Beverate: don Carlo Leo celebra il 30esimo di sacerdozio
In occasione della festa di san Carlo Borromeo, compatrono della Diocesi di Milano, la comunità di Brivio e Beverate ha celebrato il trentesimo anno di Sacerdozio di don Carlo Leo, che ha presieduto, nel pomeriggio di domenica 3 novembre, una messa nella chiesetta di Santa Margherita.
“Nel corso della storia Dio ha mandato i suoi servi e collaboratori per distribuire il suo invito che non può essere declinato, perché niente nella vita è più importante della chiamata di Dio” ha riflettuto il sacerdote. Gli impegni famigliari e lavorativi diventano futili se privi dell'amore del Signore, ha proseguito per poi sottolineare che “ogni ambito della nostra vita se visitato dalla luce di Dio si trasforma, la rende più bella. Dio non si arrende di fronte alla scusante, il suo desiderio è che tutti possano essere salvati”.
Ha spronato poi a cogliere gli inviti che possono rendere diversa la vita, come ha fatto san Carlo Borromeo, che avrebbe potuto declinare il richiamo di Dio e che, al contrario ha accolto anche le richieste più difficili. Morto a 46 anni, il Santo è stato per metà della sua vita Arcivescovo di Milano. La vocazione arrivò dopo la morte improvvisa del fratello Federico, quando tutti i suoi progetti per il futuro cambiarono. Al dolore della perdita subentrò il pensiero del progetto del Signore dietro questa scomparsa. San Carlo accolse dunque il titolo che lo accompagnò fino al suo ultimo giorno, impegnandosi quotidianamente per rimanere al fianco dei fedeli: visitò tutte le chiese dell'allora immensa Diocesi di Milano, così come tutte le parrocchie. Lo fece per quattro volte, per essere vicino al popolo anche quando dilagava la peste.
“Dopo 450 anni viviamo nell'impostazione pastorale che san Carlo ha dato alla nostra terra, ma soprattutto viviamo del suo spirito di preghiera. Oggi siamo noi, con Gesù, che possiamo fare la differenza, non facciamoci sottrarre dalle scuse, dai problemi e difficoltà” ha concluso don Carlo, spronando ad accettare l'eredità lasciata da Borromeo.
Tra i doni consegnati all'altare, don Carlo è stato omaggiato di un libro, un piccolo pensiero da parte della comunità per ricordare l'importante traguardo raggiunto.
“Nel corso della storia Dio ha mandato i suoi servi e collaboratori per distribuire il suo invito che non può essere declinato, perché niente nella vita è più importante della chiamata di Dio” ha riflettuto il sacerdote. Gli impegni famigliari e lavorativi diventano futili se privi dell'amore del Signore, ha proseguito per poi sottolineare che “ogni ambito della nostra vita se visitato dalla luce di Dio si trasforma, la rende più bella. Dio non si arrende di fronte alla scusante, il suo desiderio è che tutti possano essere salvati”.
Ha spronato poi a cogliere gli inviti che possono rendere diversa la vita, come ha fatto san Carlo Borromeo, che avrebbe potuto declinare il richiamo di Dio e che, al contrario ha accolto anche le richieste più difficili. Morto a 46 anni, il Santo è stato per metà della sua vita Arcivescovo di Milano. La vocazione arrivò dopo la morte improvvisa del fratello Federico, quando tutti i suoi progetti per il futuro cambiarono. Al dolore della perdita subentrò il pensiero del progetto del Signore dietro questa scomparsa. San Carlo accolse dunque il titolo che lo accompagnò fino al suo ultimo giorno, impegnandosi quotidianamente per rimanere al fianco dei fedeli: visitò tutte le chiese dell'allora immensa Diocesi di Milano, così come tutte le parrocchie. Lo fece per quattro volte, per essere vicino al popolo anche quando dilagava la peste.
“Dopo 450 anni viviamo nell'impostazione pastorale che san Carlo ha dato alla nostra terra, ma soprattutto viviamo del suo spirito di preghiera. Oggi siamo noi, con Gesù, che possiamo fare la differenza, non facciamoci sottrarre dalle scuse, dai problemi e difficoltà” ha concluso don Carlo, spronando ad accettare l'eredità lasciata da Borromeo.
Tra i doni consegnati all'altare, don Carlo è stato omaggiato di un libro, un piccolo pensiero da parte della comunità per ricordare l'importante traguardo raggiunto.
I.Bi.