La destra, con Marco Panzeri ex dirigente PD, irrompe nel Parco del Curone e incorona presidente Giovanni Zardoni

L’incoronazione è avvenuta in coincidenza con l’apertura del B.& B. di Cernusco Lombardone che, per inciso, ha beneficiato di un contributo regionale di ben mezzo milione di euro, cioè di soldi di tutti i contribuenti (anche di quelli che a proprie spese gestiscono analoghe attività). A brindare Mauro Piazza della Lega con Giacomo Zamperini di Fratelli d’Italia e i sindaci di area Gennaro Toto e Ivan Pendeggia. Due parole con Giovanni Zardoni e l’operazione per estromettere Marco Molgora dalla presidenza del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone e sostituirlo con l’attuale capo delle Guardie ecologiche volontarie è partita.

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 Dal profilo Instagram di Mauro Piazza
 
Il Parco di Montevecchia e Valle del Curone è nato 41 anni fa, come riserva naturale dei comuni. Un bene di tutta la comunità. Voluto dai cittadini e dalle loro Amministrazioni senza distinzione di colore politico. Questa volta però i partiti del centrodestra vincente, affetti da bulimia conclamata di potere, vogliono anche le poltrone di questi delicati enti territoriali. Fino al 2019 – a parte una parentesi di 5 anni gestita da Riccardo Piccolo - il Parco del Curone è stato guidato da Eugenio Mascheroni, che ne fu il principale artefice e fondatore. Nel 2019, dopo oltre 50 anni di impegno civico Mascheroni ha lasciato e i comuni consorziati votarono Marco Molgora, un esponente storico del movimento ambientalista. Astenuti solo Merate e Olgiate, entrambi di centrodestra e la Provincia di Lecco che detiene il 15% dell’Ente perché, come spiegò l’allora presidente Claudio Usuelli : “Come regola di lavoro che ci siamo dati in Provincia in materia di nomine negli Enti partecipati, ci asteniamo ogni qualvolta non si raggiunga l'unanimità”).
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La presidente provinciale Alessandra Hofmann

Non la pensa così Alessandra Hofmann che ha già fatto sapere di voler gestire la partita in prima persona, ignorando Lallo Negri consigliere ai parchi. E per convinzione o per conto terzi ha già deciso che voterà per Giovanni Zardoni in linea con tutti i comuni di centrodestra: Cernusco, Montevecchia, Olgiate e Sirtori. D’altra parte la Sindaca di Monticello ha già dimostrato in tantissime occasioni di essere il presidente di tutti i lecchesi ma di qualcuno in particolare un po’ di più, prendendo parte persino agli incontri elettorali in comuni minori come Robbiate. Il pretesto addotto a giustificare l’operazione è la circostanza che portò all’elezione di Francesca Rota alla presidenza del Parco Adda Nord, resa possibile dal voto a favore di Bruno Crippa che nel 2019 aveva la delega ai parchi ma il presidente era Claudio Usuelli. 

Provincia a parte, il vero ago della bilancia in questa partita è il comune di La Valletta Brianza che detiene il 10,37 delle quote.
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Il sindaco di La Valletta Brianza, Marco Panzeri

Marco Panzeri, già sindaco di Rovagnate prima della fusione con Perego ha rivestito in passato ruoli di primo piano nel Partito Democratico. Ma da tempo ha aperto diversi fronti conflittuali: prima è uscito da Retesalute nonostante ne sia stato presidente per anni, poi ha di fatto determinato la fine dell’Unione dei comuni della Valletta e ora è in scontro aperto con Santa Maria Hoè, anche per questioni oggettivamente futili. Non appare quindi troppo sorprendente il voto a Zardoni assieme ai comuni guidati dalla destra.

Voto che ha tutta l’aria di essere una sorta di “Conventio ad excludendum”, cioè non un voto PER Zardoni ma un voto CONTRO Molgora. Il quale, peraltro, nei cinque anni di mandato ha ricevuto apprezzamenti anche dai comuni di destra a partire da Olgiate, con l’inclusione del Plis Monte di Brianza nel Parco.

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Giovanni Zardoni e Marco Molgora
Secondo lo statuto oltre alle quote, risultato di un mix tra popolazione e superficie tutelata, occorre il voto favorevole di almeno sei comuni. Questo ulteriore strumento si era rivelato molto utile quando i comuni consorziati erano 10. Ma ora che sono dodici il numero di sei è facilmente raggiungibile. E’ mancata una modifica statutaria che elevasse il numero minimo a sette/otto. Inoltre non si è modificato il termine “ente” con comuni. E la discesa in campo della Provincia è destinata a modificare gli equilibri che fino a ieri hanno ottimamente retto la gestione dell’Ente sovracomunale.

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Marco Molgora, veterano della politica, difficilmente andrà alla conta. Se Marco Panzeri manterrà la parola data a Giovanni Zardoni la partita non avrà storia. La bilancia, infatti, vede 53,74 quote per Zardoni e 46,26 per Molgora. I Comuni che appoggiano Molgora, tra cui Merate, probabilmente si asterranno.

Mentre a Cascina Butto, quando farà il suo ingresso Zardoni, più d’uno farà le valige, a partire dal direttore il dottor Michele Cereda.

Inizierà una nuova epoca, che il Capo delle Gev assicura sarà di forte cambiamento con un nuovo impulso alle attività dentro il Parco. Quella che abbiamo conosciuto dal 1983 a oggi ha garantito la protezione del territorio passato da 1.722 a 3.800 ettari. La prossima sarà tutta da scoprire. Non senza qualche fondato timore.
Claudio Brambilla
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