Sconfitta per l'umanità
Esistono situazioni speciali dove appaiono particolarmente evidenti quelli che molti saccenti opinionisti ritengono debbano essere infondati “luoghi comuni” ma che trovano invece puntuale conferma nel vissuto quotidiano.
La contrapposizione tra rappresentazione mediatica e relativi commenti di analisti e politici e la valutazione popolare attorno al bombardamento di ben 6 edifici di Beirut (rasi al suolo con bombe perforanti di 1000 kg l'una) con la morte del leader di Hezbollah sembra proprio appartenere ad una di queste.
Pur con forme di paludata solidarietà nei confronti delle inermi vittime civili nei talk show televisivi sembra infatti già spirare un cinico e strisciante vento che assegnerebbe a Netanyahu e Israele il ruolo di vincitori. Della serie un conto sono i buoni sentimenti, un conto è la - quasi accondiscendente - presa d'atto della realtà.
Al contrario, se si sente la gente comune (i sondaggi lasciamoli a chi ci crede, vista la loro assai discutibile scientificità), quello che emerge è lo sdegno per quanto sta accadendo ora in Libano ma ancor prima a Gaza con la morte di oltre 42000 innocenti, tra cui migliaia di bambini.
Quindi altro che vincitori! al contrario e nella considerazione popolare, spietati “perdenti” perlomeno in termini di giustizia e umanità.
Da un lato si evidenzia e in qualche modo si apprezza l'elevata tecnologia militare e l'intelligence israeliana che ha saputo trasformare lo sconforto del proprio popolo dell'aver subìto un disumano attacco il 7 ottobre in un ritrovato e ringalluzzito senso di sicurezza ma dall'altro il diffuso sconcerto e l'indignazione che tutto ciò sembra poter ridare consenso alla cricca di Netanyahu.
Quindi il misuratore valutativo per alcuni commentatori dei grandi media finisce con l'essere il grado di spietata efficacia nel raggiungimento dei propri obiettivi piuttosto che i disumani mezzi stragisti utilizzabili.
Ma nessuna operazione d'immagine , più o meno consapevole, potrà mitigare presso l'opinione pubblica più sensibile il grado di nausea circa le più o meno velate giustificazioni di tali pianificati atti criminali. Altrettanto e assai più condannabili di quelli terroristici di ottobre proprio perché prolungati e scientemente quanto massicciamente attuati in una mirata progressione che fa carta straccia di qualsivoglia diritto internazionale e umano come di ogni tentativo di risoluzione politica.
La palese asimmetria tra la più che legittima difesa del proprio territorio e l'applicazione dell'esatto contrario nel confronto di altri popoli come il farsi beffe della volontà dell'unico organismo planetario espressione del multilateralismo dialogante che è l'Onu sono solo alcune delle ipocrisie perpetrate dalla banda Netanyahu e purtroppo caratterizzate, a quel che appare sempre più fondato, dall'apprezzamento della maggioranza degli Israeliani nell'applaudire ad esempio l'azione del proprio esercito alla notizia delle modalità del raid su Beirut. Con il paradosso che un leader prima aspramente e giustamente contestato da gran parte del suo popolo ora scandalosamente “risalga in sella” in ragione di una spietata azione stragista. Come dire che il l'uso indiscriminato, sproporzionato e sostanzialmente terroristico della forza, che coinvolge in modo preponderante i civili, paga e come il cinico sterminio di migliaia di innocenti, a qualunque popolo appartengano, sia legittimato dai propri fini. E se pochi realisticamente piangeranno la scomparsa del leader di Hezbollah, se non per quanto dovuto alla morte di qualsiasi essere umano ben al di là di ogni possibile diversità di etnia o religione, quanta asimmetrica ipocrisia di giudizio da parte dei cantori della solo presunta superiore civiltà occidentale! Che la speranza di una miglior umanità e giustizia si debba oggi riporre maggiormente nell'azione dei popoli dei Brics?
Avevo in precedenza e più volte già espresso, come molti altri, il mio pur dispiaciuto sdegno https://www.merateonline.it/notizie/140092/netanyahu-e-il-terzo-raid-o-il-terzo-reich
ma quello che veramente occorre contrastare ad ogni livello è la giustificazione, sotto qualsiasi forma, del diritto della forza sulla forza del Diritto. Un'assuefazione in tal senso potrebbe ulteriormente inficiare a cascata ogni livello del tessuto sociale con conseguenze irreparabilmente distruttive.
La contrapposizione tra rappresentazione mediatica e relativi commenti di analisti e politici e la valutazione popolare attorno al bombardamento di ben 6 edifici di Beirut (rasi al suolo con bombe perforanti di 1000 kg l'una) con la morte del leader di Hezbollah sembra proprio appartenere ad una di queste.
Pur con forme di paludata solidarietà nei confronti delle inermi vittime civili nei talk show televisivi sembra infatti già spirare un cinico e strisciante vento che assegnerebbe a Netanyahu e Israele il ruolo di vincitori. Della serie un conto sono i buoni sentimenti, un conto è la - quasi accondiscendente - presa d'atto della realtà.
Al contrario, se si sente la gente comune (i sondaggi lasciamoli a chi ci crede, vista la loro assai discutibile scientificità), quello che emerge è lo sdegno per quanto sta accadendo ora in Libano ma ancor prima a Gaza con la morte di oltre 42000 innocenti, tra cui migliaia di bambini.
Quindi altro che vincitori! al contrario e nella considerazione popolare, spietati “perdenti” perlomeno in termini di giustizia e umanità.
Da un lato si evidenzia e in qualche modo si apprezza l'elevata tecnologia militare e l'intelligence israeliana che ha saputo trasformare lo sconforto del proprio popolo dell'aver subìto un disumano attacco il 7 ottobre in un ritrovato e ringalluzzito senso di sicurezza ma dall'altro il diffuso sconcerto e l'indignazione che tutto ciò sembra poter ridare consenso alla cricca di Netanyahu.
Quindi il misuratore valutativo per alcuni commentatori dei grandi media finisce con l'essere il grado di spietata efficacia nel raggiungimento dei propri obiettivi piuttosto che i disumani mezzi stragisti utilizzabili.
Ma nessuna operazione d'immagine , più o meno consapevole, potrà mitigare presso l'opinione pubblica più sensibile il grado di nausea circa le più o meno velate giustificazioni di tali pianificati atti criminali. Altrettanto e assai più condannabili di quelli terroristici di ottobre proprio perché prolungati e scientemente quanto massicciamente attuati in una mirata progressione che fa carta straccia di qualsivoglia diritto internazionale e umano come di ogni tentativo di risoluzione politica.
La palese asimmetria tra la più che legittima difesa del proprio territorio e l'applicazione dell'esatto contrario nel confronto di altri popoli come il farsi beffe della volontà dell'unico organismo planetario espressione del multilateralismo dialogante che è l'Onu sono solo alcune delle ipocrisie perpetrate dalla banda Netanyahu e purtroppo caratterizzate, a quel che appare sempre più fondato, dall'apprezzamento della maggioranza degli Israeliani nell'applaudire ad esempio l'azione del proprio esercito alla notizia delle modalità del raid su Beirut. Con il paradosso che un leader prima aspramente e giustamente contestato da gran parte del suo popolo ora scandalosamente “risalga in sella” in ragione di una spietata azione stragista. Come dire che il l'uso indiscriminato, sproporzionato e sostanzialmente terroristico della forza, che coinvolge in modo preponderante i civili, paga e come il cinico sterminio di migliaia di innocenti, a qualunque popolo appartengano, sia legittimato dai propri fini. E se pochi realisticamente piangeranno la scomparsa del leader di Hezbollah, se non per quanto dovuto alla morte di qualsiasi essere umano ben al di là di ogni possibile diversità di etnia o religione, quanta asimmetrica ipocrisia di giudizio da parte dei cantori della solo presunta superiore civiltà occidentale! Che la speranza di una miglior umanità e giustizia si debba oggi riporre maggiormente nell'azione dei popoli dei Brics?
Avevo in precedenza e più volte già espresso, come molti altri, il mio pur dispiaciuto sdegno https://www.merateonline.it/notizie/140092/netanyahu-e-il-terzo-raid-o-il-terzo-reich
ma quello che veramente occorre contrastare ad ogni livello è la giustificazione, sotto qualsiasi forma, del diritto della forza sulla forza del Diritto. Un'assuefazione in tal senso potrebbe ulteriormente inficiare a cascata ogni livello del tessuto sociale con conseguenze irreparabilmente distruttive.
Germano Bosisio