Airuno, Lavelli: ‘necessaria una voce europea più unita’
Si è aperta con il ritrovo in piazza Roma nell’alta frazione Aizurro la celebrazione del IV Novembre ad Airuno, nella giornata di domenica 3 novembre. Riunitasi in un momento di commemorazione, l’amministrazione, insieme agli Alpini, si è poi ritrovata davanti al municipio. Da lì è partito il corteo verso il monumento dei Caduti, dove i giovani studenti della scuola primaria del paese hanno condiviso alcune letture appositamente scelte con le insegnanti.
Posata la corona d’alloro, il sindaco Gianfranco Lavelli ha condiviso un messaggio: “La ricorrenza del 4 Novembre continua a ricordarci il definitivo compimento del sogno risorgimentale dell’Unità nazionale e del prezzo pagato per quel traguardo. Significa ricordare e onorare innanzitutto i caduti – tutti i caduti – della prima Guerra mondiale, che causò la morte di milioni di soldati e un numero imprecisato di feriti nel fisico e nella mente. Un percorso lungo, sofferto, lastricato di sacrifici, dolore e lutti. Giovani che non hanno avuto la possibilità di vivere il futuro che avevano desiderato. La nostra storia, anche quella di oggi, è il frutto di quella sofferenza e continua ad avere valore se continuiamo a farne memoria. Memoria che si traduce nella consapevolezza, innanzitutto, di quanto sia terribile la guerra, ogni guerra. Un sentire comune radicato in un’Europa che, proprio dalla dura lezione del passato, ha voluto intraprendere un cammino di concordia e di pace. E non è un caso se a costruire i pilastri che sorreggono l’unità europea, sia stata la generazione che ha portato sulla propria carne le cicatrici dei due devastanti conflitti mondiali. Ci siamo abituati alla pace, consapevoli che il cammino europeo è stato in questi decenni l’antidoto più forte a egoismi e nazionalismi.
Purtroppo oggi non è così sulla scena internazionale. Il mondo è cambiato, ha detto recentemente il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «più che per il virus e la pandemia, è cambiato in peggio per sciagurati comportamenti umani; per l’aggressione della Russia all’Ucraina e per l’iniziativa terroristica di Hamas contro Israele, e la risposta dura di questi ultimi, con il conseguente pericolo di spirale di violenza che si sta registrando e si sta allargando».
Scenari inquietanti dove tuttora si fatica a trovare spiragli e soluzioni e nei quali la pace continua a gridare drammaticamente la sua urgenza. In questi mesi è forte la preoccupazione per un allargamento del conflitto in Medioriente, in un disordine mondiale che stenta a trovare nuovi e più stabili equilibri. Vengono in mente le parole del cardinal Martini, quando diceva che «solo se ogni popolo guarda il dolore dell’altro, la pace si avvicina». Nella giornata del 4 Novembre il pensiero va ai nostri militari presenti nelle varie missioni internazionali e va in modo particolare agli oltre mille impegnati sotto la bandiera dell’Onu come forza di interposizione tra Libano e Israele.
Uno scenario di apprensione e preoccupazione che, come ha detto ancora il Capo dello Stato, reclama un’Europa in grado di esercitare la propria positiva influenza. Parole che sono un vero e proprio appello perché l’Unione europea sia «capace di testimoniare con convinzione i propri valori di pace, cooperazione, rispetto dei diritti delle persone e dei popoli».
Oggi più che mai c’è bisogno di un’Europa che metta in gioco tutto il peso specifico di una consapevolezza che le deriva dalla dura lezione della propria storia. Oggi più che mai occorre accelerare una costruzione ancora incompleta, perché è necessaria una voce europea autorevole più unita. E in questo compito il posto dell’Italia non è quello di un semplice passeggero sul treno europeo, ma quello di uno dei Paesi che ha contribuito a fondare l’idea stessa di questo cammino europeo”.
La cerimonia è proseguita con la messa presso la chiesa parrocchiale celebrata da don Ruggero Fabris. A seguire, il pranzo organizzato dagli Alpini presso la loro baita.
Posata la corona d’alloro, il sindaco Gianfranco Lavelli ha condiviso un messaggio: “La ricorrenza del 4 Novembre continua a ricordarci il definitivo compimento del sogno risorgimentale dell’Unità nazionale e del prezzo pagato per quel traguardo. Significa ricordare e onorare innanzitutto i caduti – tutti i caduti – della prima Guerra mondiale, che causò la morte di milioni di soldati e un numero imprecisato di feriti nel fisico e nella mente. Un percorso lungo, sofferto, lastricato di sacrifici, dolore e lutti. Giovani che non hanno avuto la possibilità di vivere il futuro che avevano desiderato. La nostra storia, anche quella di oggi, è il frutto di quella sofferenza e continua ad avere valore se continuiamo a farne memoria. Memoria che si traduce nella consapevolezza, innanzitutto, di quanto sia terribile la guerra, ogni guerra. Un sentire comune radicato in un’Europa che, proprio dalla dura lezione del passato, ha voluto intraprendere un cammino di concordia e di pace. E non è un caso se a costruire i pilastri che sorreggono l’unità europea, sia stata la generazione che ha portato sulla propria carne le cicatrici dei due devastanti conflitti mondiali. Ci siamo abituati alla pace, consapevoli che il cammino europeo è stato in questi decenni l’antidoto più forte a egoismi e nazionalismi.
Purtroppo oggi non è così sulla scena internazionale. Il mondo è cambiato, ha detto recentemente il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «più che per il virus e la pandemia, è cambiato in peggio per sciagurati comportamenti umani; per l’aggressione della Russia all’Ucraina e per l’iniziativa terroristica di Hamas contro Israele, e la risposta dura di questi ultimi, con il conseguente pericolo di spirale di violenza che si sta registrando e si sta allargando».
Scenari inquietanti dove tuttora si fatica a trovare spiragli e soluzioni e nei quali la pace continua a gridare drammaticamente la sua urgenza. In questi mesi è forte la preoccupazione per un allargamento del conflitto in Medioriente, in un disordine mondiale che stenta a trovare nuovi e più stabili equilibri. Vengono in mente le parole del cardinal Martini, quando diceva che «solo se ogni popolo guarda il dolore dell’altro, la pace si avvicina». Nella giornata del 4 Novembre il pensiero va ai nostri militari presenti nelle varie missioni internazionali e va in modo particolare agli oltre mille impegnati sotto la bandiera dell’Onu come forza di interposizione tra Libano e Israele.
Uno scenario di apprensione e preoccupazione che, come ha detto ancora il Capo dello Stato, reclama un’Europa in grado di esercitare la propria positiva influenza. Parole che sono un vero e proprio appello perché l’Unione europea sia «capace di testimoniare con convinzione i propri valori di pace, cooperazione, rispetto dei diritti delle persone e dei popoli».
Oggi più che mai c’è bisogno di un’Europa che metta in gioco tutto il peso specifico di una consapevolezza che le deriva dalla dura lezione della propria storia. Oggi più che mai occorre accelerare una costruzione ancora incompleta, perché è necessaria una voce europea autorevole più unita. E in questo compito il posto dell’Italia non è quello di un semplice passeggero sul treno europeo, ma quello di uno dei Paesi che ha contribuito a fondare l’idea stessa di questo cammino europeo”.
La cerimonia è proseguita con la messa presso la chiesa parrocchiale celebrata da don Ruggero Fabris. A seguire, il pranzo organizzato dagli Alpini presso la loro baita.