Sabbioncello: Airoldi di Brivio offre l'olio di San Francesco. Don Emilio, il poverello ha insegnato amore, povertà, unità
Tra i 29 scritti lasciati da san Francesco c'è anche il “Piccolo testamento”, redatto nel 1226 poco prima di morire. Ed è proprio da questo testo che don Emilio Colombo, parroco di Brivio, comune che ha offerto l'olio per la lampada del convento di Sabbioncello, ha tratto tre riflessioni da offrire ai tanti fedeli che hanno preso parte alla cerimonia.
Come da tradizione, infatti, un comune del meratese ha simbolicamente donato il carburante per la fiammella che arderà tutto l'anno ai piedi della statua del poverello di Assisi, simboleggiando pace, raccoglimento, unità, fraternità. Nella chiesa di santa Maria nascente il primo cittadino di Brivio Federico Airoldi, assieme ai colleghi di Merate, Mattia Salvioni, di Imbersago Fabio Vergani, di Olgiate Matteo Frantangeli ha assistito alla funzione religiosa, egregiamente animata dalla corale e a cui hanno preso parte davvero tante persone.
Tre appunto le esortazioni che don Emilio ha riproposto ai fedeli, prendendole in prestito dal Santo di cui il 4 ottobre si celebra la ricorrenza.
Il desiderio ardente del patrono d'Italia che suonava come monito, era che i suoi frati si amassero tra di loro “da adesso e sino alla fine del mondo. La fraternità e il volersi bene è uno dei punti centrali della fede cristiana” ha ricordato il sacerdote passando poi alla seconda esortazione che invitava a “osservare sempre nostra signora la santa povertà, che è un qualcosa di grande dignità che viene anzitutto dal lavoro. Solo chi ama la povertà è capace di amare gli altri perchè non mette più al centro se stesso”. In un tempo di eresie e di contrasti intestini alla Chiesa, san Francesco invitava in fine i suoi frati a essere “sottomessi a chierici e prelati della Santa Madre Chiesa”. Unità a cui il Santo credeva veramente.
Al termine dell'omelia c'è stato il rito vero e proprio che, da tradizione ultra-decennale, si compie anche al convento di Sabbioncello.
Il sindaco Federico Airoldi si è così portato all'altare e dopo avere declamato la preghiera di affidamento al Santo, dal cero pasquale è stata acceso un fiammifero che ha poi a sua volta dato luce alla lampada posta nella cappella del santo.
“E' nel nostro cuore che si forgia la pace. Uscendo anche noi portiamo una piccola fiammella in più di bontà nel mondo” ha concluso padre Massimo congedando i fedeli.
Come da tradizione, infatti, un comune del meratese ha simbolicamente donato il carburante per la fiammella che arderà tutto l'anno ai piedi della statua del poverello di Assisi, simboleggiando pace, raccoglimento, unità, fraternità. Nella chiesa di santa Maria nascente il primo cittadino di Brivio Federico Airoldi, assieme ai colleghi di Merate, Mattia Salvioni, di Imbersago Fabio Vergani, di Olgiate Matteo Frantangeli ha assistito alla funzione religiosa, egregiamente animata dalla corale e a cui hanno preso parte davvero tante persone.
Tre appunto le esortazioni che don Emilio ha riproposto ai fedeli, prendendole in prestito dal Santo di cui il 4 ottobre si celebra la ricorrenza.
Il desiderio ardente del patrono d'Italia che suonava come monito, era che i suoi frati si amassero tra di loro “da adesso e sino alla fine del mondo. La fraternità e il volersi bene è uno dei punti centrali della fede cristiana” ha ricordato il sacerdote passando poi alla seconda esortazione che invitava a “osservare sempre nostra signora la santa povertà, che è un qualcosa di grande dignità che viene anzitutto dal lavoro. Solo chi ama la povertà è capace di amare gli altri perchè non mette più al centro se stesso”. In un tempo di eresie e di contrasti intestini alla Chiesa, san Francesco invitava in fine i suoi frati a essere “sottomessi a chierici e prelati della Santa Madre Chiesa”. Unità a cui il Santo credeva veramente.
Al termine dell'omelia c'è stato il rito vero e proprio che, da tradizione ultra-decennale, si compie anche al convento di Sabbioncello.
Il sindaco Federico Airoldi si è così portato all'altare e dopo avere declamato la preghiera di affidamento al Santo, dal cero pasquale è stata acceso un fiammifero che ha poi a sua volta dato luce alla lampada posta nella cappella del santo.
“E' nel nostro cuore che si forgia la pace. Uscendo anche noi portiamo una piccola fiammella in più di bontà nel mondo” ha concluso padre Massimo congedando i fedeli.
S.V.