Merate: accusata di avere alterato i fogli terapeutici di 3 pazienti. Infermiera del Frisia a processo

Una infermiera in servizio all'istituto Frisia di Merate è a processo per “falso ideologico in atto pubblico” (art. 479 del codice penale). Secondo la tesi accusatoria avrebbe apposto alcune firme sui fogli che certificano la somministrazione di farmaci a tre pazienti dell'istituto Frisia di Merate, senza in realtà averlo fatto. A fronte della contestazione delle stesse, persone pur anziane ma lucide e capaci di intendere, l'operatrice sanitaria avrebbe siglato successivamente i fogli così da “coprire” la sua eventuale dimenticanza.
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Azione che, tuttavia, non è passata sotto traccia, ultima di una serie di presunte manchevolezza già contestate, che le è costata un provvedimento disciplinare con allontanamento da quel tipo di mansione e denuncia penale da parte della direzione del Pio Albergo Trivulzio.
I fatti, risalenti a ottobre 2014, già oggetto di precedente udienza, sono stati nuovamente ripercorsi stamane nell'aula del giudice Gianluca Piantadosi, pubblico ministero Caterina Scarselli.
Primo a testimoniare è stato il dottor Carlo Brivio, all'epoca dei fatti medico di reparto in una delle palazzine della struttura di via don Gnocchi.
A lui la caposala aveva riportato l'accaduto che era stato segnalato da tre utenti: e cioè che quella mattina non era stata loro somministrata dall'imputata la terapia prevista dal piano terapeutico. Una versione che le stesse avevano fornito al medico il quale solo successivamente aveva saputo che inizialmente il foglio redatto per ogni paziente una volta fornita la dose di medicinale non era stato siglato mentre le firme erano comparse solo dopo.
Al banco dei testimoni è poi salito il dottor Claudio Vito Sileo che per i primi sei mesi del 2015 era stato commissario straordinario, nomato da Regione in accordo con il comune di Milano, del Pio Albergo Trivulzio, cui anche il Frisia di Merate afferisce, per poi diventarne ufficialmente direttore generale per i successivi quattro anni.
Informato dal direttore di struttura di quanto accaduto, su racconto della caposala, e cioè che una infermiera aveva falsamente attestato la somministrazione di una terapia ad alcune pazienti, cosa che invece non era avvenuta, si era subito attivato per prendere i provvedimenti necessari.
Al procedimento disciplinare con sospensione aveva fatto seguito un secondo episodio con erronea somministrazione di terapia (una doppia dose di vaccino antinfluenzale) che però era stato valutato meno grave del primo in quanto fortunatamente non aveva avuto ripercussioni. Diversa invece l'alterazione dei fogli terapeutici dei pazienti, da cui era scaturita la denuncia penale.
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A ripercorrere i medesimi fatti è stata la dottoressa Ivana Santi, allora direttore medico, che raccogliendo il racconto delle pazienti che negavano di avere assunto la terapia nonostante il foglio dicesse altro, si era imposta con l'ufficio provvedimenti disciplinare affinchè l'infermiera venisse tolta dai reparti per “salvaguardare i pazienti e la loro salute”. Non si trattava dell'unico scivolone a lei contestato: oltre alla doppia dose di vaccino antinfluenzale, c'era stato anche un ritardo di ben due ore nella somministrazione di una dose di insulina ad un paziente.
Inadempienze che la stessa coordinatrice infermieristica, Alida Palma, ha confermato nella sua deposizione, spiegando anche nel dettaglio come avviene questa procedura.
Il processo è stato aggiornato al mese di febbraio per l'audizione dell'imputata e l'eventuale discussione.
S.V.
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