Caccia: la riapertura della vergogna
Domenica 15 settembre in molte regioni italiane prende il via la caccia, l’inutile (ammesso che ce ne possa essere una utile…) mattanza di animali da parte di persone che tramandano le tradizioni troglodite dei loro avi. Il nostro è un giudizio severo e pensante verso tutti coloro che, con abiti firmati o meno, armi dei nonni o acquistate seguendo le ultime mode di tendenza, decidono di sentirsi bene nell’ammazzare un animale… non per difendersi o mangiare, ma il gusto di ammazzare un essere vivente.
Certo, in un Paese in cui una signora di Viareggio si sente in dovere di ammazzare chi le ha rubato la borsetta, ci sarebbe poco da stupirsi se alcuni decidono di far fuori animali colpevoli solo di esser tali. Ma preferiamo continuare a stupirci. Il nostro è un grido di allarme non per mitigare o modificare le attuali normative, ma perché si vieti di ammazzare animali dicendo che sia uno sport.
Gli incivili che incontreremo in questi giorni nelle nostre campagne godono anche di un privilegio che, solo a ricordarlo, anche un inesperto di diritto si stupirebbe: imbracciare un fucile e sparare consente, in mancanza di barriere fisiche e pur in presenza di cartelli che indichino “proprietà privata”, di valicare queste proprietà e fare i propri comodi, facendo vagare proiettili fin sotto le case di chi abita in queste campagne. Non sono poche, inoltre, le segnalazioni di cacciatori armati che vagano anche dopo aver violato le barriere ostative all’accesso in una proprietà privata. Dove sono i giusti paladini di questo diritto che, invece, troviamo ovunque quando si tratta di difendere i loro privilegi (per esempio in quegli affitti brevi che causano l’overturism), ma si nascondono quando devono invece convivere anche con i diritti di chi non la pensa come loro? Privilegi, per l’appunto.
Se qualcuno ha voglia e argomenti, ci spieghi perché bisogna continuare ad ammazzare questi animali. Si eviti, per esempio, la solita solfa di quelli che dicono che loro cacciatori sono i migliori difensori della natura, perché gli equilibri, i cinghiali, etc… ci sono ben altri metodi, ad appannaggio esclusivo delle autorità, per aiutare gli equilibri ed evitare i cinghiali che arrivano fin sotto le nostre case nei centri urbani.
Crediamo che si continui impunemente, senza argomenti che non la bramosia di sangue dei cacciatori, solo perché le nostre amministrazioni (centrali, regionali e locali) hanno deciso di essere inermi e complici per un proprio tornaconto: danno soldi pubblici a questi soggetti in cambio di pacchetti di voti. Ogni Regione ha il suo rappresentante dei cacciatori tra gli eletti, anche se negli ultimi anni sono spariti alcuni partiti che si richiamavano specificamente a questa mattanza, accontentandosi di posti di potere e di impegni programmatici delle varie amministrazioni.
Mediamente, quando scriviamo di queste cose ci arrivano minacce (anche fisiche) e denunce da parte di associazioni venatorie, financo lettere indignate da parte di alcuni associati Aduc che condividono invece la caccia. Non ci fermeremo per questo. Abbiamo in corso anche cause intentate da “ultrà” di questa mattanza.
Certo, in un Paese in cui una signora di Viareggio si sente in dovere di ammazzare chi le ha rubato la borsetta, ci sarebbe poco da stupirsi se alcuni decidono di far fuori animali colpevoli solo di esser tali. Ma preferiamo continuare a stupirci. Il nostro è un grido di allarme non per mitigare o modificare le attuali normative, ma perché si vieti di ammazzare animali dicendo che sia uno sport.
Gli incivili che incontreremo in questi giorni nelle nostre campagne godono anche di un privilegio che, solo a ricordarlo, anche un inesperto di diritto si stupirebbe: imbracciare un fucile e sparare consente, in mancanza di barriere fisiche e pur in presenza di cartelli che indichino “proprietà privata”, di valicare queste proprietà e fare i propri comodi, facendo vagare proiettili fin sotto le case di chi abita in queste campagne. Non sono poche, inoltre, le segnalazioni di cacciatori armati che vagano anche dopo aver violato le barriere ostative all’accesso in una proprietà privata. Dove sono i giusti paladini di questo diritto che, invece, troviamo ovunque quando si tratta di difendere i loro privilegi (per esempio in quegli affitti brevi che causano l’overturism), ma si nascondono quando devono invece convivere anche con i diritti di chi non la pensa come loro? Privilegi, per l’appunto.
Se qualcuno ha voglia e argomenti, ci spieghi perché bisogna continuare ad ammazzare questi animali. Si eviti, per esempio, la solita solfa di quelli che dicono che loro cacciatori sono i migliori difensori della natura, perché gli equilibri, i cinghiali, etc… ci sono ben altri metodi, ad appannaggio esclusivo delle autorità, per aiutare gli equilibri ed evitare i cinghiali che arrivano fin sotto le nostre case nei centri urbani.
Crediamo che si continui impunemente, senza argomenti che non la bramosia di sangue dei cacciatori, solo perché le nostre amministrazioni (centrali, regionali e locali) hanno deciso di essere inermi e complici per un proprio tornaconto: danno soldi pubblici a questi soggetti in cambio di pacchetti di voti. Ogni Regione ha il suo rappresentante dei cacciatori tra gli eletti, anche se negli ultimi anni sono spariti alcuni partiti che si richiamavano specificamente a questa mattanza, accontentandosi di posti di potere e di impegni programmatici delle varie amministrazioni.
Mediamente, quando scriviamo di queste cose ci arrivano minacce (anche fisiche) e denunce da parte di associazioni venatorie, financo lettere indignate da parte di alcuni associati Aduc che condividono invece la caccia. Non ci fermeremo per questo. Abbiamo in corso anche cause intentate da “ultrà” di questa mattanza.
Vincenzo Donvito Maxia, presidente Aduc