Merate, Azzurra Rinaldi: le donne devono parlare di soldi
Nella serata di giovedì 7 novembre, all'interno della rassegna di incontri organizzati da Ora Basta in vista del 25 novembre, Azzurra Rinaldi ha parlato di "Soldi, sorellanza e disparità di genere".
Una discussione che ha ruotato intorno ai suoi due libri “Le signore non parlano di soldi” e “Come chiedere l'aumento. Strategie e pratiche per darti il giusto valore”, per sottolineare come la gestione dei soldi sia importante per l'empowerment delle donne. Subito, scherzando sul “barricare le porte” per non far scappare i pochi uomini presenti, l'economista, femminista e docente universitaria, usando dati e cifre ha evidenziato l'abissale gender gap che caratterizza il mondo del lavoro italiano. Il “Global Gender Gap Record”, che fornisce un quadro che mostra l'ampiezza e la portata del divario di genere in tutto il mondo, posiziona l'Italia all'87° posto su 146 paesi analizzati, collocandola come ultimo stato europeo per tasso d'occupazione femminile e femminile giovanile.
Un altro studio sottolinea come le donne italiane siano estremamente competenti e nonostante questo vengano scartate a favore di una figura maschile e come, anche le giovani laureate, fino a 34 anni si ritrovano a guadagnare il 58% rispetto ad un uomo con le stesse caratteristiche. “La situazione in Italia per le donne peggiora ogni anno, ogni giorno. Una donna su due lavora e una su cinque lascia la propria posizione al primo figlio, per poi non tornare probabilmente mai più a lavorare in caso di altre gravidanze”.
Radicata in Italia è l'idea stereotipata che la donna debba stare a casa. Questo è uno dei motivi per il quale il paese rimane di sette punti sotto la media europea di occupazione femminile, media che se venisse raggiunta, porterebbe il Prodotto Interno Lordo al 7% rispetto all'1% sfiorato dalle attuali previsioni. La nazione guadagnerebbe non solo dal punto di vista economico, bensì anche in ambito sociale, poiché la ricchezza di uno stato va di pari passo con il tasso di natalità, messo anche questo in crisi dalle condizioni precarie offerte soprattutto ai giovani, che pur desiderosi di mettere su famiglia non riescono a raggiungere una stabilità economica.
La buona notizia in questo scenario grigio, secondo l'esperienza di Rinaldi, è che siccome le istituzioni non aiutano a migliorare la situazione, alcune aziende si stanno mettendo in campo per dare maggiori garanzie al genere femminile, rispetto anche a quelle stabilite per legge. Le prime a dover “ribellarsi” per portare al cambiamento devono essere però proprio le donne. “Siamo noi donne che per prime dobbiamo reagire, la crescita imprenditoriale del nostro paese è fatta da noi, le nuove realtà negli ultimi dieci anni sono fondate da donne. Questa è una forma di resistenza del popolo femminile verso un paese che rende la loro vita difficile”.
Si è discusso, insieme ad interventi del pubblico, di violenza economica, della sorellanza contro il patriarcato, dell'importanza per le donne di parlare e di gestire i propri guadagni e di avere un conto indipendente da quello dell'uomo. “Si dice che parlare di denaro per le donne è volgare. Questa concezione riduce ad una condizione infantilizzata che impone alla donna di chiedere sempre ad un altro”. Per uscire da questo tunnel è fondamentale combattere e mettere in discussione “l'homo oeconomicus” onnipotente e narcisista che dal 1800 è alla base del sistema economico, sfruttando quell'empatia spesso considerata debolezza, che invece si rivela il superpotere per sconvolgere un sistema ormai datato, per consegnare al genere femminile il potere, il desiderio e il piacere che sono intrinsecamente legati al denaro.
Prima di concludere l'incontro con un firmacopie dei testi dell'economista, in un auditorium gremito da un pubblico femminile, forte è arrivato l'invito del sindaco Mattia Salvioni ad una maggiore presenza maschile. “Quello che sta facendo Ora Basta è un percorso fondamentale per il territorio, la partecipazione è sempre attiva e molto presente però manca un pezzo: ci sono pochi ragazzi e uomini. Sarebbe piaciuto avere una platea praticamente quasi completamente maschile per riuscire a parlare di certi temi e argomenti a 360 gradi senza barriere”.
Il prossimo appuntamento nella rassegna di Ora Basta è per il 16 novembre in auditorium Giusi Spezzaferri con lo spettacolo teatrale di Annamaria Versienti “Tanto a me non capita”.
Una discussione che ha ruotato intorno ai suoi due libri “Le signore non parlano di soldi” e “Come chiedere l'aumento. Strategie e pratiche per darti il giusto valore”, per sottolineare come la gestione dei soldi sia importante per l'empowerment delle donne. Subito, scherzando sul “barricare le porte” per non far scappare i pochi uomini presenti, l'economista, femminista e docente universitaria, usando dati e cifre ha evidenziato l'abissale gender gap che caratterizza il mondo del lavoro italiano. Il “Global Gender Gap Record”, che fornisce un quadro che mostra l'ampiezza e la portata del divario di genere in tutto il mondo, posiziona l'Italia all'87° posto su 146 paesi analizzati, collocandola come ultimo stato europeo per tasso d'occupazione femminile e femminile giovanile.
Un altro studio sottolinea come le donne italiane siano estremamente competenti e nonostante questo vengano scartate a favore di una figura maschile e come, anche le giovani laureate, fino a 34 anni si ritrovano a guadagnare il 58% rispetto ad un uomo con le stesse caratteristiche. “La situazione in Italia per le donne peggiora ogni anno, ogni giorno. Una donna su due lavora e una su cinque lascia la propria posizione al primo figlio, per poi non tornare probabilmente mai più a lavorare in caso di altre gravidanze”.
Radicata in Italia è l'idea stereotipata che la donna debba stare a casa. Questo è uno dei motivi per il quale il paese rimane di sette punti sotto la media europea di occupazione femminile, media che se venisse raggiunta, porterebbe il Prodotto Interno Lordo al 7% rispetto all'1% sfiorato dalle attuali previsioni. La nazione guadagnerebbe non solo dal punto di vista economico, bensì anche in ambito sociale, poiché la ricchezza di uno stato va di pari passo con il tasso di natalità, messo anche questo in crisi dalle condizioni precarie offerte soprattutto ai giovani, che pur desiderosi di mettere su famiglia non riescono a raggiungere una stabilità economica.
La buona notizia in questo scenario grigio, secondo l'esperienza di Rinaldi, è che siccome le istituzioni non aiutano a migliorare la situazione, alcune aziende si stanno mettendo in campo per dare maggiori garanzie al genere femminile, rispetto anche a quelle stabilite per legge. Le prime a dover “ribellarsi” per portare al cambiamento devono essere però proprio le donne. “Siamo noi donne che per prime dobbiamo reagire, la crescita imprenditoriale del nostro paese è fatta da noi, le nuove realtà negli ultimi dieci anni sono fondate da donne. Questa è una forma di resistenza del popolo femminile verso un paese che rende la loro vita difficile”.
Si è discusso, insieme ad interventi del pubblico, di violenza economica, della sorellanza contro il patriarcato, dell'importanza per le donne di parlare e di gestire i propri guadagni e di avere un conto indipendente da quello dell'uomo. “Si dice che parlare di denaro per le donne è volgare. Questa concezione riduce ad una condizione infantilizzata che impone alla donna di chiedere sempre ad un altro”. Per uscire da questo tunnel è fondamentale combattere e mettere in discussione “l'homo oeconomicus” onnipotente e narcisista che dal 1800 è alla base del sistema economico, sfruttando quell'empatia spesso considerata debolezza, che invece si rivela il superpotere per sconvolgere un sistema ormai datato, per consegnare al genere femminile il potere, il desiderio e il piacere che sono intrinsecamente legati al denaro.
Prima di concludere l'incontro con un firmacopie dei testi dell'economista, in un auditorium gremito da un pubblico femminile, forte è arrivato l'invito del sindaco Mattia Salvioni ad una maggiore presenza maschile. “Quello che sta facendo Ora Basta è un percorso fondamentale per il territorio, la partecipazione è sempre attiva e molto presente però manca un pezzo: ci sono pochi ragazzi e uomini. Sarebbe piaciuto avere una platea praticamente quasi completamente maschile per riuscire a parlare di certi temi e argomenti a 360 gradi senza barriere”.
Il prossimo appuntamento nella rassegna di Ora Basta è per il 16 novembre in auditorium Giusi Spezzaferri con lo spettacolo teatrale di Annamaria Versienti “Tanto a me non capita”.
I.Bi.