Olgiate: il libro di Simone Terreni e le atlete olimpiche
Un incontro per rendere omaggio alle atlete, raccontando di donne coraggiose che con le loro imprese sportive hanno dato slancio a innovazioni sociali. Nella serata di lunedì 23 settembre l'atrio del municipio di Olgiate si è gremito di cittadini desiderosi di ascoltare la presentazione dell'opera di Simone Terreni “Il coraggio di sognare: donne olimpiche che hanno fatto la storia”.
Importanti menzioni sono state fatte a Gretel Bergmann, un'atleta ebrea che batté il record di salto in alto alle Olimpiadi del 1936 sotto il regime nazista di Hitler, a Ondina Valla, la prima italiana a vincere l'oro olimpico agli 80 metri ostacoli nel 1936, il suo trionfo venne però sfruttato per esaltare la forza della “razza italiana”. È stata ricordata Fanny Blankers-Koen, che venne soprannominata “la mammina volante", perché all'epoca era una trentenne sposata e madre di due bambini, un fatto fuori dal comune per quei tempi. Per gli straordinari risultati ottenuti, l'olandese venne proclamata “atleta del secolo”.
Il racconto è poi virato su tre ginnaste. Nadia Comaneci, la rumena che per prima a quattordici anni riuscì a ricevere il punteggio massimo di 10, trasformandola nel “trofeo” della Romania. Dopo aver denunciato episodi di violenza, la ragazza scappò negli Stati Uniti, venne dunque chiamata, per la prima volta nella storia, a parlare della sua esperienza alle Nazioni Unite. Diverso il coraggio di Kerri Strug, che dopo essersi rotta i legamenti di una caviglia a causa di un salto sbagliato al volteggio, ripeté l'esibizione permettendo alla squadra americana di ottenere l'oro. Ultima ma non per importanza, Simone Biles, la ginnasta più medagliata di tutti i tempi. Una donna che per il suo grande talento ha ideato due salti che attualmente sono valutati con il coefficiente più alto di difficoltà. Una forza apparentemente inarrestabile, che però alle Olimpiadi di Tokyo del 2021 si ritirò dalla competizione rivendicando la sua salute mentale e denunciando, insieme alle compagne, le violenze sessuali subite da parte di un medico del team.
Terreni ha concluso la sua esposizione con Bebe Vio, l'italiana che ha sdoganato le Paralimpiadi grazie a protesi ideate appositamente per permetterle di praticare il fioretto. Otto anni di successi, che l'hanno mantenuta al vertice delle competizioni nella sua specialità, non le hanno impedito di fondare la “Bebe Vio Academy”, un programma inclusivo che ha come obiettivo la promozione dello sport paralimpico per rendere le varie specialità accessibili per tutti.
A terminare la conferenza è stata la testimonianza diretta di un'atleta italiana vincitrice olimpica: Jennifer Isacco, medaglia di bronzo nel bob a due nelle Olimpiadi di Torino del 2006. La bobbista, ha raccontato come si sia avvicinata per caso alla disciplina insieme ad un'amica, quando entrambe erano appassionate di altro, lei di atletica e l'amica Noemi Scolari di pallanuoto. Dopo aver fatto per due stagioni un corso di bob a Innsbruck, nel 2002 Isacco entrò nel team olimpico con l'obbiettivo di partecipare ai Giochi Invernali del 2006 a fianco di Gerda Weissesteiner. L'atleta ha spiegato come la chiave della vittoria sia stato il legame e l'intesa creatasi tra lei e la compagna. “La notte prima dell'ultima gara avevo scritto un bigliettino di incoraggiamento a Gerda, lei al momento della vittoria lo mostrò in mondovisione a tutti. Lei mi disse che era grazie a questo messaggio se avevamo vinto. Subito dopo l'ha incorniciato e lo ha in casa ancora oggi”. La sintonia fra le due fu dunque ciò che permise di superare di cinque centesimi le canadesi e conquistare per la prima volta il podio femminile nella specialità.
La serata non è stata solo un'occasione per celebrare le donne nello sport, ma per legare l'attività fisica alla musica, con i brani di Ludwig Van Beethoven ed Erik Satie, eseguiti a pianoforte dal maestro Donato Giupponi e introdotti dal compositore Emnio Cominetti con l'aiuto del suo libro “Per Bacco, che musica!”. L'evento è stato organizzato dall’associazione Culture Popolari e Tradizioni della Lombardia con RipartiAmo, Associazione Giovanile Musicale e il Comune di Olgiate.
Un libro illustrato, composto da racconti brevi su donne che hanno scritto la storia dello sport. L'autore ha deciso di dare un assaggio del suo testo narrando le vicende di otto protagoniste, che dalle prime Olimpiadi del 1896 ad oggi hanno fatto la differenza. Il primo personaggio è Stamata Revithi, una donna che viveva nel quartiere povero del porto di Atene, che un giorno, per cambiare la sua condizione, decise di incamminarsi verso la capitale per trovare una nuova occupazione. Sul percorso incontrò un corridore che si stava preparando per le Olimpiadi del 1896, che sarebbero iniziate da lì a poco, che la invitò a partecipare. Lei giunse, un giorno prima dell'inizio della gara, a Maratona, la città che diede il nome alla corsa. La donna venne accolta calorosamente dalle autorità, ma le fu vietata la partecipazione ai Giochi. Nonostante il risultato non le sarebbe stato riconosciuto, Revithi decise di correre da sola il giorno dopo e completò il percorso in cinque ore e mezza. La sua volontà di mettersi in discussione aiutò a spianare la strada per le donne, che dall'edizione successiva, poterono partecipare in discipline minori.
Importanti menzioni sono state fatte a Gretel Bergmann, un'atleta ebrea che batté il record di salto in alto alle Olimpiadi del 1936 sotto il regime nazista di Hitler, a Ondina Valla, la prima italiana a vincere l'oro olimpico agli 80 metri ostacoli nel 1936, il suo trionfo venne però sfruttato per esaltare la forza della “razza italiana”. È stata ricordata Fanny Blankers-Koen, che venne soprannominata “la mammina volante", perché all'epoca era una trentenne sposata e madre di due bambini, un fatto fuori dal comune per quei tempi. Per gli straordinari risultati ottenuti, l'olandese venne proclamata “atleta del secolo”.
Il racconto è poi virato su tre ginnaste. Nadia Comaneci, la rumena che per prima a quattordici anni riuscì a ricevere il punteggio massimo di 10, trasformandola nel “trofeo” della Romania. Dopo aver denunciato episodi di violenza, la ragazza scappò negli Stati Uniti, venne dunque chiamata, per la prima volta nella storia, a parlare della sua esperienza alle Nazioni Unite. Diverso il coraggio di Kerri Strug, che dopo essersi rotta i legamenti di una caviglia a causa di un salto sbagliato al volteggio, ripeté l'esibizione permettendo alla squadra americana di ottenere l'oro. Ultima ma non per importanza, Simone Biles, la ginnasta più medagliata di tutti i tempi. Una donna che per il suo grande talento ha ideato due salti che attualmente sono valutati con il coefficiente più alto di difficoltà. Una forza apparentemente inarrestabile, che però alle Olimpiadi di Tokyo del 2021 si ritirò dalla competizione rivendicando la sua salute mentale e denunciando, insieme alle compagne, le violenze sessuali subite da parte di un medico del team.
Terreni ha concluso la sua esposizione con Bebe Vio, l'italiana che ha sdoganato le Paralimpiadi grazie a protesi ideate appositamente per permetterle di praticare il fioretto. Otto anni di successi, che l'hanno mantenuta al vertice delle competizioni nella sua specialità, non le hanno impedito di fondare la “Bebe Vio Academy”, un programma inclusivo che ha come obiettivo la promozione dello sport paralimpico per rendere le varie specialità accessibili per tutti.
A terminare la conferenza è stata la testimonianza diretta di un'atleta italiana vincitrice olimpica: Jennifer Isacco, medaglia di bronzo nel bob a due nelle Olimpiadi di Torino del 2006. La bobbista, ha raccontato come si sia avvicinata per caso alla disciplina insieme ad un'amica, quando entrambe erano appassionate di altro, lei di atletica e l'amica Noemi Scolari di pallanuoto. Dopo aver fatto per due stagioni un corso di bob a Innsbruck, nel 2002 Isacco entrò nel team olimpico con l'obbiettivo di partecipare ai Giochi Invernali del 2006 a fianco di Gerda Weissesteiner. L'atleta ha spiegato come la chiave della vittoria sia stato il legame e l'intesa creatasi tra lei e la compagna. “La notte prima dell'ultima gara avevo scritto un bigliettino di incoraggiamento a Gerda, lei al momento della vittoria lo mostrò in mondovisione a tutti. Lei mi disse che era grazie a questo messaggio se avevamo vinto. Subito dopo l'ha incorniciato e lo ha in casa ancora oggi”. La sintonia fra le due fu dunque ciò che permise di superare di cinque centesimi le canadesi e conquistare per la prima volta il podio femminile nella specialità.
La serata non è stata solo un'occasione per celebrare le donne nello sport, ma per legare l'attività fisica alla musica, con i brani di Ludwig Van Beethoven ed Erik Satie, eseguiti a pianoforte dal maestro Donato Giupponi e introdotti dal compositore Emnio Cominetti con l'aiuto del suo libro “Per Bacco, che musica!”. L'evento è stato organizzato dall’associazione Culture Popolari e Tradizioni della Lombardia con RipartiAmo, Associazione Giovanile Musicale e il Comune di Olgiate.
I.Bi.