Merate: riflessione sul fine vita. DAT oggi per non dire "se avessi ancora tempo"

Una serata per riflettere su come usare il proprio tempo ora, per decidere cosa fare quando di tempo non ce ne sarà più: questo è stato lo spunto del convegno dal titolo “Tempo e Consenso – DAT: Disposizioni Anticipate di Trattamento” proposto dall'Associazione Fabio Sassi ODV di Merate e dall'Associazione ACMT OdV-ETS di Lecco, con il patrocinio del Comune.
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L'evento, tenutosi ieri sera a Merate nell'Auditorium intitolato a Giusy Spezzaferri in occasione della giornata Nazionale delle Cure Palliative, ha trattato le principali direttive e implicazioni pratiche della legge 219/2017, a sette anni dalla sua entrata in vigore.
“Siamo felici e onorati di accogliere questo evento nella sala comunale” ha dato il benvenuto agli ospiti il vicesindaco Valeria Marinari. “Evento speciale perchè riunisce due associazioni che da anni lavorano con lo stesso obiettivo su territori diversi e che hanno come missione anche quella di coinvolgere, sensibilizzare e far riflettere tutta la cittadinanza, quindi come amministratori non possiamo che essere grati e onorati di averle qui questa sera”.
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Ad introdurre il tema si sono susseguiti sul palco i presidenti delle due associazioni che hanno reso possibile quest'iniziativa. Prima il presidente della Fabio Sassi, Giancarlo Ferrario, che ha voluto sottolineare la propria soddisfazione nel celebrare la Giornata Nazionale delle Cure Palliative nel sodalizio con l'Associazione ACMT alla cui presidentessa, la Dott.ssa Alessandra Cranchi ha poi lasciato la parola per i ringraziamenti al Comune ed ai presenti.
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La serata ha quindi preso il via con la Lectio Magistralis tenuta dalla professoressa Lorena Forni, docente di Filosofia del Diritto della Facoltà di Giurisprudenza presso l'Università degli Studi Milano-Bicocca, in merito alla disciplina della Legge 219/2017: “Il tempo della comunicazione tra medico e paziente è tempo di cura: la legge 219 dispone così fin dall'articolo 1, comma 8”. Snocciolando i diritti che la norma prevede per i pazienti e i doveri che impone su medici e operatori sanitari, la Professoressa ha posto l'accento sulla relazione che il legislatore ha voluto promuovere tra il malato ed i professionisti che lo hanno in cura, affrontando e superando i pregiudizi ormai insiti nella nostra cultura: “La sua conoscenza e la sua corretta applicazione considerano ruoli e valori dei pazienti e delle loro famiglie (cosa non trascurabile) e consentono di valorizzare il tempo della fine, grazie al lavoro di professionisti non giudicanti”.
In conclusione la prof.ssa Forni ha chiosato: “La legge 219 per me è una legge di libertà: libera da gravami non dovuti gli operatori della relazione di cura, libera da gravami non voluti i pazienti. Ci insegna che la libertà è terapeutica e con la messa in pratica della legge 219 vi auguro che possiate essere nel tempo protagonisti di scelte di libertà”.
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Quindi la parola è passata alla dottoressa Laura Campanello: “Oggi siamo pronti a morire, il giorno dopo abbiamo voglia di vivere: c'è un tempo lineare che è quello dell'orologio, che ci dice quanti anni abbiamo. Poi però c'è un tempo del vissuto, dove abbiamo il desiderio di sentirci vivi” così ha impostato il proprio discorso basato sulle esperienze vissute sulla propria pelle, di malati o famigliari colti alla sprovvista da situazioni ormai incombenti. La dottoressa, filosofa e consulente in pratiche di cura e fine vita, ha trasmesso al pubblico l'importanza di dare un senso al tempo che abbiamo, anche per parlare di eventualità spiacevoli, di cui, un po' per scaramanzia, un po' per noia, si tende ad evitare di parlare ““Se avessi ancora tempo!”: quello è il tempo che soprattutto per i parenti è il tempo del rimpianto e del dubbio. “Cosa avrebbe voluto? Ah, quella volta che stava cercando di dirmi cosa avrebbe voluto quando non sarebbe stata più lucida l'abbiamo interrotta... ma non era il momento opportuno”... ma qual è il tempo opportuno per parlare di queste cose? Qual è il tempo per occuparci della nostra vita e di farlo fino alla fine?”.
Ed ecco che le DAT diventano uno strumento per dare un senso al tempo che abbiamo a disposizione per prendere le nostre decisioni e mettere per iscritto le nostre volontà: “non è una questione di quanto tempo abbiamo, ma di quale tempo” ha concluso la filosofa.

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Quindi la serata è proseguita con una tavola rotonda dal titolo “Forse è meglio parlarne. DAT e pianificazione delle cure”, moderata dal dr. Luigi Maniglia, mediatore e formatore, che con la presentazione di un caso pratico, ha proposto il confronto e la discussione fra gli altri ospiti presenti.
Un simposio dai tratti leggeri, ma ricco di spunti di riflessione, cui hanno partecipato i diversi attori chiamati ad entrare in gioco sulle pratiche per il fine vita in tutte le loro complessità e sfaccettature:
il dr. Mario Tavola (anestesista e rianimatore), il dr. Andrea Millul (direttore sanitario della RSA Airoldi e Muzzi), il dr. Jared Alberton (medico palliativista di ASST Lecco), l'avvocato Paolo Piana (esperto in diritto sanitario), e la dott.ssa Roberta Scaiola (infermiera).
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Tutti sono stati chiamati a dire la loro e ad offrire il proprio punto di vista sulle dinamiche a loro competenti in tema di DAT e cure palliative.
A conclusione il dibattito è stato aperto al pubblico, mentre ai professionisti sanitari presenti è stato consegnato un questionario ECM, valido per ottenere crediti formativi.

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