Gino Prinetti: Merate ha un debito di riconoscenza

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Prendo spunto dall’Editoriale di Merateonline, nella ricorrenza dell’ottantesimo anniversario della morte del Partigiano Capitano Gino Prinetti, per rinnovare, anche a mezzo stampa, l’appello all’ Amministrazione Comunale affinché effettui una manutenzione straordinaria della via pubblica intitolata al Capitano.

Sembra che la via sia stata tracciata nell’immediato secondo dopoguerra all’indomani dei funerali celebrati, a Merate, nel settembre del 1945; parte da via Emilio Bianchi, in asse con l’ingresso alla Cascina Montalbano e arriva dirimpetto al cancello secondario del Parco Subaglio.

Purtroppo le diverse Consigliature succedutesi, compresa la Giunta di cui feci parte, non hanno pensato di pavimentare la strada che è sterrata e mal ridotta.

La vicenda del “Capitano Gino” è molto legata a Merate ed a Villa Subaglio; il romanzo autobiografico scritto dalla sorella Mimi Prinetti in Zorzi offre, negli anni di guerra e, soprattutto, durante l’occupazione tedesca, uno spaccato di vita meratese e, in lontananza, l’eco della lotta partigiana del Capitano.

Le scorribande in bici per le vie di Merate, le visite a Villa Cornaggia (Casa Marignano nella finzione romanzesca), la spensieratezza di prima dell’8 settembre, lasciano il posto alle angosce per la lontananza del fratello ed i pericoli cui andava incontro.

Merate è luogo strategico all’incrocio fra le direttrici Milano – Lecco e Bergamo – Como per cui le forze di occupazione vi realizzano un “Quartiere generale” insediandosi nell’allora Villa Sala (nel dopoguerra Valenzasca), sull’attuale via Donato Frisia, con un comando dell’Aeronautica tedesca (Luftwaffe), al Collegio delle Dame Inglesi con un’unità di SS, formata da soldati di alcune Repubbliche asiatiche dell’Unione Sovietica (i “Mongoli” per i Meratesi).

Inoltre vennero requisite, per insediarvi comandi ed alloggi di ufficiali tedeschi, molte le ville (circa 25) ubicate lungo le vie Garibaldi, Terzaghi, Indipendenza; gli abitanti vennero espulsi con la forza, la zona costituì una sorta di “Isola tedesca” e fu chiusa al traffico civile. 

Ci fu un tentativo di requisizione della Villa Subaglio, posta in posizione sommitale ed idonea per l’installazione di una stazione radio, ma la famiglia Prinetti ne sventò la realizzazione, ospitando un certo numero di sfollati dalle città.

In tale contesto e con un familiare partigiano i Prinetti erano nel mirino di tedeschi e fascisti della Repubblica Sociale per cui subivano frequentemente visite da parte di ufficiali tedeschi accompagnati dal gerarca locale. 

Il conte Piero, padre di Gino, fu interrogato, riguardo al figlio e subì una decina di giorni di carcerazione.

Nel settembre del 1944 arriva ai Prinetti la notizia della morte del Capitano Gino gettando nella disperazione la famiglia. Il romanzo termina nell’aprile del 1945, con il pernottamento, in Villa del “Ras di Cremona” Roberto Farinacci che, all’indomani, sarà fucilato a Vimercate.

Il Capitano Gino è una figura eroica e Merate, città di adozione, ha un debito di riconoscenza; tra l’altro, oltre all’intervento sulla via, sarebbe opportuno ricordarlo anche nel Museo della Resistenza, annesso al Museo Civico di Merate.

Riferimento bibliografico: “I Nemici in giardino” di Mimi Zorzi
Ernesto Passoni del Direttivo ANPI Brianza Meratese
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