Brivio: Noemi Dalla Vecchia si racconta. Da Vaccarezza alla Biennale a passo di danza

Spesso si crede che i giovani provenienti dalla provincia, magari da un paesino con poche migliaia di abitanti o da una piccola frazione, abbiano meno possibilità di raggiungere i propri sogni rispetto a coetanei che vivono in grandi città. La storia di Noemi Dalla Vecchia, giovane danzatrice e coreografa emergente originaria di Vaccarezza, Brivio, giunta a debuttare alla Biennale di Venezia con il proprio spettacolo e un lungo elenco di lavori eseguiti per prestigiosi marchi, dimostra che questo non sempre è vero. 
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Ugo Panzeri e Noemi Dalla Vecchia

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La giovane, classe 1997, nella serata di sabato 31 agosto ha raccontato la propria esperienza di vita durante un evento organizzato dall’associazione “Nostra Signora della Neve” a conclusione della tradizionale Festa di Foppaluera, nell’omonima frazione. Dialogando con l’ex sindaco Ugo Panzeri, Noemi ha ripercorso tutta la sua esistenza partendo dai tempi delle scuole elementari e medie frequentate in paese.   
“Fino ai 9 anni facevo ginnastica ritmica a San Zeno ma non ero molto portata. Io volevo fare danza” ha spiegato. Così ha iniziato a frequentare la scuola Scarpette Rosse di Calco, poi si è spostata a Bernareggio e infine a Sovico. Quando è stato il momento di iniziare il liceo, per lei si è posto il problema di capire come conciliare danza e studio. 
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Bruno Conti, presidente dell’associazione “Nostra Signora della Neve”, Noemi Dalla Vecchia e Ugo Panzeri 

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Ugo Panzeri, Matteo Vignali e Noemi Dalla Vecchia

“Volevo frequentare il liceo linguistico, ma portare avanti anche la passione per la danza. I miei genitori però lavoravano e risultava complicato incastrare tutto”. La famiglia di Noemi ha ragionato e insieme hanno scelto di trovare un posto dove la giovane potesse seguire un percorso professionale di danza contemporanea e allo stesso tempo proseguire gli studi. “Siamo andati a Firenze a vedere alcune accademie con licei vicino. Abbiamo poi trovato l’Opus Ballet. I miei genitori, nonostante avessi solo 14 anni, si sono fidati di me e dell’accademia”. 
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Così per tre anni e mezzo ha vissuto in Toscana, danzando e studiando nel frattempo al Liceo. Ottenuto il diploma ha frequentato un tirocinio nella compagnia dell’accademia e ha iniziato a fare spettacoli. La stessa estate ha conosciuto la coreografa catanese Erika Silgoner, che nel 2015 ha fondato Esklan Art’s Factory, una compagnia di danza contemporanea. 
“La stava aprendo a Roma. Io avevo 17 anni e mi sono trasferita lì. Anche in questo caso i miei genitori hanno appoggiato la mia decisione e questo è stato importante”. 

Noemi parallelamente ha portato avanti gli studi superiori. Nel frattempo con la compagnia Esklan ha iniziato a girare e fare spettacoli in Italia e in Europa, calcando palchi in Germania, Bulgaria, Francia, Grecia, Spagna e persino fuori dal continente, esibendosi a Panama e in Corea. “Mantenersi in quel periodo era impossibile. Quello che contava era fare più esperienza possibile”. Nel corso della serata Noemi ha proiettato alcuni video di sue esibizioni e la domanda di Panzeri è stata inevitabile riguardo a come nasca una coreografia. “Ci sono coreografi e danzatori che decidono di creare il loro linguaggio basandosi solo sul gusto artistico. Alcuni partono da un pensiero, da un’emozione, da un qualcosa di intimo e personale. Ma c’è anche chi si basa solo sull’estetica. Altri ancora invece partono dal vissuto personale”. 
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È in quegli anni che Noemi conosce Matteo Vignali, danzatore originario di Perugia che arriva dal mondo della danza hip-hop. Classe 1993, Matteo è diventato il compagno di Noemi e insieme hanno affrontato il periodo della pandemia e scelto di lasciare Roma per tornare (nel caso di Noemi) a vivere a Vaccarezza, a Brivio, e dedicarsi ai loro progetti. Insieme hanno dato vita al progetto coreografico Vidavè. Nel 2024 hanno creato la loro compagnia e il primo lavoro che hanno fatto è stato “Another With You”. Questo progetto, che racconta la storia di due persone che cadono vittime della quotidianità, ha ricevuto moltissimi riconoscimenti, tra cui il Premio Prospettiva Danza di Padova che gli ha fruttato un contributo economico, e ha debuttato a livello internazionale al TanzArtOstWest di Giessen. 

Matteo, presente alla serata, ha raccontato: “Eravamo danzatori interpreti del nostro stesso lavoro. Il pubblico percepiva che in scena ci fosse la nostra stessa relazione in scena”. Il duo ha proseguito creando nuove produzioni, come “Hansel & Gretel Alteration” che ha debuttato al teatro Fontana di Milano e gli ha fatto vincere altri premi che gli hanno permesso di poter assumere altri danzatori e costumi realizzati da professionisti. 
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Poi è accaduto che Noemi e Matteo si sono imbattuti nel bando nazionale per le nuove coreografie di Biennale Danza. Hanno deciso di candidare il progetto “Folklore dinamic” che, selezionato tra centinaia di proposte, non solo è stato selezionato, ma ha anche vinto ed è andato in scena in prima mondiale al festival di Biennale Danza tenutosi a Venezia al teatro Piccolo Arsenale lo scorso 30 luglio. “Per noi è stata un’opportunità molto importante. Abbiamo ricevuto il premio lo scorso dicembre e ci siamo messi a lavorare per programmare il budget e inserire le varie figure professionali. Noi non abbiamo danzato, ci siamo dedicati solo alla coreografia per una volta”.
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Lo spettacolo, che ha messo in scena tutti gli anni di studio dei ragazzi sul corpo come strumento indispensabile per generare movimento, è un insieme di storie, proverbi, giochi, superstizioni e gesti delle diverse tradizioni popolari italiane che prendono forma nel movimento. Sul palco cinque performer si ‘ribellano’ a una voce omologante forti delle proprie radici, costumi e valori che rischiano l’estinzione. “Quando ci hanno chiesto una bozza del progetto non avevamo nulla. Abbiamo chiamato uno dei nostri ballerini e l’abbiamo fatto venire proprio qui, a Foppaluera, per scattare delle fotografie che rendessero l’idea del nostro spettacolo”. 
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Al microfono don Emilio Colombo

“Il messaggio di questa sera è che da Vaccarezza si può arrivare ovunque” ha osservato Ugo Panzeri. Noemi Dalla Vecchia ha voluto però puntualizzare: “È vero, ma le qualità non bastano. Serve fortuna e soprattutto supporto da parte della famiglia, non solo dal punto di vista economico”. Ha concordato anche il compagno Matteo, che ha rivelato: “Prima di entrate in scena ci guardiamo e ci diciamo sempre che lo facciamo per i nostri genitori”. 
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Intervenuto a fine serata anche don Emilio Colombo, che ha voluto lanciare un messaggio ispirato alla storia di Noemi: “La fiducia è importante, riceverla è come il pane. Lei ha raccontato di aver avuto la fiducia dei suoi genitori. Noi tutti abbiamo bisogno di gente che abbia fiducia in noi. Ci dà la forza e la forza è la danza della vita”. 

La serata si è conclusa con un brindisi e l’augurio di poter vedere presto uno spettacolo di Noemi e Matteo a Brivio, se qualche associazione o ente sceglierà di offrire un contributo per farlo.
E.Ma.
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