Mandic: donna incinta con emorragia grave viene visitata in PS poi inviata a Lecco dove si constata che la bimba è morta
La vicenda, delicatissima, è al vaglio della Direzione strategica dell’ASST di Lecco. Ma oltre che delicata è anche da classificarsi come gravissima se i dettagli troveranno conferma dall’indagine interna condotta dalla direttrice sanitaria aziendale Alessandra Grappiolo.
Questi i fatti ancora tutti da confermare. Alle 20.54 di lunedì 19 agosto si presenta in pronto soccorso al San Leopoldo Mandic una donna residente in un comune confinante in attesa di una bimba. La gravidanza è ormai alla 34° settimana. La donna perde sangue, copiosamente. Viene visitata ma non essendoci attivo il reparto di Ostetricia dopo lo smantellamento nei fatti sotto la direzione Favini, nessuno si sente di dover intervenire. Alle 21.30 la donna viene messa in ambulanza che parte a sirene spiegate alla volta del Manzoni di Lecco. Arrivata al presidio i medici procedono con un taglio cesareo. Ma il bambino di circa 2 chilogrammi è morto.
In casi del genere, dicono gli esperti, si interviene subito, ovunque, con un taglio cesareo. Perché si tratta di un classico caso di “Emergenza intrasferibile”. E anche il Mandic, nonostante la chiusura del reparto, dovrebbe assicurare la presenza di personale per queste emergenze. C’è una divisione di Chirurgia con un medico sempre reperibile e personale ostetrico.
Sembra, ma anche questo è un particolare che va verificato, che esista un protocollo in base al quale in casi analoghi la paziente deve essere portata a Lecco.
Perché, viceversa, oltre a ricorrere al chirurgo del presidio, forse sarebbe stato più opportuno, viste le condizioni della paziente, trasferirla all’ospedale di Vimercate, indubbiamente assai più vicino.
Come si diceva la vicenda è delicatissima e attende di essere chiarita dalla Direzione Generale al fine di accertare eventuali responsabilità.
Resta il fatto tragico che con un’Ostetricia funzionante non ci sarebbero neppure queste emergenze. Non sappiamo quali fossero le condizioni del piccolo. Ma non possiamo escludere che con un intervento immediato in sede, avrebbe potuto sopravvivere.
Questi i fatti ancora tutti da confermare. Alle 20.54 di lunedì 19 agosto si presenta in pronto soccorso al San Leopoldo Mandic una donna residente in un comune confinante in attesa di una bimba. La gravidanza è ormai alla 34° settimana. La donna perde sangue, copiosamente. Viene visitata ma non essendoci attivo il reparto di Ostetricia dopo lo smantellamento nei fatti sotto la direzione Favini, nessuno si sente di dover intervenire. Alle 21.30 la donna viene messa in ambulanza che parte a sirene spiegate alla volta del Manzoni di Lecco. Arrivata al presidio i medici procedono con un taglio cesareo. Ma il bambino di circa 2 chilogrammi è morto.
In casi del genere, dicono gli esperti, si interviene subito, ovunque, con un taglio cesareo. Perché si tratta di un classico caso di “Emergenza intrasferibile”. E anche il Mandic, nonostante la chiusura del reparto, dovrebbe assicurare la presenza di personale per queste emergenze. C’è una divisione di Chirurgia con un medico sempre reperibile e personale ostetrico.
Sembra, ma anche questo è un particolare che va verificato, che esista un protocollo in base al quale in casi analoghi la paziente deve essere portata a Lecco.
Perché, viceversa, oltre a ricorrere al chirurgo del presidio, forse sarebbe stato più opportuno, viste le condizioni della paziente, trasferirla all’ospedale di Vimercate, indubbiamente assai più vicino.
Come si diceva la vicenda è delicatissima e attende di essere chiarita dalla Direzione Generale al fine di accertare eventuali responsabilità.
Resta il fatto tragico che con un’Ostetricia funzionante non ci sarebbero neppure queste emergenze. Non sappiamo quali fossero le condizioni del piccolo. Ma non possiamo escludere che con un intervento immediato in sede, avrebbe potuto sopravvivere.