Brivio: la storia della chiesa prepositurale dal X secolo
Nel corso della serata dove è stato fatto il punto sui lavori di restauro della chiesa parrocchiale i professionisti hanno dettagliato l’intervento partendo dai primi studi compiuti sull’edificio e la grande ricerca storica che hanno eseguito per poter consegnare alla Soprintendenza la documentazione necessaria al fine di ottenere l’approvazione del progetto di restauro.
Alla presentazione dei lavori si è aggiunta anche una interessante ricostruzione cronologica della storia della chiesa, intitolata ai Santi Sisinio, Martirio e Alessandro, che i professionisti hanno svolto attingendo dall’archivio Parrocchiale e dall’archivio di Stato. La breve presentazione di questa storia ha riscosso grande apprezzamento nel corso della serata, tanto che diversi spettatori hanno suggerito di ricavarne un volumetto. Certi che questa ricerca interesserà anche qualche lettore, riportiamo quanto raccontato dall’architetto Marco Offredi.
Risale al X secolo il primo riferimento dell'esistenza della chiesa di Sant’Alessandro, ma sfortunatamente non vi sono tracce poiché venne demolita nel XIII secolo. Tuttavia tra il XIII secolo e XVI secolo venne realizzato un nuovo impianto della chiesa, dalle dimensioni di 11metri per 7 metri circa. Sfugge al momento se fosse consacrata. Si sa però che la cappella rappresentava Cristo e altre figure consumate dal tempo.
Nel 1567 avvenne la visita di Gerolamo Politi, Vescovo di Trevico, e il Reverendo Alberto Patalio, due delegati di Carlo Borromeo, e risale a quell’anno una descrizione della chiesa che la raffigurata “ampia, priva di decorazione pittorica”. Risulta inoltre che sulla facciata vi era un oculo e quattro finestre che permettevano che entrasse luce. Ai tempi era priva di battistero ed erano presenti un altare di S. Pietro Martire e un altare della Vergine, oltre al campanile.
Quattro anni dopo, nel 1571, in seguito alla visita del 1567, il Cardinale Borromeo ordinò di sistemare la chiesa. In particolare venne ordinato di imbiancare i muri, rifare il pavimento e creare un'adeguata soffittatura. Nei decenni successivi alla visita del cardinale si videro realizzati interventi su presbiterio, venne rifatta la pavimentazione, venne costruito il nuovo altare maggiore con un tabernacolo di legno decorato con l'immagine di Cristo risorgente. Poi, con il Prete Gariboldi vennero aumentati gli altari di S. Brigida, Madonna del Rosario e S. Francesco confessore. Venne anche aggiunta la cappella di S. Giuseppe, dorata nel 1646.
Dalla ricostruzione storica eseguita risulta che nel 1672 venne chiamato l'architetto Quadrio per dei lavori di manutenzione alla Chiesa e al Coro. Oltre 50 anni più tardi, nel 1744, avviene una nuova ricostruzione quasi totale della chiesa, che la vide raggiungere questa volta le dimensioni di 22 metri per 11,50 metri e un’altezza di circa 18 metri. La consacrazione, per mano del Cardinale Pozzobonelli, avvenne nel 1754. Due anni dopo, nel 1756 venne disegnato il nuovo presbiterio seguendo il progetto dell’architetto Trezzini. Risale invece al 1759 il nuovo altare maggiore, mentre tra il 1753 e il 1760 venne realizzato il nuovo campanile.
Negli anni a venire la chiesa venne decorata e vennero sistemati gli arredi. Quindi, nel 1783, venne acquistato l’organo dalla ditta Serassi e l’anno successivo venne realizzata la tribuna d'organo, la bussola e la cantoria.
Nel 1805 un terremoto provocò una frattura longitudinale alle volte. Ciò comportò la necessità di restaurare la chiesa e dotarla di un pronao a scopo funzionale. In quell’occasione si intervenne anche sulla facciata che fino a quel momento era stata lasciata a rustico.
Nel 1809, su progetto dell’architetto Carlo Amati, viene composta da un timpano triangolare al di sotto del quale vi sono due nicchie, su cui sono poggiate statue parzialmente coperte dalla presenza di un pronao, composto da quattro colonne divise in cinque pezzi e capitello in stile ionico che sorreggono un altro timpano triangolare di dimensione minore. Poi, tra il 1811 e il 1828, avviene l’ingrandimento della piazza della chiesa a seguito dell’acquisizione dei terreni circostanti. Nello stesso periodo, nel 1816, viene realizzata la piazza prevista dall’architetto Amati spianando alcuni terreni con i contributi del Carozzi. Venne realizzata anche la cinta da muro e la sistemazione della pubblica via negli anni a seguire. Infatti nel 1914 con la realizzazione della stazione e del ponte si provvide a sistemare gli incroci stradali e l'installazione di paracarri per impedire ai veicoli di disturbare le funzioni religiose.
Tra il 1851 e il 1854 avvennero consistenti restauri della chiesa a opera dell'ingegnere Giacomo Beretta e nel 1884 avvenne invece la sistemazione della facciata e del pronao a cura dell’ingegnere Barzaghi.
Circa vent’anni dopo, nel 1902, venne redatto un nuovo progetto di ampliamento. Su indicazione del Cardinal Ferrari, e per opera dell'Architetto Enrico Zanoni, viene prolungata la navata inglobando lo spazio del portico e vengono aperte due “braccia” laterali creando sfondati per inserire altri due altari. Quindi dal 1913 al 1919 vennero effettuate numerose riparazioni e restauri a screpolature delle volte delle navate laterali. Nel 1919 inoltre vennero rifatti i costoloni della cupola centrale, ma il tetto deve essere alzato e rinforzato nella sua armatura, così nel 1928 venne chiamato l’architetto Vittorio Palma per intervenire sulle volta e sul tetto.
Dai rilievi del 1928 risulta che la cupola venne armata con costoloni di pioppo e rivestita di cassoni intonacati a civile vede delle screpolature agli stucchi, le quali non pregiudicano in alcun modo lo stato della cupola. Tali vennero causati dalla mancanza di manutenzione che era obbligatoria e necessaria.
Si arriva così al 1939, quando il cardinale Schuster richiese ulteriori ampliamenti che vennero avviati ma sfortunatamente interrotti a causa della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni Cinquanta con Don Viganò e su progetto di Bassanini i lavori vennero portati a termine con l'ampliamento del corpo della navata verso ovest, a opera dell’architetto Palma. Nel 1954 venne ricostruito anche il pronao.
La chiesa oggi presenta un impianto rettangolare con navata centrale; un’unica intersezione di due bracci di diversa lunghezza (l'incrocio è coperto da una grande cupola affrescata, con struttura esterna ottagonale); due campate laterali all'interno delle quali si trovano due cappelle laterali rivolte verso la navata e con soffitti a volte a botte ricoperte anch'esse di intonaco; una struttura in muratura portante composta da mattoni ricoperti da intonaco chiaro.
L’intervento in corso a cura dell’architetto architetto Marco Offredi e i restauratori Fabrizio Losa e Oliviero Fumagalli ha come obbiettivo quello di conservare l'autenticità storica dell’oggetto; eliminare apporti negativi restituendo l'aspetto originale; eliminare i segni del passaggio del tempo; sanare i danni da mancata manutenzione e da condizioni climatiche; e infine garantire all’edificio religioso una maggiore durata nel tempo vista anche la sua importante storia.
Alla presentazione dei lavori si è aggiunta anche una interessante ricostruzione cronologica della storia della chiesa, intitolata ai Santi Sisinio, Martirio e Alessandro, che i professionisti hanno svolto attingendo dall’archivio Parrocchiale e dall’archivio di Stato. La breve presentazione di questa storia ha riscosso grande apprezzamento nel corso della serata, tanto che diversi spettatori hanno suggerito di ricavarne un volumetto. Certi che questa ricerca interesserà anche qualche lettore, riportiamo quanto raccontato dall’architetto Marco Offredi.
Risale al X secolo il primo riferimento dell'esistenza della chiesa di Sant’Alessandro, ma sfortunatamente non vi sono tracce poiché venne demolita nel XIII secolo. Tuttavia tra il XIII secolo e XVI secolo venne realizzato un nuovo impianto della chiesa, dalle dimensioni di 11metri per 7 metri circa. Sfugge al momento se fosse consacrata. Si sa però che la cappella rappresentava Cristo e altre figure consumate dal tempo.
Nel 1567 avvenne la visita di Gerolamo Politi, Vescovo di Trevico, e il Reverendo Alberto Patalio, due delegati di Carlo Borromeo, e risale a quell’anno una descrizione della chiesa che la raffigurata “ampia, priva di decorazione pittorica”. Risulta inoltre che sulla facciata vi era un oculo e quattro finestre che permettevano che entrasse luce. Ai tempi era priva di battistero ed erano presenti un altare di S. Pietro Martire e un altare della Vergine, oltre al campanile.
Quattro anni dopo, nel 1571, in seguito alla visita del 1567, il Cardinale Borromeo ordinò di sistemare la chiesa. In particolare venne ordinato di imbiancare i muri, rifare il pavimento e creare un'adeguata soffittatura. Nei decenni successivi alla visita del cardinale si videro realizzati interventi su presbiterio, venne rifatta la pavimentazione, venne costruito il nuovo altare maggiore con un tabernacolo di legno decorato con l'immagine di Cristo risorgente. Poi, con il Prete Gariboldi vennero aumentati gli altari di S. Brigida, Madonna del Rosario e S. Francesco confessore. Venne anche aggiunta la cappella di S. Giuseppe, dorata nel 1646.
Dalla ricostruzione storica eseguita risulta che nel 1672 venne chiamato l'architetto Quadrio per dei lavori di manutenzione alla Chiesa e al Coro. Oltre 50 anni più tardi, nel 1744, avviene una nuova ricostruzione quasi totale della chiesa, che la vide raggiungere questa volta le dimensioni di 22 metri per 11,50 metri e un’altezza di circa 18 metri. La consacrazione, per mano del Cardinale Pozzobonelli, avvenne nel 1754. Due anni dopo, nel 1756 venne disegnato il nuovo presbiterio seguendo il progetto dell’architetto Trezzini. Risale invece al 1759 il nuovo altare maggiore, mentre tra il 1753 e il 1760 venne realizzato il nuovo campanile.
Negli anni a venire la chiesa venne decorata e vennero sistemati gli arredi. Quindi, nel 1783, venne acquistato l’organo dalla ditta Serassi e l’anno successivo venne realizzata la tribuna d'organo, la bussola e la cantoria.
Nel 1805 un terremoto provocò una frattura longitudinale alle volte. Ciò comportò la necessità di restaurare la chiesa e dotarla di un pronao a scopo funzionale. In quell’occasione si intervenne anche sulla facciata che fino a quel momento era stata lasciata a rustico.
Nel 1809, su progetto dell’architetto Carlo Amati, viene composta da un timpano triangolare al di sotto del quale vi sono due nicchie, su cui sono poggiate statue parzialmente coperte dalla presenza di un pronao, composto da quattro colonne divise in cinque pezzi e capitello in stile ionico che sorreggono un altro timpano triangolare di dimensione minore. Poi, tra il 1811 e il 1828, avviene l’ingrandimento della piazza della chiesa a seguito dell’acquisizione dei terreni circostanti. Nello stesso periodo, nel 1816, viene realizzata la piazza prevista dall’architetto Amati spianando alcuni terreni con i contributi del Carozzi. Venne realizzata anche la cinta da muro e la sistemazione della pubblica via negli anni a seguire. Infatti nel 1914 con la realizzazione della stazione e del ponte si provvide a sistemare gli incroci stradali e l'installazione di paracarri per impedire ai veicoli di disturbare le funzioni religiose.
Tra il 1851 e il 1854 avvennero consistenti restauri della chiesa a opera dell'ingegnere Giacomo Beretta e nel 1884 avvenne invece la sistemazione della facciata e del pronao a cura dell’ingegnere Barzaghi.
Circa vent’anni dopo, nel 1902, venne redatto un nuovo progetto di ampliamento. Su indicazione del Cardinal Ferrari, e per opera dell'Architetto Enrico Zanoni, viene prolungata la navata inglobando lo spazio del portico e vengono aperte due “braccia” laterali creando sfondati per inserire altri due altari. Quindi dal 1913 al 1919 vennero effettuate numerose riparazioni e restauri a screpolature delle volte delle navate laterali. Nel 1919 inoltre vennero rifatti i costoloni della cupola centrale, ma il tetto deve essere alzato e rinforzato nella sua armatura, così nel 1928 venne chiamato l’architetto Vittorio Palma per intervenire sulle volta e sul tetto.
Dai rilievi del 1928 risulta che la cupola venne armata con costoloni di pioppo e rivestita di cassoni intonacati a civile vede delle screpolature agli stucchi, le quali non pregiudicano in alcun modo lo stato della cupola. Tali vennero causati dalla mancanza di manutenzione che era obbligatoria e necessaria.
Si arriva così al 1939, quando il cardinale Schuster richiese ulteriori ampliamenti che vennero avviati ma sfortunatamente interrotti a causa della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni Cinquanta con Don Viganò e su progetto di Bassanini i lavori vennero portati a termine con l'ampliamento del corpo della navata verso ovest, a opera dell’architetto Palma. Nel 1954 venne ricostruito anche il pronao.
La chiesa oggi presenta un impianto rettangolare con navata centrale; un’unica intersezione di due bracci di diversa lunghezza (l'incrocio è coperto da una grande cupola affrescata, con struttura esterna ottagonale); due campate laterali all'interno delle quali si trovano due cappelle laterali rivolte verso la navata e con soffitti a volte a botte ricoperte anch'esse di intonaco; una struttura in muratura portante composta da mattoni ricoperti da intonaco chiaro.
L’intervento in corso a cura dell’architetto architetto Marco Offredi e i restauratori Fabrizio Losa e Oliviero Fumagalli ha come obbiettivo quello di conservare l'autenticità storica dell’oggetto; eliminare apporti negativi restituendo l'aspetto originale; eliminare i segni del passaggio del tempo; sanare i danni da mancata manutenzione e da condizioni climatiche; e infine garantire all’edificio religioso una maggiore durata nel tempo vista anche la sua importante storia.
E.Ma.