Sul PM10, il particolato e l'inquinamento in generale
Buongiorno,
è bene riprendere l’ottimo discorso cominciato da M. Pirovano per affiancare alle sue osservazioni riguardo l’origine del particolato alcune immagini e grafici, che non guastano mai. Questi sono recuperati dal sito dell’INEMAR (che sembra essere quiescente da qualche anno ma riporta ed elabora interessanti dati ARPA). Ce ne sono molti altri sul sito che invito a consultare per chi è interessato.
Questa è la concentrazione misurata di PM10 nel territorio regionale e, soprattutto, raggruppata per origine. L’origine principale di questo inquinante sta nella «combustione non industriale», in particolare di legna; in poche parole, stufe e caminetti. Segue il trasporto su strada, che purtroppo non è una voce poco rilevante: a sua volta una parte è dovuto alle emissioni auto diesel, una parte maggiore «senza combustione», cioè per l’usura di freni e ruote. Ancora meno è la «combustione nell’industria» (di cui metà dovuta al legno) e poi altri settori economici. Notare quindi: innanzitutto il riscaldamento a legna, seguito dall’usura di freni e pneumatici (per cui tutte le autovetture hanno una certa responsabilità) e infine la combustione delle auto a diesel.
Dati simili si osservano col particolato più fine, il PM2.5, che è più pericoloso per la salute.
Ed ecco infine i NOx, dimenticati (ma non da Pirovano!) che però nuocciono parecchio alla salute. Ed ecco che il trasporto su strada e delle auto a diesel pesa da solo il 43% del totale, che è molto; con il diesel di altri macchinari si supera la metà del totale.
In ultimo chiudo con la cara vecchia CO2, che non è dannosa per la salute in verità (almeno non alle concentrazioni che si trovano su questo pianeta) e non agisce a livello locale (per cui produrla in un luogo o in un altro non cambia una virgola), ma che ha il simpatico effetto di far riscaldare il clima a livello globale. Ed ecco che anche qui si vede che abbiamo nello stesso ordine di grandezza i quattro soliti sospetti, cioè il trasporto veicolare, la produzione energetica, il riscaldamento e l’industria. Per cui, sì, sarebbe decisamente cosa buona e giusta sia per l’ambiente che per la salute se si cercasse di offrire alternative credibili all’utilizzo dall’automobile privata, soprattutto se a diesel o benzina.
è bene riprendere l’ottimo discorso cominciato da M. Pirovano per affiancare alle sue osservazioni riguardo l’origine del particolato alcune immagini e grafici, che non guastano mai. Questi sono recuperati dal sito dell’INEMAR (che sembra essere quiescente da qualche anno ma riporta ed elabora interessanti dati ARPA). Ce ne sono molti altri sul sito che invito a consultare per chi è interessato.
Questa è la concentrazione misurata di PM10 nel territorio regionale e, soprattutto, raggruppata per origine. L’origine principale di questo inquinante sta nella «combustione non industriale», in particolare di legna; in poche parole, stufe e caminetti. Segue il trasporto su strada, che purtroppo non è una voce poco rilevante: a sua volta una parte è dovuto alle emissioni auto diesel, una parte maggiore «senza combustione», cioè per l’usura di freni e ruote. Ancora meno è la «combustione nell’industria» (di cui metà dovuta al legno) e poi altri settori economici. Notare quindi: innanzitutto il riscaldamento a legna, seguito dall’usura di freni e pneumatici (per cui tutte le autovetture hanno una certa responsabilità) e infine la combustione delle auto a diesel.
Dati simili si osservano col particolato più fine, il PM2.5, che è più pericoloso per la salute.
Ed ecco infine i NOx, dimenticati (ma non da Pirovano!) che però nuocciono parecchio alla salute. Ed ecco che il trasporto su strada e delle auto a diesel pesa da solo il 43% del totale, che è molto; con il diesel di altri macchinari si supera la metà del totale.
In ultimo chiudo con la cara vecchia CO2, che non è dannosa per la salute in verità (almeno non alle concentrazioni che si trovano su questo pianeta) e non agisce a livello locale (per cui produrla in un luogo o in un altro non cambia una virgola), ma che ha il simpatico effetto di far riscaldare il clima a livello globale. Ed ecco che anche qui si vede che abbiamo nello stesso ordine di grandezza i quattro soliti sospetti, cioè il trasporto veicolare, la produzione energetica, il riscaldamento e l’industria. Per cui, sì, sarebbe decisamente cosa buona e giusta sia per l’ambiente che per la salute se si cercasse di offrire alternative credibili all’utilizzo dall’automobile privata, soprattutto se a diesel o benzina.
Panzeri