Merate: il 5 ottobre Naranjo Ramirez Amilkar Steven, in Duomo sarà ordinato diacono
Tra i 12 candidati che il prossimo 5 ottobre in Duomo riceveranno l'ordinazione diaconale c'è anche un volto noto alla ai meratesi.
Si tratta di Naranjo Ramirez Amilkar Steven, originario dell'Ecuador, che per tre anni ha prestato servizio in oratorio proprio a Merate, durante gli anni di formazione in Seminario.
Un volto giovane a cui la comunità si è presto affezionata e che ora lo vede coronare una della tappe più importanti del suo cammino di Fede.
Il prossimo 5 ottobre alle ore 9 con i suoi compagni riceverà l'ordinazione dal Vescovo e proseguirà poi nella sua preparazione. Con lui ci saranno i tanti amici meratesi che negli anni ha conosciuto e che gli sono stati vicino condividendo le fatiche e le gioie di questo percorso.
Si tratta di Naranjo Ramirez Amilkar Steven, originario dell'Ecuador, che per tre anni ha prestato servizio in oratorio proprio a Merate, durante gli anni di formazione in Seminario.
Un volto giovane a cui la comunità si è presto affezionata e che ora lo vede coronare una della tappe più importanti del suo cammino di Fede.
Il prossimo 5 ottobre alle ore 9 con i suoi compagni riceverà l'ordinazione dal Vescovo e proseguirà poi nella sua preparazione. Con lui ci saranno i tanti amici meratesi che negli anni ha conosciuto e che gli sono stati vicino condividendo le fatiche e le gioie di questo percorso.
“Consacrali nella Verità” è il motto scelto da loro tratto dal Vangelo di Giovanni 17,17
“In questa grande preghiera d’intercessione, il Figlio chiede che i suoi siano consacrati nella verità. Poiché solo Dio è il Santo, ogni santità deriva dalla partecipazione alla sua santità; quindi, consacrare o santificare (o sacrificare - sacrum facere, rendere sacro, divino) qualcosa o qualcuno consiste nel “toglierlo” dal mondo e consegnarlo al Dio vivente. Conseguentemente la persona (o la cosa) non appartiene più a se stessa, ma viene donata a Dio. Questa diviene totalmente sua per essere messa a disposizione degli altri, di tutti. Inoltre, la verità a cui si riferisce il Signore non è un concetto astratto ma Egli sta parlando di se stesso (Gv 16,4), la Parola vivente di Dio, origine, fondamento e fine ultimo della vita di ogni uomo. Cristo chiede al Padre: “rendili una cosa sola con me, legali a me!”; allo stesso tempo ci chiede di perdere noi stessi («Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» - Mt 16,25). Quando finalmente osiamo perdere noi stessi per il Signore, sperimentiamo quanto sia vera la promessa racchiusa nella sua parola.”
Come immagine abbiamo scelto un dipinto ad olio dell’artista Mike Moyers dal titolo The Lord is My Light. Nel quadro, ispirato a Gv 1, si vede una luce che irrompe dalle tenebre (creazione) e che discendendo sulla terra (incarnazione) illumina tutto intorno andando a formare, con essa, una croce (redenzione). Possiamo chiedere di essere consacrati in Lui proprio perché per primo il Figlio si è unito a noi e ci ha riaperto la strada del Cielo. Questa luce, risplendendo, rischiara e colora l’oscurità: le pennellate rappresentano gli uomini che, più sono lontani da Dio, più sono nelle tenebre, mentre, più si avvicinano alla croce, più risplendono della sua luce. Ci piace l’immagine della croce che risplende nella notte del mondo, della Speranza nuova e definitiva che sorge con la risurrezione di Cristo”.
(dal sito del Seminario Arcivescovile)