Conti pubblici e finanziaria: C’è qualcuno che mi sa dare risposte?
E' ormai arcinoto che in questo mondo mediatico, specie dei social che per fortuna volutamente non frequento, ognuno si senta libero di esprimere non solo opinioni ma spesso addirittura sentenze lapidarie.
Mi dicono che I “leoni da tastiera”, spesso di fatto pure comodamente anonimi, proliferano anche sui siti locali esprimendo giudizi saccenti come quello in cui mi sono recentemente imbattuto anch'io. Tal “maestro” che pretendeva di elargire la sua verità su come i Paesi cosiddetti “poveri” erano stati solo beneficiati dagli aiuti da parte del cosiddetto “mondo occidentale” e non sistematicamente depredati delle loro materie prime e vessati da asimmetriche leggi commerciali e da iniqui meccanismi debitori.
Potenza del rovesciamento delle parti! Ma la banalità e l'arroganza oggi non sembrano aver limiti.
Proprio anche in ragione di ciò pongo a tutti, ma soprattutto a chi ha realmente titolo e competenze per rispondere, un semplice ma fondamentale interrogativo attorno agli elementi base di questa ennesima manovra finanziaria caratterizzata dall'immancabile “compiti a casa-ce lo chiede l'Europa”.
Per la verità non è la prima volta che pongo pubblicamente, quanto sinora infruttuosamente, questo interrogativo: E' credibile sostenere, come avviene a tutti i livelli, che ci sia la possibilità di ripianare l'enorme Debito Pubblico del nostro martoriato Paese?
Stando volutamente all'essenziale, e quindi spero comprensibile a tutti, provo ad argomentare in attesa di sempre gradite risposte, visto che nel mio pur lapalissiano ragionamento (SEMPLICE CONFRONTO TRA 2 NUMERI RELATIVI ALLO STESSO PARAMETRO ECONOMICO) possa magari sfuggire qualche importante elemento su cui vorrei essere illuminato.
Se gli incontrovertibili dati ufficiali (gli ultimi fruibili sono quelli del 2022) indicano nel 4,4% (*) la quota degli interessi pagati sul debito pubblico in percentuale del prodotto interno lordo (sotto lo stralcio completo che cita l'attuale Governatore della Banca d'Italia) come possiamo credere che una crescita del Pil - prevista da tante stime di autorevoli fonti- che non si scosta di molto dall'1% (**) per i prossimi anni possa invertire la tendenza debitoria riducendone sensibilmente i margini? Peraltro, a quel che si legge, questo ordine di grandezza non potrà realisticamente scostarsi di molto anche per gli altri maggiori Paesi europei.
Ragionando anche all'ingrosso: se come affermano gli esperti quest'anno si dovranno pagare più di 90 miliardi di interessi e il debito complessivo (valore molto più grande del Pil) si attesterà attorno ai 3000 miliardi, anche la fantomatica casalinga di Voghera ( o gli altrettanto folkloristici “conti della serva”) con una semplice divisione potrebbe quantificare la percentuale degli interessi sullo stesso pari allo 3% con il conseguente interrogativo: ma il differenziale negativo del 2 % (3 -1) ridurrà o farà aumentare ulteriormente il debito? Da notare, tra l'altro, che il 3% dovrebbe essere più alto se, più coerentemente, rapportato al Pil...
Se non mi perdo qualcosa di sostanziale, e sarebbe clamoroso se così non fosse, tutto questo che logica ha? E quindi se non ci fossero spiegazioni adeguate come non far sorgere più di un dubbio sullo strumentale uso di questa costante “spada di Damocle” rappresentata dal “cappio” del debito pubblico che da anni grava sulle nostre teste? Un debito che non sarebbe così mai estinguibile ma che farebbe solo gioco alle politiche “lacrime e sangue” che non casualmente gravano sempre sui meno tutelati.
Mi fermo qui (senza aggiungere altro anche se ce ne sarebbe tanto) attendendo fiducioso altrettante semplici risposte.
Mi dicono che I “leoni da tastiera”, spesso di fatto pure comodamente anonimi, proliferano anche sui siti locali esprimendo giudizi saccenti come quello in cui mi sono recentemente imbattuto anch'io. Tal “maestro” che pretendeva di elargire la sua verità su come i Paesi cosiddetti “poveri” erano stati solo beneficiati dagli aiuti da parte del cosiddetto “mondo occidentale” e non sistematicamente depredati delle loro materie prime e vessati da asimmetriche leggi commerciali e da iniqui meccanismi debitori.
Potenza del rovesciamento delle parti! Ma la banalità e l'arroganza oggi non sembrano aver limiti.
Proprio anche in ragione di ciò pongo a tutti, ma soprattutto a chi ha realmente titolo e competenze per rispondere, un semplice ma fondamentale interrogativo attorno agli elementi base di questa ennesima manovra finanziaria caratterizzata dall'immancabile “compiti a casa-ce lo chiede l'Europa”.
Per la verità non è la prima volta che pongo pubblicamente, quanto sinora infruttuosamente, questo interrogativo: E' credibile sostenere, come avviene a tutti i livelli, che ci sia la possibilità di ripianare l'enorme Debito Pubblico del nostro martoriato Paese?
Stando volutamente all'essenziale, e quindi spero comprensibile a tutti, provo ad argomentare in attesa di sempre gradite risposte, visto che nel mio pur lapalissiano ragionamento (SEMPLICE CONFRONTO TRA 2 NUMERI RELATIVI ALLO STESSO PARAMETRO ECONOMICO) possa magari sfuggire qualche importante elemento su cui vorrei essere illuminato.
Se gli incontrovertibili dati ufficiali (gli ultimi fruibili sono quelli del 2022) indicano nel 4,4% (*) la quota degli interessi pagati sul debito pubblico in percentuale del prodotto interno lordo (sotto lo stralcio completo che cita l'attuale Governatore della Banca d'Italia) come possiamo credere che una crescita del Pil - prevista da tante stime di autorevoli fonti- che non si scosta di molto dall'1% (**) per i prossimi anni possa invertire la tendenza debitoria riducendone sensibilmente i margini? Peraltro, a quel che si legge, questo ordine di grandezza non potrà realisticamente scostarsi di molto anche per gli altri maggiori Paesi europei.
Ragionando anche all'ingrosso: se come affermano gli esperti quest'anno si dovranno pagare più di 90 miliardi di interessi e il debito complessivo (valore molto più grande del Pil) si attesterà attorno ai 3000 miliardi, anche la fantomatica casalinga di Voghera ( o gli altrettanto folkloristici “conti della serva”) con una semplice divisione potrebbe quantificare la percentuale degli interessi sullo stesso pari allo 3% con il conseguente interrogativo: ma il differenziale negativo del 2 % (3 -1) ridurrà o farà aumentare ulteriormente il debito? Da notare, tra l'altro, che il 3% dovrebbe essere più alto se, più coerentemente, rapportato al Pil...
Se non mi perdo qualcosa di sostanziale, e sarebbe clamoroso se così non fosse, tutto questo che logica ha? E quindi se non ci fossero spiegazioni adeguate come non far sorgere più di un dubbio sullo strumentale uso di questa costante “spada di Damocle” rappresentata dal “cappio” del debito pubblico che da anni grava sulle nostre teste? Un debito che non sarebbe così mai estinguibile ma che farebbe solo gioco alle politiche “lacrime e sangue” che non casualmente gravano sempre sui meno tutelati.
Mi fermo qui (senza aggiungere altro anche se ce ne sarebbe tanto) attendendo fiducioso altrettante semplici risposte.
(*)“Secondo Eurostat nel 2022, ultimo anno in cui sono disponibili i dati, l’Italia è stato il Paese che ha pagato più interessi sul proprio debito pubblico in percentuale del prodotto interno lordo all’interno dell’Unione europea, anche oltre l’area euro citata da Panetta: il 4,4 per cento, davanti a Ungheria (3 per cento), Grecia (2,7 per cento) e Spagna (2,4 per cento). La spesa media in interessi sul debito dei 27 Paesi Ue è invece molto più bassa, pari all’1,7 per cento.”
https://pagellapolitica.it/articoli/italia-interessi-debito-pil-uguali-spesa-istruzione
(**) Il Pil italiano è atteso crescere dell’1% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025,in moderata accelerazione rispetto al 2023.
Germano Bosisio