeva difatti alle donne tutto ciò che possedevano e le trasformava, insieme ai figli, in proprietà del marito. “Su di me la legge era come la porta di un carcere e ne sentivo tutta la mostruosità. La legge diceva che io non esistevo, non esistevo se non per essere defraudata di tutto ciò che fosse mio”.
La Aleramo iniziò a chiedersi il perché continuasse a tramandarsi da madre a figlia l'immolazione materna e l'idea della maternità come unico destino e sacrificio. Lei condannò questa concezione e rivendicò la vita della donna come esempio di dignità. Uscire però dai binari imposti era una devianza sociale, portava le donne ad essere considerate criminali, prostitute o pazze. Alla fine del 1800 sembrava essere dilagata un'epidemia di isteria, coincidente al periodo in cui le donne iniziarono a ricevere un'educazione, con la legge del 1875 che le aveva ammesse alle università. La genitorialità veniva affidata esclusivamente alle madri che erano responsabili della morte che attanagliava migliaia di bambini per mancanza di cibo e acqua e per le norme igienico sanitarie. Anche per i figli nati fuori dal matrimonio la colpa ricadeva sul genere femminile, come racconta in “Cenere” Grazia Deledda. Solamente nel 1975, quando la riforma del diritto di famiglia abolisce la patria potestà, questa situazione inizia a cambiare. Con la fioritura di romanzi d'amore si iniziò però ad implicare che le donne dovevano innamorarsi di un uomo prima del matrimonio, in un'epoca in cui la realtà era ben diversa: le unioni erano sempre combinate. “Orgoglio e pregiudizio” fu la storia che portò il dubbio in Italia, un'opera emulata da “Casa Leardi” di Maria Savi Lopez 1886, dove l'autrice si domanda se non sarebbe meglio se lavorassero entrambi i sessi.
Nell'ottocento con la crescita della borghesia, le donne popolane e le loro bambine lavoravano nelle fabbriche, mentre le più benestanti erano sempre rilegate tra le pareti domestiche. Lo spazio pubblico era però in mano agli uomini che abusavano delle operaie e delle bambine che si aggiravano da sole per la città. I “Regolamenti Cavour” tutelavano questi comportamenti, definendo la prostituzione minorile come un servizio civile di cui gli uomini hanno diritto.
Molte altre sono state le disparità che hanno caratterizzato la vita delle donne e che sono state espresse delle parole di Valeria Palumbo e dalle note della chitarra di Carlo Rotondo durante l'incontro e che possono essere scoperte tra le pagine del libro della giornalista. La serata si è conclusa con un intervento dell'associazione “L'Altra Metà del Cielo – Telefono Donna di Merate – Centro Antiviolenza”, che ha presentato la loro attività di aiuto alle donne sul territorio del meratese.
Nella mattinata di sabato 16 novembre novembre invece la Biblioteca Civica si è riempita di piccini, genitori e nonni. L’occasione è stata la consegna del libricino “Guarda che faccia”, donato dalla biblioteca a tutti i bimbi nati nell’anno 2023. Dopo il saluto dell’Amministrazione, portato dall’Assessore alla cultura Anna Perego, si è tenuta una breve presentazione da parte delle volontarie della biblioteca del progetto “Nati per leggere”, che invita i genitori a leggere ai piccoli sin dalla nascita. La bibliotecaria Grazia Citterio ha letto il libricino ai piccoli, stregati dalla sua potente voce e dalla sua mimica. Dopo la consegna dei piccoli libri, i cuccioli sono stati lasciati liberi di scorrazzare per l’area a loro dedicata all’interno della biblioteca, area progettata appositamente per i più piccoli e di prendere i libricini a loro dedicati.
I.Bi.