ATS: peste suina. I veterinari spiegano eventuale gestione
Peste suina africana: fortunatamente nelle province di Lecco e Monza non sono stati finora riscontrati focolai di questa infezione virale, non trasmissibile all’uomo, ma altamente contagiosa e spesso letale, che colpisce suini e cinghiali, come accaduto nell’area metropolitana di Milano e nella provincia di Pavia. Il territorio però vuol farsi trovare pronto a questa eventualità, per questo i veterinari di ATS Brianza nei giorni scorsi hanno tenuto un incontro formativo sull’argomento presso la Camera di Commercio di Lecco, in attuazione del Piano nazionale di sorveglianza e contrasto alla malattia, come previsto da apposita ordinanza del Commissario Straordinario.
In sala, a riprova del grande interesse riscosso dall’argomento, oltre 250 rappresentanti dei 3 Comprensori di caccia del territorio: l’Ambito Territoriale di Caccia di Merate, il Comprensorio Prealpino di Lecco e il Comprensorio Alpino di Bellano, oltre alla Polizia Provinciale di Lecco, a guardie venatorie volontarie della provincia di Sondrio e a cacciatori della provincia di Milano. Relatori il dottor Fabio Ravanelli, direttore della Struttura Complessa Sanità Animale, e il dottor Roberto Vanotti, direttore del Distretto Veterinario di Lecco. Obiettivo del Dipartimento Veterinario di ATS Brianza infatti è quello di preparare i cacciatori all’applicazione degli aspetti di biosicurezza nelle aree di restrizione, istituite a seguito di identificazione di cinghiali positivi al virus della peste suina africana.
Oltre alla licenza di caccia e al porto d’armi, occorrerà dunque possedere competenze aggiuntive: solo a seguito di apposita formazione infatti i cacciatori, ma anche i guardiacaccia, potranno essere iscritti nel Registro nazionale dei bioregolatori, istituito sul portale vetinfo.it, e di conseguenza essere autorizzati a prestare la loro opera anche in occasione di riduzioni programmate della fauna selvatica, previste dalla Provincia, o di semplici battute caccia nelle suddette zone di restrizione. Chi caccerà in queste aree, interessate dall’insorgenza di casi di psa, pertanto dovrà conoscere specifiche modalità di condotta per ridurre la potenziale diffusione del virus.
Soddisfatti i veterinari per l’elevato livello quantitativo e qualitativo di partecipazione e attenzione, attestato dai numerosi quesiti posti dai corsisti.
“ATS Brianza – dichiarano Vanotti e Ravanelli – intende proseguire il dialogo proficuo con il mondo venatorio, così come rafforzare l’impegno a proporre nuovi momenti di formazione, affinchè i soggetti operanti sul territorio ricevano linee guida chiare e possano affinare competenze ad hoc, per gestire in modo appropriato ogni tipo di evenienza sanitaria, che possa interessare la nostra fauna selvatica”.
In sala, a riprova del grande interesse riscosso dall’argomento, oltre 250 rappresentanti dei 3 Comprensori di caccia del territorio: l’Ambito Territoriale di Caccia di Merate, il Comprensorio Prealpino di Lecco e il Comprensorio Alpino di Bellano, oltre alla Polizia Provinciale di Lecco, a guardie venatorie volontarie della provincia di Sondrio e a cacciatori della provincia di Milano. Relatori il dottor Fabio Ravanelli, direttore della Struttura Complessa Sanità Animale, e il dottor Roberto Vanotti, direttore del Distretto Veterinario di Lecco. Obiettivo del Dipartimento Veterinario di ATS Brianza infatti è quello di preparare i cacciatori all’applicazione degli aspetti di biosicurezza nelle aree di restrizione, istituite a seguito di identificazione di cinghiali positivi al virus della peste suina africana.
Oltre alla licenza di caccia e al porto d’armi, occorrerà dunque possedere competenze aggiuntive: solo a seguito di apposita formazione infatti i cacciatori, ma anche i guardiacaccia, potranno essere iscritti nel Registro nazionale dei bioregolatori, istituito sul portale vetinfo.it, e di conseguenza essere autorizzati a prestare la loro opera anche in occasione di riduzioni programmate della fauna selvatica, previste dalla Provincia, o di semplici battute caccia nelle suddette zone di restrizione. Chi caccerà in queste aree, interessate dall’insorgenza di casi di psa, pertanto dovrà conoscere specifiche modalità di condotta per ridurre la potenziale diffusione del virus.
Soddisfatti i veterinari per l’elevato livello quantitativo e qualitativo di partecipazione e attenzione, attestato dai numerosi quesiti posti dai corsisti.
“ATS Brianza – dichiarano Vanotti e Ravanelli – intende proseguire il dialogo proficuo con il mondo venatorio, così come rafforzare l’impegno a proporre nuovi momenti di formazione, affinchè i soggetti operanti sul territorio ricevano linee guida chiare e possano affinare competenze ad hoc, per gestire in modo appropriato ogni tipo di evenienza sanitaria, che possa interessare la nostra fauna selvatica”.