Centrodestra in macelleria
Il centrodestra meratese è finito in...macelleria. Nemmeno in pellicceria, destino che Craxi presagiva per Andreotti. No, direttamente in macelleria.
Fratelli d’Italia, Lega Salvini premier e Forza Italia sono stati di fatto cancellati dalla mappa provinciale nella fascia sud-orientale del lecchese. A rappresentare il più importante bacino industriale nel Consiglio provinciale – ammesso che riesca a farsi eleggere – sarà Maria Francesca Colombo, vice sindaca di Montevecchia. Dietro di lei il nulla.
Il centrodestra a Merate, tanto baldanzoso fino a pochi mesi fa, straconvinto di vincere una seconda volta, è sparito. La pervicacia di candidare il sindaco uscente ha spaccato l’area già sufficientemente divisa dai cartellini rossi distribuiti da Massimo Panzeri. E la presunta candidatura di Franca Maggioni al Consiglio provinciale ha ulteriormente acuito le distanze tra i diversi soggetti di area. La tesi dominante è che sia stata la Lega a porre il veto. Anche se c’è chi sostiene non sia vero, ma si tratta di personaggi vicinissimi a Mauro Piazza, (Mauro non c’entra nulla . . .!) spesso premiati nelle municipalizzate che poi sono il loro vero obiettivo.
Vecchi forzisti, invece, sanno bene chi muove le file di Lega e Forza Italia nel lecchese in base a calcoli di opportunità, simpatie e antipatie. Inutile far finta che non sia così, anche se possiamo capire chi, beneficiando di un cognome assimilabile, abbia ottenuto un buon risultato elettorale in città e che ora guarda altrove. Più in alto.
Deceduto il centrodestra (senza neanche il conforto delle prefiche) il meratese ora deve sperare nel centrosinistra – “La provincia territorio bene comune” – che schiera Patrizia Riva, record di preferenze a Merate e Felice Rocca sindaco di Osnago. Due amministratori di primo livello.
Nessuna presenza di candidati di Merate neanche tra i “Civici per la provincia”. A rappresentare il bacino due imbersaghesi, Giovanni Ghislandi, ex sindaco e Elena Codara.
Insomma Merate è la seconda città della provincia per numero di abitanti e molto probabilmente per prodotto interno sviluppato, ma sul piano politico-amministrativo conta poco o nulla.
Davvero un pessimo risultato per la nostra classe dirigente. Tutta!
Fratelli d’Italia, Lega Salvini premier e Forza Italia sono stati di fatto cancellati dalla mappa provinciale nella fascia sud-orientale del lecchese. A rappresentare il più importante bacino industriale nel Consiglio provinciale – ammesso che riesca a farsi eleggere – sarà Maria Francesca Colombo, vice sindaca di Montevecchia. Dietro di lei il nulla.
Il centrodestra a Merate, tanto baldanzoso fino a pochi mesi fa, straconvinto di vincere una seconda volta, è sparito. La pervicacia di candidare il sindaco uscente ha spaccato l’area già sufficientemente divisa dai cartellini rossi distribuiti da Massimo Panzeri. E la presunta candidatura di Franca Maggioni al Consiglio provinciale ha ulteriormente acuito le distanze tra i diversi soggetti di area. La tesi dominante è che sia stata la Lega a porre il veto. Anche se c’è chi sostiene non sia vero, ma si tratta di personaggi vicinissimi a Mauro Piazza, (Mauro non c’entra nulla . . .!) spesso premiati nelle municipalizzate che poi sono il loro vero obiettivo.
Vecchi forzisti, invece, sanno bene chi muove le file di Lega e Forza Italia nel lecchese in base a calcoli di opportunità, simpatie e antipatie. Inutile far finta che non sia così, anche se possiamo capire chi, beneficiando di un cognome assimilabile, abbia ottenuto un buon risultato elettorale in città e che ora guarda altrove. Più in alto.
Deceduto il centrodestra (senza neanche il conforto delle prefiche) il meratese ora deve sperare nel centrosinistra – “La provincia territorio bene comune” – che schiera Patrizia Riva, record di preferenze a Merate e Felice Rocca sindaco di Osnago. Due amministratori di primo livello.
Nessuna presenza di candidati di Merate neanche tra i “Civici per la provincia”. A rappresentare il bacino due imbersaghesi, Giovanni Ghislandi, ex sindaco e Elena Codara.
Insomma Merate è la seconda città della provincia per numero di abitanti e molto probabilmente per prodotto interno sviluppato, ma sul piano politico-amministrativo conta poco o nulla.
Davvero un pessimo risultato per la nostra classe dirigente. Tutta!
Claudio Brambilla