Olgiate: i fedeli riabbracciano don Carlo e don Mauro per i 30 e 50 anni di sacerdozio
Giornata di festa per la comunità parrocchiale di Olgiate Molgora quella di domenica 15 settembre. Don Carlo Silva e don Mauro Mascheroni sono tornati in paese per riabbracciare i fedeli che – in periodi diversi – hanno guidato e soprattutto per celebrare con loro due traguardi importanti. Per don Carlo infatti quest’anno ricorre il 50° da quando è stato ordinato sacerdote. Per don Mauro invece il 30°.
Insieme a don Emanuele Colombo, presso la chiesa Maria Madre della Chiesa, i due sacerdoti hanno concelebrato una santa Messa durante la quale hanno ringraziato il Signore per questi anni e hanno voluto condividere con i fedeli delle riflessioni su quanto appreso durante il loro cammino.
Don Carlo in particolare ha chiesto perdono a Dio per gli immensi benefici di cui ha goduto e la rispondenza che è stato in grado di dare. “Benefici che non sempre sono stato in grado di portare a frutto come il Padre avrebbe desiderato. Chiedo perdono anche per le attese che sono mancate, e a volte anche per delle difficoltà nell’esercizio pastorale”. Il sacerdote ordinato nel 1974, giunto per la prima volta a Olgiate nel 2013, però ha voluto anche ringraziare. “Un ringraziamento che parte proprio dal riconoscersi peccatore, limitato. I limiti – capovolgo la medaglia – diventano espressione di donazione, adesione e ringraziamento. Ringrazio il Signore per i limiti che ho affrontato, per quelli che non sono stato in grado di risolvere fino in fondo, perché questi limiti hanno fatto crescere in me la consapevolezza di essere guidato, sostenuto e amato da Dio”.
Don Carlo ha condiviso anche un’altra immagine. “Diceva il mio padre spirituale che la nostra vita è un po’ come il pennino del cardiogramma, va su e giu. Alcune volte si è nel pieno dell’entusiasmo, altre volte si fa fatica a superare le varie difficoltà, ci si abbatte. L’importante però è che quel pennino non resti a scrivere una linea retta, perché se no sarebbe la fine. Quando il mio pennino segnava il basso era il momento in cui mi dovevo concentrare davanti al Signore per chiedergli cosa volesse che io facessi. E diventava duro, perché molte volte quello che lui pensava nei miei confronti non coincideva con quello che volevo io. Allora c’era questa lotta interiore, che alla fine mi portava a dire: Signore, hai ragione tu. Dovevo abbassare la testa, prendere la croce e seguirla”. Per questi motivi ha tenuto ancora a rendere grazie per il fatto di essere potuto essere a Olgiate domenica mattina. “Sento il bisogno di questo perdono e di questo ringraziamento”.
Anche don Mauro Mascheroni ha voluto esprimere la sua gratitudine, soprattutto per una cosa che sente di aver imparato proprio a Olgiate Molgora dal 1998, quando ha iniziato la sua seconda avventura di guida spirituale e ha vissuto quelli che ha definito “gli anni più belli della sua vita”. “Ho tanti ricordi di questa parrocchia, ma c’è una cosa in particolare che però forse ho imparato qui, quando sono arrivato all’inizio del ministero, dai 31 ai 38 anni. Qui ho imparato a fidarmi delle persone” ha detto, ricordando che, se Dio esiste, di Lui ci si può fidare, mentre il problema rimane sempre quello di fidarsi delle persone.
“Sappiamo che hanno i loro limiti e i loro difetti, ma non abbiamo altra scelta. È bello dare fiducia agli altri. Se poi qualcosa va male, pazienza. In quegli anni qui ho imparato questo, dai giovani del decanato, dai preti di allora, da don Natale” ha proseguito, facendo notare come adesso siano cambiate un po’ di cose e si è chiamati ad avere fiducia anche nelle altre comunità. “Ai tempi mi sembrava ci fosse più voglia di fare cose insieme rispetto ad ora. Oggi il Vangelo di Nicodemo diceva: dovete rinascere. Certo, rinascere, ma prima deve morire qualcosa. Da questo ho imparato che le cose belle fatte, vissute, passano. Troviamo prospettive nuove”.
Il messaggio di don Mauro per i parrocchiani dunque è stato: gratitudine per il passato, ma anche per il futuro.
Al termine della santa Messa, i sacerdoti si sono fermati sul sagrato della chiesa per prendere parte insieme ai fedeli a un buffet organizzato dai volontari. Un’occasione per rivedere vecchie amicizie e conoscenze, salutarsi, riabbracciarsi e passare del tempo ricordando gli anni trascorsi insieme.
Insieme a don Emanuele Colombo, presso la chiesa Maria Madre della Chiesa, i due sacerdoti hanno concelebrato una santa Messa durante la quale hanno ringraziato il Signore per questi anni e hanno voluto condividere con i fedeli delle riflessioni su quanto appreso durante il loro cammino.
Don Carlo in particolare ha chiesto perdono a Dio per gli immensi benefici di cui ha goduto e la rispondenza che è stato in grado di dare. “Benefici che non sempre sono stato in grado di portare a frutto come il Padre avrebbe desiderato. Chiedo perdono anche per le attese che sono mancate, e a volte anche per delle difficoltà nell’esercizio pastorale”. Il sacerdote ordinato nel 1974, giunto per la prima volta a Olgiate nel 2013, però ha voluto anche ringraziare. “Un ringraziamento che parte proprio dal riconoscersi peccatore, limitato. I limiti – capovolgo la medaglia – diventano espressione di donazione, adesione e ringraziamento. Ringrazio il Signore per i limiti che ho affrontato, per quelli che non sono stato in grado di risolvere fino in fondo, perché questi limiti hanno fatto crescere in me la consapevolezza di essere guidato, sostenuto e amato da Dio”.
Don Carlo ha condiviso anche un’altra immagine. “Diceva il mio padre spirituale che la nostra vita è un po’ come il pennino del cardiogramma, va su e giu. Alcune volte si è nel pieno dell’entusiasmo, altre volte si fa fatica a superare le varie difficoltà, ci si abbatte. L’importante però è che quel pennino non resti a scrivere una linea retta, perché se no sarebbe la fine. Quando il mio pennino segnava il basso era il momento in cui mi dovevo concentrare davanti al Signore per chiedergli cosa volesse che io facessi. E diventava duro, perché molte volte quello che lui pensava nei miei confronti non coincideva con quello che volevo io. Allora c’era questa lotta interiore, che alla fine mi portava a dire: Signore, hai ragione tu. Dovevo abbassare la testa, prendere la croce e seguirla”. Per questi motivi ha tenuto ancora a rendere grazie per il fatto di essere potuto essere a Olgiate domenica mattina. “Sento il bisogno di questo perdono e di questo ringraziamento”.
Anche don Mauro Mascheroni ha voluto esprimere la sua gratitudine, soprattutto per una cosa che sente di aver imparato proprio a Olgiate Molgora dal 1998, quando ha iniziato la sua seconda avventura di guida spirituale e ha vissuto quelli che ha definito “gli anni più belli della sua vita”. “Ho tanti ricordi di questa parrocchia, ma c’è una cosa in particolare che però forse ho imparato qui, quando sono arrivato all’inizio del ministero, dai 31 ai 38 anni. Qui ho imparato a fidarmi delle persone” ha detto, ricordando che, se Dio esiste, di Lui ci si può fidare, mentre il problema rimane sempre quello di fidarsi delle persone.
“Sappiamo che hanno i loro limiti e i loro difetti, ma non abbiamo altra scelta. È bello dare fiducia agli altri. Se poi qualcosa va male, pazienza. In quegli anni qui ho imparato questo, dai giovani del decanato, dai preti di allora, da don Natale” ha proseguito, facendo notare come adesso siano cambiate un po’ di cose e si è chiamati ad avere fiducia anche nelle altre comunità. “Ai tempi mi sembrava ci fosse più voglia di fare cose insieme rispetto ad ora. Oggi il Vangelo di Nicodemo diceva: dovete rinascere. Certo, rinascere, ma prima deve morire qualcosa. Da questo ho imparato che le cose belle fatte, vissute, passano. Troviamo prospettive nuove”.
Il messaggio di don Mauro per i parrocchiani dunque è stato: gratitudine per il passato, ma anche per il futuro.
Al termine della santa Messa, i sacerdoti si sono fermati sul sagrato della chiesa per prendere parte insieme ai fedeli a un buffet organizzato dai volontari. Un’occasione per rivedere vecchie amicizie e conoscenze, salutarsi, riabbracciarsi e passare del tempo ricordando gli anni trascorsi insieme.
E.Ma.