Lomagna: la premura per le anime della sindaca Citterio

Ci credereste se vi dicessero che un sindaco nel 2024 si prodighi per catechizzare e per la cura delle anime? Ebbene nel magico mondo di Lomagna il Medioevo è il presente. Si resta quanto meno perplessi quando in una delibera della Giunta guidata da Cristina Citterio si legge di un contributo economico di 2 mila euro assegnato alla parrocchia. E non tanto per il destinatario o per la misura del finanziamento, ma per la motivazione. Nell’atto si vuole “precisare che il predetto contributo economico viene concesso a sostegno delle spese sostenute per le attività di religione, di culto o di catechesi volte alla cura delle anime”. Il virgolettato è autentico, non è uno scherzo. Ma da quando un Comune si occupa della cura delle anime? Ma com’è che una sindaca abbandoni la fascia tricolore per indossare la veste sacra?

Non abbastanza paga di quanto già scritto, l’assessora alla Cultura Alessandra Gulino aggiunge nell’atto di Giunta, e siamo ancora testuali, che: “tale proposta sia meritevole di accoglimento in considerazione dell’importanza di sostenere le iniziative, ispirate da esperienze di vita cristiana significative, che mirano a valorizzare il patrimonio umano e cristiano”. Il documento è stato approvato all’unanimità dalla sindaca e dagli assessori. Non era presente l’assessore Pierangelo Manganini, vogliamo augurarci perché non abbia voluto prestare il fianco a una simile delibera.

Ci sarebbe da consigliare alla Giunta di rileggersi le pagine di storia sul Risorgimento italiano, di informarsi che nel 1870 c’è stata la breccia di Porta Pia, ispirata da un grande statista, Camillo Benso. Il conte di Cavour, che nel privato era un cattolico praticante, in politica nei suoi intenti liberali seguiva il principio del “libera Chiesa in libero Stato”. E, ancora, centoventi anni fa, era il 1904, in Parlamento Giovanni Giolitti pronunciava parole, da presidente del Consiglio, che oggi alla sindaca Citterio forse risuonano ancora come fantascientifiche: “Il principio nostro è questo, che lo Stato e la Chiesa sono due parallele che non si debbono incontrare mai”. In maniera molto laica, Giolitti consegnava questa lezione ai suoi coevi e ai posteri: “A religione il Governo è puramente e semplicemente incompetente. Non ha nulla da fare, nulla da vedere. Non credo che sia nelle attribuzioni del Governo né di sostenere, né di combattere alcun principio religioso”. Ma è possibile che 120 anni fa avessero una mentalità più moderna di quella di Citterio e soci?

Con la delibera dell’11 settembre la Giunta lomagnese ha sostenuto il primo festival dedicato a suor Luisa Dell’Orto che si è svolto nel fine settimana appena trascorso. Tre giorni fortemente voluti e organizzati dal parroco don Andrea Restelli per ricordare la figura della Piccola sorella del Vangelo, freddata a colpi di pistola nel giugno del 2022 ad Haiti, dove operava come missionaria da lungo tempo. Nulla da dire sull’iniziativa. Anzi, va riconosciuta l’apprezzabile intenzione della parrocchia di allargare un po’ l’orizzonte, non guardarsi l’ombelico e aprirsi a realtà distanti sia per questioni geografiche sia per modalità e principî fondativi della propria attività, non esclusivamente di tipo spirituale [clicca QUI]. Nessun pregiudizio, dunque, prova ne è che questo giornale ha seguito intensamente diversi momenti della rassegna, cercando di svolgere il servizio giornalistico con pari serietà del solito. È stato un festival sì della fede, ma che ha voluto rivolgersi in modo trasversale un po’ a tutti. Alla fine ci sono state più novità e più gente dell'ultima Festa dello sport e dell'ultima Festa del paese organizzate dal Comune, che si riducono ormai ai soliti quattro banchetti delle associazioni, qualche dimostrazione sportiva e senza nemmeno più la musica. Per questo sembra ancora più paradossale l’approccio della Giunta. Il depliant della parrocchia sul festival non parla di catechesi e cura delle anime, e lo deve fare l’amministrazione comunale?

La Giunta ha tratto la dicitura che stiamo contestando dall’accordo tra lo Stato italiano e la Santa sede, firmato nel 1984 dal governo pentapartito guidato per la prima volta dai socialisti di Craxi. Presidente della Repubblica era Sandro Pertini e l’accordo aveva la funzione di superare i Patti lateranensi del ventennio fascista, in cui ancora si sosteneva che il cattolicesimo fosse la religione di Stato (lo ricordiamo giusto per offrire qualche coordinata storica in più). Il fatto è che Citterio e soci hanno ritagliato e decontestualizzato una frase per attribuirne un altro significato. In quel passaggio l’accordo dice soltanto che lo Stato riconosce quegli Enti che esercitano il culto, la catechesi, ecc., e che essi devono rispettare il diritto civile italiano. Non si parla invece di un sostegno economico dello Stato a queste specifiche finalità.

Per altro il comma successivo afferma pure che lo Stato riconosce anche quegli Enti che svolgono “attività diverse da quelle di religione o di culto” come quelle di “assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura”. La Giunta avrebbe fatto meglio a specificare di voler sostenere le attività culturali previste all’interno del festival parrocchiale “Kenbe Fèm”, che in lingua creola di Haiti significa “tieni duro”.

Anche perché, con le motivazioni di natura spirituale che ha fornito la Giunta, la delibera è illegittima per il mancato rispetto del Regolamento comunale per la concessione di contributi economici ad enti pubblici e privati per il sostegno di attività di rilevanza pubblica. E di questo il gruppo di minoranza Uniti per Lomagna, se non vuole apparire completamente amorfo, dovrebbe quanto prima chiederne conto all’amministrazione comunale. I contributi straordinari che il Comune può erogare sono per iniziative che hanno lo “scopo di promuovere e favorire lo sviluppo dei settori dell’assistenza e della sicurezza sociale, della tutela e della salvaguardia dell’ambiente, dell’arte, della cultura, dell’informazione e dell’educazione, del turismo, dello sport e del tempo libero”. E no, guarda un po’, in questo lungo elenco non compare la cura delle anime. Fossimo negli assessori di Lomagna, anziché esclamare “kenbe fèm” quante più volte possibile, ci chiederemmo da pragmatici brianzoli: “Se fem?”. Anche perché, a furia di inseguire la cura delle anime, non vorremmo che questa Giunta perda di vista concorsi per l’assunzione del personale negli uffici, cantieri che rischiano di durare ben oltre i termini, per non parlare dei bandi e dei contributi pubblici, che di certo non arrivano…dal cielo.
Marco Pessina
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