Cernusco: padre Sandro Nava racconta Giuseppe Allamano, oggi Santo
Oggi, domenica 20 ottobre, la Chiesa vive un momento di straordinaria rilevanza con la canonizzazione di Giuseppe Allamano, fondatore delle congregazioni dei Missionari e delle Missionarie della Consolata.
Il rito sarà celebrato da Papa Francesco alle ore 10:30 sul sagrato della Basilica di San Pietro a Roma, iscrivendo ufficialmente il beato torinese nell’albo dei santi. Questo riconoscimento sancisce l'importanza del suo apostolato e rappresenta un evento di grande gioia per la famiglia religiosa della Consolata, per il mondo missionario e per quanti, in tutto il mondo, portano avanti il suo messaggio di consolazione e speranza.
Giuseppe Allamano nacque il 21 gennaio 1851 a Castelnuovo d'Asti in una famiglia di agricoltori molto devoti. Rimasto orfano di padre a meno di tre anni, fu educato nella fede dalla madre, sorella di san Giuseppe Cafasso, il celebre santo piemontese con cui Allamano condivise il profondo senso della carità e dell’impegno sociale. Studiò presso l'oratorio di San Giovanni Bosco a Valdocco, dove ebbe l’opportunità di assorbire il carisma del futuro santo. Ordinato sacerdote nel 1873, completò la sua formazione con una laurea in teologia nel 1877, dedicandosi sin da giovane al servizio pastorale presso la diocesi di Torino. Nel 1880, a soli ventinove anni, fu nominato rettore del Santuario della Consolata, che in quel periodo versava in condizioni precarie sia a livello strutturale sia spirituale. Allamano intraprese una serie di opere di rinnovamento che portarono il santuario a diventare un fulgido esempio di arte e fede, grazie anche alla collaborazione del suo amico fraterno don Giacomo Camisassa. Durante la sua direzione, il Santuario della Consolata divenne un centro di spiritualità mariana e punto di riferimento per numerose attività pastorali e missionarie.
Nel 1882 riaprì il Convitto Ecclesiastico, istituendo al contempo il bollettino del Santuario, che si rivelò uno strumento all’avanguardia per la fine del XIX secolo, contribuendo a diffondere il messaggio di devozione mariana. Il momento cruciale della vita spirituale di Allamano avvenne il 29 gennaio 1901, quando fondò l'Istituto Missioni Consolata. L'anno seguente, i primi missionari, due sacerdoti e due coadiutori, partirono per il Kenya, aprendo la strada all’apostolato missionario in Africa, dove l'Istituto avrebbe lasciato nel tempo un'impronta indelebile. La sua opera non si limitò all'invio di sacerdoti: nel 1910, riconoscendo la necessità di una presenza femminile nelle missioni, il beato fondò le Suore Missionarie della Consolata. Questo ampliamento dell'opera missionaria permise l’inclusione di suore vincenzine, che offrirono un contributo fondamentale nelle missioni, soprattutto nelle aree dell'educazione e dell'assistenza sanitaria.
A render possibile la canonizzazione di Giuseppe Allamano è stato il riconoscimento di un miracolo attribuito alla sua intercessione: la guarigione di Sorino Yanomani, un indigeno della foresta amazzonica aggredito da un giaguaro nel 1996. Gravemente ferito alla testa, Sorino fu assistito dalle Suore della Consolata, che pregarono il beato Allamano e posero una sua reliquia al suo capezzale. Sorino guarì miracolosamente senza riportare danni neurologici, un fatto che ha aperto la strada alla canonizzazione del fondatore delle missioni Consolata. L'Istituto Missioni Consolata, con oltre 1300 volontari attivi in 33 paesi del mondo, ha realizzato più di 230 opere, tra cui scuole, ospedali e comunità di sostegno, tutte dedicate al servizio del prossimo, portando avanti il messaggio evangelico di consolazione e speranza. Tra queste iniziative, il Makiungu Hospital in Tanzania è particolarmente significativo, essendo dedicato proprio a Giuseppe Allamano.
Fondato con l’obiettivo di offrire assistenza sanitaria alle comunità locali, l'ospedale dispone di un day hospital attrezzato con avanzati strumenti diagnostici (risonanza magnetica, TAC, Raggi X, ecografia) e 16 ambulatori. L'ospedale, dotato di una farmacia e di un blocco operatorio con sub-intensiva da 8 letti, offre reparti di maternità, medicina uomini e donne, pediatria, chirurgia e ortopedia. Grazie all’aumento della domanda, sono in costruzione due nuovi reparti, portando la capacità dell’ospedale a 300 posti letto, per servire una popolazione di 500 mila persone, con pazienti provenienti anche da regioni lontane. L'installazione parziale di pannelli solari, in una zona particolarmente soleggiata, consente di ridurre i costi energetici. Inoltre, è previsto un programma di formazione per medici e infermieri, con specializzazioni in medicina generale, ortopedia e radiologia, e una cooperazione costante con medici italiani che forniscono sia cure che formazione al personale locale. Il nuovo ospedale ha trasformato radicalmente la vita del villaggio, attirando quotidianamente fino a 600 pazienti e contribuendo a migliorare l'economia locale, grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro e all’espansione di servizi come trasporti e alloggi.
Oggi l'ospedale è diretto da padre Alessandro Nava, missionario della Consolata con una lunga esperienza in Africa nato a Lecco il 9 maggio 1951, la cui vocazione missionaria giunse durante un incontro con un sacerdote della Consolata in quel di Osnago. Ordinato sacerdote il 25 giugno 1977, padre Sandro partì l'anno successivo per la Tanzania, dove trascorse i primi cinque anni di ministero missionario. Dopo un periodo in Italia dedicato alla formazione di giovani aspiranti missionari, tornò con entusiasmo in Tanzania nel 1985, stabilendosi prima a Iringa e successivamente a Makambako. Nel 1995 divenne rettore del seminario filosofico di Morogoro, dove rimase per sette anni, fino alla sua nomina nel 2002 come amministratore del Consolata Ikonda Hospital. Qui, affrontando sfide immense, padre Nava riuscì a trasformare un ospedale in condizioni fatiscenti in una delle migliori strutture sanitarie del paese, portandolo a livelli di eccellenza grazie all’aiuto di medici, volontari e benefattori. Dal 2020, padre Sandro è stato chiamato a dirigere il Makiungu Hospital, su invito del vescovo di Singida, Mons. Edward Mapunda. Anche in questo caso, l'impegno di padre Sandro è stato rivolto alla ristrutturazione e al miglioramento della struttura sanitaria, sempre con lo spirito di servizio e dedizione che lo contraddistinguono. E' proprio padre Sandro, in occasione di questo evento importante, a raccontare chi era Giuseppe Allamano, in un video preparato per l'evento. (CLICCA QUI)
Oggi, con la sua canonizzazione, Giuseppe Allamano viene riconosciuto ufficialmente come un santo della Chiesa universale, modello di dedizione, servizio e consolazione, per tutti coloro che sono chiamati a portare la luce del Vangelo nelle periferie del mondo. La visione continua negli anni ad ispirare centinaia di missionari che oggi, in ogni parte del mondo, portano avanti l’opera di evangelizzazione e di aiuto ai più deboli. Il bene, come diceva Allamano, va fatto "bene e senza rumore", e la sua vita è stata un esempio vivente di questo principio.
Il rito sarà celebrato da Papa Francesco alle ore 10:30 sul sagrato della Basilica di San Pietro a Roma, iscrivendo ufficialmente il beato torinese nell’albo dei santi. Questo riconoscimento sancisce l'importanza del suo apostolato e rappresenta un evento di grande gioia per la famiglia religiosa della Consolata, per il mondo missionario e per quanti, in tutto il mondo, portano avanti il suo messaggio di consolazione e speranza.
Giuseppe Allamano nacque il 21 gennaio 1851 a Castelnuovo d'Asti in una famiglia di agricoltori molto devoti. Rimasto orfano di padre a meno di tre anni, fu educato nella fede dalla madre, sorella di san Giuseppe Cafasso, il celebre santo piemontese con cui Allamano condivise il profondo senso della carità e dell’impegno sociale. Studiò presso l'oratorio di San Giovanni Bosco a Valdocco, dove ebbe l’opportunità di assorbire il carisma del futuro santo. Ordinato sacerdote nel 1873, completò la sua formazione con una laurea in teologia nel 1877, dedicandosi sin da giovane al servizio pastorale presso la diocesi di Torino. Nel 1880, a soli ventinove anni, fu nominato rettore del Santuario della Consolata, che in quel periodo versava in condizioni precarie sia a livello strutturale sia spirituale. Allamano intraprese una serie di opere di rinnovamento che portarono il santuario a diventare un fulgido esempio di arte e fede, grazie anche alla collaborazione del suo amico fraterno don Giacomo Camisassa. Durante la sua direzione, il Santuario della Consolata divenne un centro di spiritualità mariana e punto di riferimento per numerose attività pastorali e missionarie.
Nel 1882 riaprì il Convitto Ecclesiastico, istituendo al contempo il bollettino del Santuario, che si rivelò uno strumento all’avanguardia per la fine del XIX secolo, contribuendo a diffondere il messaggio di devozione mariana. Il momento cruciale della vita spirituale di Allamano avvenne il 29 gennaio 1901, quando fondò l'Istituto Missioni Consolata. L'anno seguente, i primi missionari, due sacerdoti e due coadiutori, partirono per il Kenya, aprendo la strada all’apostolato missionario in Africa, dove l'Istituto avrebbe lasciato nel tempo un'impronta indelebile. La sua opera non si limitò all'invio di sacerdoti: nel 1910, riconoscendo la necessità di una presenza femminile nelle missioni, il beato fondò le Suore Missionarie della Consolata. Questo ampliamento dell'opera missionaria permise l’inclusione di suore vincenzine, che offrirono un contributo fondamentale nelle missioni, soprattutto nelle aree dell'educazione e dell'assistenza sanitaria.
A render possibile la canonizzazione di Giuseppe Allamano è stato il riconoscimento di un miracolo attribuito alla sua intercessione: la guarigione di Sorino Yanomani, un indigeno della foresta amazzonica aggredito da un giaguaro nel 1996. Gravemente ferito alla testa, Sorino fu assistito dalle Suore della Consolata, che pregarono il beato Allamano e posero una sua reliquia al suo capezzale. Sorino guarì miracolosamente senza riportare danni neurologici, un fatto che ha aperto la strada alla canonizzazione del fondatore delle missioni Consolata. L'Istituto Missioni Consolata, con oltre 1300 volontari attivi in 33 paesi del mondo, ha realizzato più di 230 opere, tra cui scuole, ospedali e comunità di sostegno, tutte dedicate al servizio del prossimo, portando avanti il messaggio evangelico di consolazione e speranza. Tra queste iniziative, il Makiungu Hospital in Tanzania è particolarmente significativo, essendo dedicato proprio a Giuseppe Allamano.
Fondato con l’obiettivo di offrire assistenza sanitaria alle comunità locali, l'ospedale dispone di un day hospital attrezzato con avanzati strumenti diagnostici (risonanza magnetica, TAC, Raggi X, ecografia) e 16 ambulatori. L'ospedale, dotato di una farmacia e di un blocco operatorio con sub-intensiva da 8 letti, offre reparti di maternità, medicina uomini e donne, pediatria, chirurgia e ortopedia. Grazie all’aumento della domanda, sono in costruzione due nuovi reparti, portando la capacità dell’ospedale a 300 posti letto, per servire una popolazione di 500 mila persone, con pazienti provenienti anche da regioni lontane. L'installazione parziale di pannelli solari, in una zona particolarmente soleggiata, consente di ridurre i costi energetici. Inoltre, è previsto un programma di formazione per medici e infermieri, con specializzazioni in medicina generale, ortopedia e radiologia, e una cooperazione costante con medici italiani che forniscono sia cure che formazione al personale locale. Il nuovo ospedale ha trasformato radicalmente la vita del villaggio, attirando quotidianamente fino a 600 pazienti e contribuendo a migliorare l'economia locale, grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro e all’espansione di servizi come trasporti e alloggi.
Oggi l'ospedale è diretto da padre Alessandro Nava, missionario della Consolata con una lunga esperienza in Africa nato a Lecco il 9 maggio 1951, la cui vocazione missionaria giunse durante un incontro con un sacerdote della Consolata in quel di Osnago. Ordinato sacerdote il 25 giugno 1977, padre Sandro partì l'anno successivo per la Tanzania, dove trascorse i primi cinque anni di ministero missionario. Dopo un periodo in Italia dedicato alla formazione di giovani aspiranti missionari, tornò con entusiasmo in Tanzania nel 1985, stabilendosi prima a Iringa e successivamente a Makambako. Nel 1995 divenne rettore del seminario filosofico di Morogoro, dove rimase per sette anni, fino alla sua nomina nel 2002 come amministratore del Consolata Ikonda Hospital. Qui, affrontando sfide immense, padre Nava riuscì a trasformare un ospedale in condizioni fatiscenti in una delle migliori strutture sanitarie del paese, portandolo a livelli di eccellenza grazie all’aiuto di medici, volontari e benefattori. Dal 2020, padre Sandro è stato chiamato a dirigere il Makiungu Hospital, su invito del vescovo di Singida, Mons. Edward Mapunda. Anche in questo caso, l'impegno di padre Sandro è stato rivolto alla ristrutturazione e al miglioramento della struttura sanitaria, sempre con lo spirito di servizio e dedizione che lo contraddistinguono. E' proprio padre Sandro, in occasione di questo evento importante, a raccontare chi era Giuseppe Allamano, in un video preparato per l'evento. (CLICCA QUI)
Oggi, con la sua canonizzazione, Giuseppe Allamano viene riconosciuto ufficialmente come un santo della Chiesa universale, modello di dedizione, servizio e consolazione, per tutti coloro che sono chiamati a portare la luce del Vangelo nelle periferie del mondo. La visione continua negli anni ad ispirare centinaia di missionari che oggi, in ogni parte del mondo, portano avanti l’opera di evangelizzazione e di aiuto ai più deboli. Il bene, come diceva Allamano, va fatto "bene e senza rumore", e la sua vita è stata un esempio vivente di questo principio.
M.Pen.