Airuno: anziani e donazioni. Riflessione tra AIDO, Asst e Fabio Sassi

Sono diverse le domande che le persone pongono ai volontari AIDO sul tema della donazione di organi. Tra queste anche: “Se sono in là con gli anni, è inutile che mi esprima sulla donazione?”. La risposta è no. Non esistono vincoli di età per dichiarare il proprio volere sulla donazione di organi e tessuti. Tutti possono essere dei potenziali donatori, anche se anziani. Grazie ai progressi della scienza e della medicina infatti sono numerosi i trapianti eseguiti con organi di donatori di età superiore a 80 anni.
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È attorno a questa tematica che si è discusso giovedì sera al Cine-Teatro Smeraldo di Airuno durante l’incontro “I donatori anziani: una risorsa per i pazienti in attesa” organizzato da AIDO Lombardia in collaborazione con la sezione provinciale di Lecco e quella di Airuno, che la settimana scorsa ha festeggiato 40 anni dalla costituzione. 
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I relatori della serata sono stati il dottor Giuseppe Piccolo, Coordinatore Regionale Trapianti di Regione Lombardia, il dottor Francesco Raponi, Responsabile del Coordinamento Ospedaliero Lecco di Procurement, e la dottoressa Paola Manzoni, Direttrice Sanitaria dell’Hospice Il Nespolo di Airuno. La serata non è stata purtroppo particolarmente partecipata ma si sono contate presenze da parte delle sezioni AIDO anche da fuori provincia. A dare il benvenuto i e presentare i relatori è stato il Presidente Regionale AIDO, Antonio Sartor, che ha introdotto il tema della serata ricordando che lo scorso anno il 20% dei donatori sono state persone ultraottantenni. 
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Il Presidente Regionale AIDO, Antonio Sartor, la dottoressa Paola Manzoni Direttrice Sanitaria dell’Hospice Il Nespolo di Airuno, il dottor Francesco Raponi Responsabile del Coordinamento Ospedaliero Lecco di Procurement, e il dottor Giuseppe Piccolo Coordinatore Regionale Trapianti di Regione Lombardia

Prima di aprire la discussione è stato proiettato cortometraggio “Seventyfive Bpm” realizzato dalla comunale AIDO di Piacenza e presentato al Festival di Venezia, che ripercorre la donazione del cuore di un bambino a una bambina. Prima di dare la parola ai relatori ha rivolto un saluto anche il vicepresidente nazionale Corrado Valli, che ha ringraziato per l’organizzazione dell’interessante serata e ha ricordato che il territorio di Lecco detiene il primato di percentuale più alta di adesione riguardo alla popolazione, ovvero il 7,1%. “È bello essere primi, vuol dire che avete lavorato bene. Dovete replicare ancora nei prossimi anni e continuare a voler bene ad AIDO e alla vita”. Il vicepresidente ha rivolto un saluto anche al presidente AIDO di Airuno, Giovanni Ravasi. 
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Al microfono il vicepresidente nazionale AIDO Corrado Valli

Illustrando i dati delle relativi allo scorso anno, quando i donatori utilizzati sono stati 2.042 e si è registrato un +11,6% rispetto al 2022, il dottor Piccolo ha aperto ribadendo come il crescere di questo numero sia l’unico modo che si ha per rispondere ai pazienti in lista di attesa. Grazie a quei 2.042 donatori è stato possibile eseguire 4.462 attività di trapianto, un numero mai visto da 10 anni a questa parte. Solo il Lombardia il dato ha raggiunto quota 860. Nel 2022 era 767. Tuttavia si può ancora migliorare, perché le persone che attendo un trapianto sono sempre molte. Solo in Lombardia sono 1.700 gli assistiti in attesa e solo il 50% di loro riceverà un trapianto entro il 2024. Purtroppo il rischio di mortalità per chi è in attesa c’è e non è indifferente.
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Un dato positivo però che il Coordinatore Regionale Trapianti ha voluto evidenziare riguarda la donazione delle cornee: “Abbiamo disponibilità per tutti i ciechi e ipovedenti. Mandiamo cornee in tutta Italia e spesso anche a fuori”. Sono quasi 100 gli ospedali in Lombardia attività nelle donazioni di cornee in. A fronte di questo dato positivo però recentemente è stato posto un limite di età per la donazione delle cornee: 5-85 anni. Al termine della serata la sezione AIDO di Giussano ha condiviso il dispiacere 
di tante famiglie di over 85 che volevano fortemente donare ma, a causa di questo nuovo limite, non hanno potuto. “Questo va contro il lavoro di sensibilizzazione che abbiamo fatto per anni” è stato fatto notare. Il dottor Piccolo ha spiegato che la scelta è stata presa per via della sovrabbondanza di cornee alla Banca degli occhi di Monza e ha ricordato che il prelievo e la valutazione degli organi viene fatto con soldi pubblici. Il concetto è che non si può sprecare né la donazione, né le risorse economiche. “Se comunque una persona over 85 esprime la forte volontà al dono, non diciamo di no”. 
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Secondo l’Istat, anziano è colui che ha più di 65 anni. L’ha ricordato il dottor Ramponi all’inizio del suo intervento, mostrando come nel 2023 siano stati 77 i donatori di cornee over 80 e 56 quelli over 65. “Il 65enne di adesso è performante come un 50enne di 30 anni fa” ha detto il medico. Dai dati ’23-’24 è emerso che le donazioni da parte di over 65 sono state diverse. Oltre alle cornee, fegato e reni sono stati i più donati e in un caso anche i polmoni. È anche a fronte di questi dati l’Asst  ha previsto cure intensive orientate alla donazione di organi e tessuti nel percorso di cura del grave neuroleso. Vale a dire che quando a causa di lesioni encefaliche destruenti non è indicato un upgrade terapeutico ed è quindi da esplorare la possibilità di ricovero in terapia intensiva questa può includere, nella gestione del fine vita, un percorso di donazione organi a scopo di trapianto. 
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L’idea però sembrerebbe scontrarsi con le difficoltà che si riscontrano negli Hospice. La dottoressa Paola Manzoni, Direttrice Sanitaria del Nespolo infatti ha esposto alcune questioni su cui riflettere, come l’acquisizione del consenso alla donazione da parte del paziente giunto al fine vita, ma anche il come assecondare il desiderio di donazione in quel contesto. Generalmente il consenso alla donazione, le strutture cercano di ottenerlo prima del percorso di cure palliative, ma al di là di questo, ci sono anche problemi pratici. La dottoressa Manzoni ha menzionato per esempio la mancanza (a Il Nespolo) di un elettrocardiografo che consenta di fare un tracciato. Un’altra questione riguarda poi la constatazione del decesso, che spesso non è immediata se il paziente muore di notte o se il medico non è presente in quel momento. Un fatto che va a scontrarsi con la rapidità con cui è richiesto il prelievo dell’organo da trapiantare. Altro tema è appunto il prelievo. “Dovremmo trovare qualcuno nell'equipe medica dell'Hospice che si faccia formare” ha spiegato la dottoressa, mostrandosi tuttavia non contraria all’avviamento del percorso. “Sono convinta che il messaggio del dono, legato al fine vita possa costituire una valorizzazione della morte e rendere più lieve l’elaborazione del lutto da parte della famiglia e quindi potrebbe aiutare nella presa in carico dei parenti”. 
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Alcuni dei problemi elencati dalla dottoressa Manzoni potrebbero essere risolti con la formazione di un gruppo di medici addetti al prelievo che giri per la regione. Il dottor Piccolo ha ammesso che potrebbe essere un obbiettivo per il 2025. Nel frattempo è importante che continui la diffusione della cultura del dono. 
E.Ma.

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