Mons. Delpini abbraccia la comunità e invita i fedeli a costruire la ‘città della pace’
“Quando in una comunità si continua a parlare di ‘noi' e ‘voi’ e creare come un fossato che divide, a ritenere la propria identità come minacciata dalla vocazione alla comunione, allora la convivenza è difficile e sembra che non riconosciamo di avere un’unica origine”. Ha parlato così lunedì sera l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Deplini alla comunità di Brivio e Beverate durante la santa Messa celebrata sul sagrato della chiesa dei Santi Margherita e Simpliciano in occasione della festa patronale della frazione.
Durante la sua omelia, l'alto prelato ha invitato a lavorare insieme per costruire “la città della pace”. Riprendendo le letture proposte ha detto: “Sogniamo la città della pace, della pace semplice, ordinaria, non la città dove tutto è perfetto, ma quella dove i bambini possono giocare, dove si può andare per le strade chiacchierando in compagnia, dove i malati possono essere curati e i poveri assistiti”.
Un messaggio chiaro e limpido che è arrivato ai tanti fedeli che hanno seguito la celebrazione iniziata dalla chiesina di Santa Margherita con una processione –accompagnata dal Corpo Musicale “Giulia Recli” – per portare il simulacro di San Simpliciano fino al sagrato dell'edificio sacro, dove è stata detta messa. Le parole dell’arcivescovo saranno spunto di riflessione per i beveratesi che ormai da qualche anno non possono più accedere alla loro chiesa a causa di problemi strutturali troppo dispendiosi per essere risolti.
“Se vogliamo costruire la città della pace, in questo luogo, in questa comunità, in questi due paesi che sono così fieri della loro storia e così fortemente chiamati a guardare al futuro, cosa si può fare? La città abita laddove la gente riconosce di aver bisogno di Dio e si rende disponibile alle sue Grazie. La città della pace è costruita sulla consapevolezza di avere un’origine comune. Noi, da qualunque parte veniamo, abbiamo un’origine comune, non siamo degli estranei che si devono sopportare, ma fratelli e sorelle che si possono e si devono amare” ha proseguito Monsignor Delpini, lanciando un invito: “Sarebbe bello che di questa comunità si potesse dire così: ‘si dicono cose stupende di te, comunità di Brivio e Beverate’”.
Al termine della celebrazione don Emilio Colombo ha ringraziato l’Arcivescovo per la sua presenza e ha esteso il ringraziamento alle autorità presenti, al sindaco Federico Airoldi, all’amministrazione comunale, ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, della Polizia Locale e soprattutto a tutti parrocchiani. “Ringraziamo l’arcivescovo che al termine della messa si fermerà al salone dell’oratorio con noi per il rinfresco e potrete salutarlo di persona” ha aggiunto don Emilio. “Diciamo che non è un grande sacrificio andare al bar” ha scherzato Mons. Delpini, strappando una risata ai presenti.
La serata è proseguita appunto con il buffet durante il quale molti parrocchiani hanno rivolto un saluto all’arcivescovo, gli hanno consegnato un dono o hanno chiesto una benedizione.
Durante la sua omelia, l'alto prelato ha invitato a lavorare insieme per costruire “la città della pace”. Riprendendo le letture proposte ha detto: “Sogniamo la città della pace, della pace semplice, ordinaria, non la città dove tutto è perfetto, ma quella dove i bambini possono giocare, dove si può andare per le strade chiacchierando in compagnia, dove i malati possono essere curati e i poveri assistiti”.
Ma ci si può accontentare di sognare?. “Siamo troppo intelligenti e abbiamo troppa esperienza per dire che ci basta sognare” ha proseguito Deplini, che ha celebrato l’eucarestia al fianco di don Emilio Colombo, don Emanuele Spada, don Carlo Leo e don Alessandro. Citando il Salmo letto, ha ricordato: “Se il Signore non costruisce la città, invano si affaticano i costruttori. La presunzione degli uomini di fare a meno di Dio costruisce la Torre di Babele, una Babilonia inabitabile, un luogo di conflitti e di incomprensione”.
Un messaggio chiaro e limpido che è arrivato ai tanti fedeli che hanno seguito la celebrazione iniziata dalla chiesina di Santa Margherita con una processione –accompagnata dal Corpo Musicale “Giulia Recli” – per portare il simulacro di San Simpliciano fino al sagrato dell'edificio sacro, dove è stata detta messa. Le parole dell’arcivescovo saranno spunto di riflessione per i beveratesi che ormai da qualche anno non possono più accedere alla loro chiesa a causa di problemi strutturali troppo dispendiosi per essere risolti.
“Se vogliamo costruire la città della pace, in questo luogo, in questa comunità, in questi due paesi che sono così fieri della loro storia e così fortemente chiamati a guardare al futuro, cosa si può fare? La città abita laddove la gente riconosce di aver bisogno di Dio e si rende disponibile alle sue Grazie. La città della pace è costruita sulla consapevolezza di avere un’origine comune. Noi, da qualunque parte veniamo, abbiamo un’origine comune, non siamo degli estranei che si devono sopportare, ma fratelli e sorelle che si possono e si devono amare” ha proseguito Monsignor Delpini, lanciando un invito: “Sarebbe bello che di questa comunità si potesse dire così: ‘si dicono cose stupende di te, comunità di Brivio e Beverate’”.
Al termine della celebrazione don Emilio Colombo ha ringraziato l’Arcivescovo per la sua presenza e ha esteso il ringraziamento alle autorità presenti, al sindaco Federico Airoldi, all’amministrazione comunale, ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, della Polizia Locale e soprattutto a tutti parrocchiani. “Ringraziamo l’arcivescovo che al termine della messa si fermerà al salone dell’oratorio con noi per il rinfresco e potrete salutarlo di persona” ha aggiunto don Emilio. “Diciamo che non è un grande sacrificio andare al bar” ha scherzato Mons. Delpini, strappando una risata ai presenti.
Tra una foto e l’altra, l’arcivescovo ha incontrato anche l’artista olgiatese con studio a Brivio Giovanni Vattimo, che nel 2019 aveva creato un presepe poi esposto a Milano nell’atrio dell’arcivescovado. In quell’occasione Mons. Delpini l’aveva invitato in città per conoscerlo personalmente. Incontratisi di nuovo dopo qualche anno, il prelato e l’artista hanno scambiato qualche parola. Vattimo ha poi voluto omaggiarlo con un’acquaforte che rappresenta la Sacra Famiglia.
La serata è proseguita appunto con il buffet durante il quale molti parrocchiani hanno rivolto un saluto all’arcivescovo, gli hanno consegnato un dono o hanno chiesto una benedizione.
E.Ma.