La strada dell’eroico Capitano
Il capitano Gino Prinetti – semmai sia davvero lassù – si sarà compiaciuto per le cerimonie che Merate gli sta dedicando da qualche mese. Dopo anni di oblio, infatti, già l’ex sindaco Massimo Panzeri aveva voluto ricordare la figura del nobile partigiano con un lungo e appassionato ricordo durante la cerimonia del 25 aprile. Adesso il suo successore concede il bis davanti al maestoso cancello di villa Subaglio, la magione in cui dimorò a lungo l’ufficiale morto a 22 anni sulle montagne biellesi il 9 agosto di ottant’anni fa combattendo contro i nazifascisti sotto le insegne della brigata “Garibaldina Osella”.
La cerimonia non ha entusiasmato i meratesi. E nemmeno i membri del Consiglio comunale con fiancheggiatori/trici al seguito. Solitamente l’ex maggioranza presidiava come una formazione militare ogni evento e, in caso di afa, poteva contare sul supporto esterno per il minuto mantenimento.
Davanti alla Villa che fu del marchese Rascalli poi del nobile don Giacomo Sala, quindi di Emanuele Prinetti Castelletti e, infine, del conte Piero Prinetti c’era solo Franca Maggioni, ex assessore ai servizi sociali oggi in opposizione (nota: ma non aveva fatto mente locale quando il Sindaco ha presentato la nuova segretaria?).
Bene, l’ottantesimo di morte è stato adeguatamente celebrato, ora però si deve pensare ai vivi. All’eroico Capitano la città ha intitolato una strada interna che collega via Bianchi con l’ingresso secondario della villa incrociando il sentiero dalla torre al lago voluto dall’ex sindaco Andrea Robbiani e dal suo assessore Massimiliano Vivenzio.
E’ una strada comunale impercorribile a causa di profonde buche e pietrisco ovunque. Diciamolo pure: una vergogna cui la precedente Amministrazione, quella del fare, non aveva mai messo mano, tutta intenta a pavoneggiarsi per via Verdi (quartiere dove, per inciso, Salvioni ha stra-battuto Panzeri).
Dunque dopo i peana di destra e di sinistra è tempo di mettere mano al badile. Se davvero si vuole onorare il nostro eroico concittadino si renda degna anche la strada a lui dedicata.
Altrimenti sono solo parole.
La cerimonia non ha entusiasmato i meratesi. E nemmeno i membri del Consiglio comunale con fiancheggiatori/trici al seguito. Solitamente l’ex maggioranza presidiava come una formazione militare ogni evento e, in caso di afa, poteva contare sul supporto esterno per il minuto mantenimento.
Davanti alla Villa che fu del marchese Rascalli poi del nobile don Giacomo Sala, quindi di Emanuele Prinetti Castelletti e, infine, del conte Piero Prinetti c’era solo Franca Maggioni, ex assessore ai servizi sociali oggi in opposizione (nota: ma non aveva fatto mente locale quando il Sindaco ha presentato la nuova segretaria?).
Bene, l’ottantesimo di morte è stato adeguatamente celebrato, ora però si deve pensare ai vivi. All’eroico Capitano la città ha intitolato una strada interna che collega via Bianchi con l’ingresso secondario della villa incrociando il sentiero dalla torre al lago voluto dall’ex sindaco Andrea Robbiani e dal suo assessore Massimiliano Vivenzio.
E’ una strada comunale impercorribile a causa di profonde buche e pietrisco ovunque. Diciamolo pure: una vergogna cui la precedente Amministrazione, quella del fare, non aveva mai messo mano, tutta intenta a pavoneggiarsi per via Verdi (quartiere dove, per inciso, Salvioni ha stra-battuto Panzeri).
Dunque dopo i peana di destra e di sinistra è tempo di mettere mano al badile. Se davvero si vuole onorare il nostro eroico concittadino si renda degna anche la strada a lui dedicata.
Altrimenti sono solo parole.
Claudio Brambilla