Telecamere sul S. Michele: tra cinismo della ragione e sentimento di umana pietà
Siamo consapevoli di camminare sulle uova. E altrettanto consci di finire sotto un fuoco incrociato. Tuttavia riteniamo opportuno, anzi no, necessario, scrivere queste note.
Nei giorni scorsi la cronaca, suo malgrado, ha dovuto registrare un numero anomalo di suicidi dove, il teatro è sempre il ponte San Michele.
Lanciato l’allarme da passanti o pescatori, sul posto arrivano i mezzi di soccorso, in primo luogo i Vigili del fuoco del distaccamento cittadino con al seguito i sommozzatori con i gommoni e l’elicottero.
Tutti impegnati nella ricerca del corpo. Possono passare giorni, con l’ansia devastante dei parenti e il sacrificio dei soccorritori che battono le rive, perché la caduta potrebbe terminare nel bosco, e il fondale del fiume il quale, peraltro è difficile da ispezionare soprattutto quando è in piena.
Giorni di terribile attesa e di duro lavoro.
Ecco, questo è il punto centrale. I comuni di Paderno e Calusco e/o Rete Ferroviaria Italiana (RFI) dovrebbero installare un numero di telecamere sufficienti a individuare esattamente il punto di caduta.
Ciò permetterebbe ai soccorritori di terra e di acqua di recuperare il corpo in tempi notevolmente più brevi. Non già per una ragione economica, ma per dare una risposta, per quanto tragica, ai parenti che spesso restano lungo l’alzaia, sul ponte se non addirittura nel bosco per ore, giorni, settimane.
Siamo certi che questa sorta di “appello” sia condiviso dai soccorritori, che poi sono i Vigili del Fuoco, dato che sanitari e militari ben poco possono fare in questi casi.
Non conosciamo la sensibilità del sindaco di Calusco - anche se sulla vicenda del ponte ha assunto una posizione che non condividiamo per nulla – ma quella di Giampaolo Torchio di Paderno, sì. Se non è di competenza si faccia parte diligente nel sollecitare RFI a installare telecamere con visori notturni.
Può sembrare cinico, ma, del resto, è molto difficile impedire il gesto estremo a chi ha deciso di compierlo; però si può lenire l’ansia del non sapere, ai parenti. E aiutare i Vigili del fuoco e i soccorritori in genere, a svolgere meglio il proprio ingrato lavoro.
Nei giorni scorsi la cronaca, suo malgrado, ha dovuto registrare un numero anomalo di suicidi dove, il teatro è sempre il ponte San Michele.
Lanciato l’allarme da passanti o pescatori, sul posto arrivano i mezzi di soccorso, in primo luogo i Vigili del fuoco del distaccamento cittadino con al seguito i sommozzatori con i gommoni e l’elicottero.
Tutti impegnati nella ricerca del corpo. Possono passare giorni, con l’ansia devastante dei parenti e il sacrificio dei soccorritori che battono le rive, perché la caduta potrebbe terminare nel bosco, e il fondale del fiume il quale, peraltro è difficile da ispezionare soprattutto quando è in piena.
Giorni di terribile attesa e di duro lavoro.
Ecco, questo è il punto centrale. I comuni di Paderno e Calusco e/o Rete Ferroviaria Italiana (RFI) dovrebbero installare un numero di telecamere sufficienti a individuare esattamente il punto di caduta.
Ciò permetterebbe ai soccorritori di terra e di acqua di recuperare il corpo in tempi notevolmente più brevi. Non già per una ragione economica, ma per dare una risposta, per quanto tragica, ai parenti che spesso restano lungo l’alzaia, sul ponte se non addirittura nel bosco per ore, giorni, settimane.
Siamo certi che questa sorta di “appello” sia condiviso dai soccorritori, che poi sono i Vigili del Fuoco, dato che sanitari e militari ben poco possono fare in questi casi.
Non conosciamo la sensibilità del sindaco di Calusco - anche se sulla vicenda del ponte ha assunto una posizione che non condividiamo per nulla – ma quella di Giampaolo Torchio di Paderno, sì. Se non è di competenza si faccia parte diligente nel sollecitare RFI a installare telecamere con visori notturni.
Può sembrare cinico, ma, del resto, è molto difficile impedire il gesto estremo a chi ha deciso di compierlo; però si può lenire l’ansia del non sapere, ai parenti. E aiutare i Vigili del fuoco e i soccorritori in genere, a svolgere meglio il proprio ingrato lavoro.