Paderno: all’Addolorata una esposizione del “Tombolo”
Grande successo per l’esposizione del Tombolo e il pizzo di Cantù, alla chiesetta di Santa Maria Addolorata di Paderno d’Adda.
La mostra è stata curata da Morena Pellegatta, esperta di ricami con merletti e da Fiorenzo Cav. Mandelli, volontario che illustra le bellezze del luogo e del grande Genio toscano. Presente il sindaco Gianpaolo Torchio, un funzionario della Regione Lombardia, Giovanni Testa, dalla casa editrice Rizzoli, Lidia Salerno, una ricercatrice di biotecnologia della Axxam, Giuliana Piazza, da Somana un simpatico e arzillo 97 enne, Nello Scenini e molti altri ospiti.
La straordinaria posizione della chiesetta, così fortemente caratterizzate dalla presenza d’interventi e progetti leonardeschi come le chiuse, oltre che di un ambiente floreale in cui la presenza dell’acqua, rende omaggio all’amenità dei luoghi e onore a Leonardo da Vinci.
“Ma cosa centra il Tombolo con Leonardo da Vinci? Centra eccome, visto che il fiorentino era anche uno scenografo e costumista per gli spettacoli che organizzava al Castello di Porta Giovia a Milano. Era lui che a volte disegnava i tessuti che poi venivano ricamati per soddisfare le esigenze delle donne, assai esigenti in fatto di costumi e di moda, quali la moglie del Duca Ludovico il Moro, Beatrice d’Este e di sua sorella, la frizzante e gagliarda Isabella d’Este.
Queste dettavano la moda del tempo. Non dimentichiamoci che, come ha raccontato nel suo bel libro il prof. Carlo Vecce dell’Università di Napoli, (“Il sorriso di Caterina: la madre di leonardo”) la mamma di Leonardo aveva le mani d’oro nel tessere i tessuti. Una vera artista in questo campo” ha spiegato Fiorenzo Mandelli.
I tanti turisti hanno fatto tanti complimenti alla bravissima Morena Pellegatta. Il pizzo di Cantù nasce a cavallo tra la fine del 1300 e l' inizio del 1400. È un intreccio di fili a formare dei merletti. Questo merletto nasce principalmente per paramenti sacri, infatti si dice che la sua nascita è dovuta a delle suore in un convento. Queste poi, hanno insegnato alle ragazze il lavoro del tombolo, per essere usato come merce di scambio per materie prime. Questo pizzo venne anche usato per abbellire le case con inserti per tende, tovaglia, lenzuola, scialli, guanti, centrini vari. Per questo merletto servono alcuni strumenti come il tombolo, è un cuscino di forma cilindrica rigido, un supporto di legno che si chiama cavalletto, i fuselli servono per intrecciare i fili, l’uncinetto con la punta molto fine per alcuni passaggi del pizzo. Non può mancare la cartina, ovvero un disegno disegnato e bucato a mano da mani esperte, gli spilli per tenere i fili a formare il lavoro scelto. Il pizzo di Cantù e un vero e proprio lavoro di pazienza, ma nello stesso tempo una grande soddisfazione nel vedere il merletto finito.
La mostra è stata curata da Morena Pellegatta, esperta di ricami con merletti e da Fiorenzo Cav. Mandelli, volontario che illustra le bellezze del luogo e del grande Genio toscano. Presente il sindaco Gianpaolo Torchio, un funzionario della Regione Lombardia, Giovanni Testa, dalla casa editrice Rizzoli, Lidia Salerno, una ricercatrice di biotecnologia della Axxam, Giuliana Piazza, da Somana un simpatico e arzillo 97 enne, Nello Scenini e molti altri ospiti.
“Ma cosa centra il Tombolo con Leonardo da Vinci? Centra eccome, visto che il fiorentino era anche uno scenografo e costumista per gli spettacoli che organizzava al Castello di Porta Giovia a Milano. Era lui che a volte disegnava i tessuti che poi venivano ricamati per soddisfare le esigenze delle donne, assai esigenti in fatto di costumi e di moda, quali la moglie del Duca Ludovico il Moro, Beatrice d’Este e di sua sorella, la frizzante e gagliarda Isabella d’Este.
Queste dettavano la moda del tempo. Non dimentichiamoci che, come ha raccontato nel suo bel libro il prof. Carlo Vecce dell’Università di Napoli, (“Il sorriso di Caterina: la madre di leonardo”) la mamma di Leonardo aveva le mani d’oro nel tessere i tessuti. Una vera artista in questo campo” ha spiegato Fiorenzo Mandelli.
I tanti turisti hanno fatto tanti complimenti alla bravissima Morena Pellegatta. Il pizzo di Cantù nasce a cavallo tra la fine del 1300 e l' inizio del 1400. È un intreccio di fili a formare dei merletti. Questo merletto nasce principalmente per paramenti sacri, infatti si dice che la sua nascita è dovuta a delle suore in un convento. Queste poi, hanno insegnato alle ragazze il lavoro del tombolo, per essere usato come merce di scambio per materie prime. Questo pizzo venne anche usato per abbellire le case con inserti per tende, tovaglia, lenzuola, scialli, guanti, centrini vari. Per questo merletto servono alcuni strumenti come il tombolo, è un cuscino di forma cilindrica rigido, un supporto di legno che si chiama cavalletto, i fuselli servono per intrecciare i fili, l’uncinetto con la punta molto fine per alcuni passaggi del pizzo. Non può mancare la cartina, ovvero un disegno disegnato e bucato a mano da mani esperte, gli spilli per tenere i fili a formare il lavoro scelto. Il pizzo di Cantù e un vero e proprio lavoro di pazienza, ma nello stesso tempo una grande soddisfazione nel vedere il merletto finito.
E.Ma.