Mario Draghi - Armiamoci e partite...

Mi trovo lontano dall’Italia, ed il primo autorevole commento che mi è giunto, dopo l’elezione a Presidente USA di Donald Trump è stato proprio quello del nostro “Super Mario” dal quale sollecitava la necessità di accelerare la messa in campo del proprio piano economico elaborato ed esposto alla Commissione Europea.
Un piano che invito davvero a leggere e rileggere per evidenziare la necessità di fare l’esatto contrario di quanto afferma in particolare rispetto alle ingenti risorse da dedicare alla “Difesa”.
Con questa sua solerte sollecitazione si è auto qualificato quale “primo guerrafondaio europeo”si sapeva delle sue preferenze correlate alla sua carriera di uomo della finanza internazionale ed infine anche politica, offrendo il passaggio di consegne alla Meloni pur avendolo sempre contrastato, all’industria delle armi.
Non è dato conoscere se abbia fatto il servizio militare e dove, tuttavia di sicuro era un imboscato, di quelli che inneggiano alle guerre e sollecitano gli altri a farle.
Perché, ancor prima di sentire le volontà di Trump, da presidente rieletto con maggioranza sia alla Camera ed al Senato americano, il nostro Mario, si è sentito di entrare a gamba tesa in un dibattito ribadendo gli errori che hanno coinvolto sia la vecchia Amministrazione Biden, la stessa Unione Europea ed il nostro braccio armato della NATO, rispetto alla guerra fratricida per procura in Ucraina?
E’ risaputo che la questione Ucraina, sia stato l’argomento di battaglia di Trump che l’ha portato alla vittoria, le sue critiche fondate per non avere evitato la guerra ed avere istigato e sostenuto con fiumi di dollari e armi, hanno fatto breccia nel popolo americano che l’ha votato.
Ed ora, con tutte le èlites delle armi, “il Re è nudo”.   L’Europa dovrebbe continuare anche da sola, qualora Trump confermasse la coerenza delle sue posizioni, rispetto alla guerra in Ucraina?
A questo interrogativo dovremmo rispondere tutti, in primis i Governi e gli Stati, ma anche tutte le forze politiche, tra queste le forze progressiste molte delle quali sono rimaste spiazzate da questa imprevista vittoria schiacciante di Trump sulla Kamala Harris, alla quale sinceramente anch’io avevo riposto fiducia e speranza.
C’è un altro mondo che soffre e attende delle risposte da noi.   L’estrema destra, primatista e xenofoba, rappresentata da Trump e Elon Musk non sarà in grado di rispondere a questi mutamenti di rotta necessari per ridare credibilità e fiducia alle forze democratiche e progressiste.
Qui si apre tutto un terreno di lavoro e di impegno che tanti giovani democratici Federalisti Europei dovranno coltivare con tanto impegno e modestia, cercando di fare meglio, molto meglio dei loro “cattivi maestri” tra i quali sicuramente si incontra Mario Draghi.
Sergio Fenaroli
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