Sullo stagno/parcheggio di via Pianezzo
La fantasia dei nostri amministratori, caro Direttore, è davvero sorprendente. Non si trovano soldi per asfaltare, non si trovano risorse per regimentare il Molgora (o per le casse di espansione), non si trovano risorse e capacità per riuscire nemmeno a dipingere le strisce pedonali su via Pianezzo (ormai ridotta ad un colabrodo di toppe e buche da una successione di appalti di cui nessuno ha responsabilità).
Adesso scopriamo che invece che tirar su un pezzo di asfalto, posizionare un bel tubo in prefabbricato di cemento sotto la sede stradale e richiudere il tutto risolvendo per sempre l’ acquitrino, peraltro sito a 20 metri dal Molgora e con poche migliaia di euro di spesa, qualcuno si inventa un bello stagno, con parcheggio annesso, per attrarre ancora più turisti nel parco: altre centinaia di migliaia di euro (tanto paga la regione/lo stato/la Cariplo/il comune = paga chi paga le tasse - cioè noi) per un bell’ acquitrino maleodorante e pieno di zanzare che, raccogliendo naturalmente le acque reflue del sedime stradale di via pianezzo e via robinie sono certo saprà ospitare anche le trote, data la presumibile salubrità delle sue acque. Di certo il percolato a base di glifosato dei campi adiacenti limiterà la crescita vegetativa.
I residenti di Molino Cattaneo potranno così decidere se fare rafting sul Molgora tutte le volte che piove (quando il molgora non decide di fare capolino direttamente nelle case dei residenti, cosa che accade con puntualità Svizzera) o magari tuffarsi insieme alle rane nelle acque reflue della pozza attraversando la strada per un bagno “nature” di stile nordeuropeo.
Privilegiati.
Così come sono privilegiati i residenti di Pianezzo (quando il vento soffia da nord) o di Via Robinie, quando soffia da ovest, che hanno la possibilità di allargare i polmoni al mesotelioma perchè nessuno trova modi e risorse di togliere di mezzo centinaia di tonnellate di amianto che giacciono in putrefazione proprio al di la del bosco, "nel cuore pulsante del Parco”.
"Uomo-ambiente-natura-carcinoma”.
No, così non suona così bene.
Sorge dunque spontanea una domanda: a chi giovano questi interventi il cui unico plausibile scopo è quello di incrementare e facilitare ulteriormente l’ afflusso di turisti nel nostro parco e incoraggiare la fruibilità degli esigui scampoli di bosco?
Non è difficile arrivarci, proviamo a farlo per esclusione.
Non giova alla flora ed alla fauna del parco, questo è certo: l’uomo più sta lontano dalla Natura più questa ne giova.
Non giova nemmeno ai residenti che, loro malgrado, subiscono inermi le orde dei barbari in ogni periodo dell’ anno: da Ottobre a Dicembre per le castagne, macchine parcheggiate ovunque; in primavera ed estate idem, con aggiunta di cani senza guinzaglio in giro per i sentieri, maleducazione diffusa, gente sdraiata nei prati con lo stereo a massimo volume, bicilette elettriche e non a fare downhill per i sentieri in mezzo alla gente. Se un residente attacca il decespugliatore per fare i rovi nel boschetto davanti casa arriva subito lo SWAT team: il frastuono del motore rovina la covata delle uova del merlo; però burini che schiamazzano in mezzo al bosco con le casse bluetooth a massimo volume… eh... li non ci si può fare niente: la polizia locale non ha risorse per pattugliare la domenica - tocca al parco - le guardie ecologiche non sono agenti di pubblica sicurezza e non possono dare multe - tocca alla polizia - ripetere in loop.
Non giova nemmeno alla credibilità di quegli Amministratori “verdi" che per anni hanno cianciato di "turismo lento” a.k.a. il turismo “camminato": dov’è finita l’ idea di potenziare i parcheggi presso le stazioni di Cernusco ed Olgiate per evitare l’arrivo in macchina dentro il parco? Come si coniuga la scelta di realizzare un parcheggio per le auto DENTRO il parco con l’ idea di far arrivare la gente in treno? Forse si parcheggia a Pianezzo e poi si prende la green-way per tornare a casa in treno lasciando qui la macchina?
Non giova nemmeno alla viabilità: nel Vostro articolo scrivete che si pensa di istituire una zona a traffico limitato a Pianezzo: vi correggo… c’è già! Provate infatti a venirci sabato o domenica e vedrete che il traffico é limitato da interdetti che guidano per le nostre strade come io potrei guidare una betoniera in piazza del duomo a Milano. Entrare poi dalla Sbianca direzione Pianezzo comporta incastrarsi sul ponticello con il turista di turno che immagina di avere un bilico attaccato dietro e dunque sta tre metri a sinistra. Farlo da Pagnano? un giorno ci ho perso venti minuti: nelle strettoie di Pianezzo con gente che fa retro fino a Merate.
Insomma… dopo aver fatto stagno e parcheggio, unendo i puntini, si capisce forse meglio perchè si sono trovati anche duecentomila euro per rifare tre ponticelli di legno in mezzo al bosco dopo l’ ammaloramento dei precedenti (tirati su in due weekend da una decina di volontari venticinque anni fa, con una motosega e cinque euro di miscela): le mandrie di chiassosi turisti potranno così’ comodamente parcheggiare in via Pianezzo, visitare lo stagno tra rospi e zanzare e poi, attraverso una camminata bucolica di nemmeno un chilometro e mezzo, in parte tra i campi di mais ed in parte sul sentiero nel bosco che confluisce sul sentiero che arriva dal Molinazzo di Montevecchia (altra zona da velo pietoso) il gitante potrà attraversare il Curone sui ponticelli nuovi di trinca marchiati Cartier e finire direttamente davanti all’ingresso del bio-shop dove si potranno acquistare i celeberrimi formaggini, realizzati all’ ombra della collina di Montevecchia con il latte di capra (anche se, per dirla tutta, nel dimenticato libro di metà ottocento “il Carlambrogio da Montevecchia” che ha per autore il nostro conterraneo Cesare Cantù, si raccontava che i famosi “caprini” di Montevecchia erano fatti… di latte di vacca - Amabile docet).
Ecco, anche se non ho capito a chi giova, certamente ho capito a chi non dispiacerà questo “intervento finanziato da pantalone”: certamente non a chi si libera del terreno “paludoso” che prima rendeva cento euro all’ anno di affitto ad un simpatico contadino per farci l’orto ed ora, dopo il cambio di destinazione d’uso, moltiplica il suo valore di mille volte; non a chi vende il salame ed, in fine, nemmeno ad una manciata di geometri e di progettisti che, con la follia del 110 in fase terminale, dovranno pur sbarcare il lunario anche loro.
Con buona pace delle salamandre, dei castagni, dei residenti, del turismo sostenibile (e del buon senso).
Antonio
Risposta
Gentile lettore, l'opera dello stagno può piacere o non piacere. L'Italia è un Paese pieno di problemi idrogeologici di cui ci si ricorda quando ci sono eventi estremi. Se ogni tanto qualcuno interviene per ridurre le criticità nella regimentazione delle acque con soluzioni naturalisticamente valide, non dovrebbe sembrare una brutta cosa. Rispetto a un "semplice" potenziamento dei sottoservizi per le acque chiare, la realizzazione di uno stagno valorizzerà il contesto ambientale e sarà un elemento di connessione con i boschi umidi, riconosciuti tra i Siti di Interesse Comunitario. Zanzare e insetti in generale non sono esseri fastidiosi, ma vettori di una biodiversità equilibrata. Per di più nelle strette vicinanze dell'area individuata per lo stagno non ci sono centri abitati. Il parcheggio servirebbe per evitare soste anarchiche in giro per Pianezzo e Bagaggera e la ZTL (diversa da una semplice ordinanza di chiusura strada) servirebbe per controllare e sanzionare automaticamente chi si addentra nel Parco negli orari non consentiti, senza bisogno delle pattuglie sottorganico. Sui siti dismessi coperti da amianto, è comprensibile lo sfogo. Ma in attesa della bonifica di quelle aree private non si dovrebbero più fare interventi di riqualificazione ambientale in altre zone pubbliche?M.P.