Church Pocket/22 - Il silenzio della Chiesa: i sacerdoti e gli “abusi di potere”
Questa volta non inizierò spiegando prima il tema del discutere. Non sono di certo io colui che deve spiegare questa sanguinosa e ignobile piaga che “come fumo di Satana” è entrata nella Chiesa: il rapporto tra clero e pedofilia. Per molti anni, la risposta della Chiesa agli abusi è stata caratterizzata da una politica di silenzio e copertura. Dal 2000 sono 167 sacerdoti con condanna definitiva, come scritto nel primo “Report dei sopravvissuti agli abusi sessuali del clero italiano”. Nel report inoltre sono riportati i dati regione per regione, con il numero dei casi di preti pedofili, che vede al primo posto la Lombardia con 70 casi, seguita dal Veneto con 41, dalla Sicilia con 39, dal Piemonte con 37 e dalla Campania con 34. Questi numeri mi hanno molto amareggiato per due motivi: è inutile, io sono nato e sono diventato uomo nel mondo della Chiesa, che è stata il luogo della mia formazione e crescita, una Madre-istituzione, e leggere i numeri fa male; sono stato maestro alla scuola primaria e se solo penso che certe cose sono state fatte a dei bambini mi si ribolle il sangue. Non sono padre ma a scuola ho sviluppato un senso simile alla paternità.
L’approccio spesso costituiva nei trasferimenti di sacerdoti. Piuttosto che affrontare le accuse, molti sacerdoti incriminati sono stati semplicemente trasferiti in altre parrocchie o diocesi, permettendo loro di continuare a commettere abusi. Negli ultimi anni, sotto la pressione pubblica e mediatica, la Chiesa ha iniziato a prendere misure più serie per affrontare il problema degli abusi. Papa Francesco promulga un aggiornamento delle Norme sui delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della fede, i “delicta graviora”, che colpiscono particolarmente il clero. Questa versione di Francesco modifica quella promulgata nel 2001 da Giovanni Paolo II e già emendata nel 2010 da Benedetto XVI. I delitti contemplati nelle norme rimangono gli stessi.
Giovanni Paolo II è stato il primo papa ad affrontare la questione, con il motu proprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela, promulgato nel 2001. In questo testo legislativo troviamo i “delicta graviora", ossia una serie di reati gravi all'interno della Chiesa, gestiti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, ex Sant’Uffizio.
Questi reati comprendono:
- Crimini contro l'Eucaristia, come la profanazione delle specie consacrate;
- Crimini contro il sacramento della Penitenza, compresi l'assoluzione di un complice in un peccato sessuale, la sollecitazione di un penitente a commettere un peccato sessuale e la violazione diretta e indiretta del sigillo sacramentale (segreto confessionale);
- Crimini contro la morale, inclusi gli abusi sessuali su minori e adulti vulnerabili da parte dei chierici.
Le norme e le procedure per affrontare questi delitti sono delineate in documenti come "Sacramentorum Sanctitatis Tutela," un motu proprio emanato da Papa Giovanni Paolo II nel 2001 e aggiornato da Papa Benedetto XVI nel 2010. Questi documenti spiegano come tali casi debbano essere segnalati, indagati e giudicati, riflettendo l'impegno della Chiesa nell'affrontare questi gravi reati. I testi normativi di Giovanni Paolo II definisco la procedura e gestione dei casi di pedofilia clericale, suddividendo varie fasi:
1. La scoperta: i vescovi e i superiori religiosi devono riferire immediatamente alla Congregazione i casi di delicta graviora.
2. L’analisi del caso: la Congregazione della Dottrina della Fede ha il compito di autorizzare le procedure preliminari e decidere se il caso deve essere trattato tramite un processo giudiziale o amministrativo.
3. La possibilità di ricorrere a provvedimenti immediati come la sospensione del colpevole durante l'indagine.
Le modifiche fatte da Benedetto nel 2021 sono passate alla cronaca come le norme sulla trasparenza. Di seguito le principali novità apportate da Benedetto.
1. Estensione del Periodo di Prescrizione:
Il periodo di prescrizione per i delitti contro i minori è stato esteso da 10 a 20 anni, con decorrenza dal raggiungimento della maggiore età della vittima. Questo permette un tempo maggiore per la denuncia e l'investigazione di abusi che potrebbero emergere anni dopo i fatti partendo non tanto dal reo ma dando più spazio alla vittima di metabolizzare - semmai fosse possibile - e maturare forza e coraggio per denunciare.
2. Maggiore Chiarezza Procedurale:
Vengono fornite misure più rigorose per la gestione dei casi, in cui pesa molto il ruolo e le responsabilità dei vescovi e dei superiori religiosi nell'investigazione preliminare e nella segnalazione alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Questa scelta del Papa nasce alla luce anche delle tante accuse di silenzio della chiesa e di omertà verso la questione. Sulla scia della chiarezza, Il Papa tedesco introduce la collaborazione con le Autorità Civili, incoraggiando i vescovi alla denuncia di abusi sessuali.
Infine Benedetto introduce le misure cautelari immediate contro il presunto colpevole, come la rimozione temporanea dal ministero e da qualsiasi contatto con minori.
Seppur tiepido, è stato un primo passo per portare la questione non solo su un piano religioso-canonico ma anche penale.
Questo aggiornamento è il frutto di una visione volta alla sempre più trasparenza e assunzione di responsabilità della Chiesa cattolica. Benedetto XVI ha cercato di rafforzare le misure preventive e punitive contro gli abusi sessuali, rendendo il processo più rigoroso e le sanzioni più severe per chi viola la fiducia riposta nel clero o per chi copre il clero coinvolto.
Dall’8 dicembre 2021 sono in vigore le modifiche normative di Francesco che, senza stare a considerare l’armonizzazione del motu proprio con il Codice di Diritto Canonico, si possono riassumere in due significativi punti:
3. È stata fatta una distinzione più chiara tra il processo giudiziale e la procedura extragiudiziale. Ora, entrambe le procedure sono integrate nella prassi, con la possibilità di usare il procedimento amministrativo in determinati casi. Le norme del 2010 davano priorità al processo giudiziale lasciando quello extragiudiziale – anche detto “amministrativo” - come eccezione. Si prevede la possibilità di deferire direttamente alla decisione del Papa, in merito alla dimissione o alla deposizione dallo stato clericale, insieme alla dispensa delle promesse sacerdotali e/o dai voti religiosi.
Papa Francesco ha dimostrato un impegno significativo, a mio avviso, nel supportare le vittime di pedofilia del clero. Durante il suo pontificato, ha incontrato vittime degli abusi per ascoltare le loro testimonianze e mostrare solidarietà, come dimostrano gli incontri del 2015, durante il suo viaggio negli Stati Uniti, nel 2018, durante la visita in Irlanda per l'Incontro Mondiale delle Famiglie, nel 2023, in Portogallo, ha incontrato 13 vittime di abusi durante il suo viaggio a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù. Nonostante il mio atteggiamento spesso critico nei suoi confronti, do atto al Papa di averci messo l’impegno e di aver fatto qualcosa di concreto, su più livelli come le leggi, gli incontri e l’ascolto. Basta questo? Ovviamente no! È solo l’inizio e la direzione giusta per un cammino onesto, rispetto, trasparente e cristiano ma diamo atto a Bergoglio di aver fatto qualcosa di davvero concreto, almeno stavolta.
Nonostante questi sforzi, il Papa ha ricevuto diverse critiche da ambienti non cattolici. In alcuni casi giudiziari del suo pontificato ha applicato una politica di "tolleranza zero". Molti di questi ambienti chiedevano al Papa un tale atteggiamento nei confronti dei molestatori all'interno della Chiesa.
Nei prossimi appuntamenti vedremo il sacerdozio delle donne, in risposta ad Elena. Daremo voce a preti che hanno vissuto e vivono esperienze diverse di sacerdozio perché, per quanto io possa conoscere questo mondo, non vorrò e non potrò mai parlare “al posto loro”.
L’approccio spesso costituiva nei trasferimenti di sacerdoti. Piuttosto che affrontare le accuse, molti sacerdoti incriminati sono stati semplicemente trasferiti in altre parrocchie o diocesi, permettendo loro di continuare a commettere abusi. Negli ultimi anni, sotto la pressione pubblica e mediatica, la Chiesa ha iniziato a prendere misure più serie per affrontare il problema degli abusi. Papa Francesco promulga un aggiornamento delle Norme sui delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della fede, i “delicta graviora”, che colpiscono particolarmente il clero. Questa versione di Francesco modifica quella promulgata nel 2001 da Giovanni Paolo II e già emendata nel 2010 da Benedetto XVI. I delitti contemplati nelle norme rimangono gli stessi.
Giovanni Paolo II è stato il primo papa ad affrontare la questione, con il motu proprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela, promulgato nel 2001. In questo testo legislativo troviamo i “delicta graviora", ossia una serie di reati gravi all'interno della Chiesa, gestiti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, ex Sant’Uffizio.
Questi reati comprendono:
- Crimini contro l'Eucaristia, come la profanazione delle specie consacrate;
- Crimini contro il sacramento della Penitenza, compresi l'assoluzione di un complice in un peccato sessuale, la sollecitazione di un penitente a commettere un peccato sessuale e la violazione diretta e indiretta del sigillo sacramentale (segreto confessionale);
- Crimini contro la morale, inclusi gli abusi sessuali su minori e adulti vulnerabili da parte dei chierici.
Le norme e le procedure per affrontare questi delitti sono delineate in documenti come "Sacramentorum Sanctitatis Tutela," un motu proprio emanato da Papa Giovanni Paolo II nel 2001 e aggiornato da Papa Benedetto XVI nel 2010. Questi documenti spiegano come tali casi debbano essere segnalati, indagati e giudicati, riflettendo l'impegno della Chiesa nell'affrontare questi gravi reati. I testi normativi di Giovanni Paolo II definisco la procedura e gestione dei casi di pedofilia clericale, suddividendo varie fasi:
1. La scoperta: i vescovi e i superiori religiosi devono riferire immediatamente alla Congregazione i casi di delicta graviora.
2. L’analisi del caso: la Congregazione della Dottrina della Fede ha il compito di autorizzare le procedure preliminari e decidere se il caso deve essere trattato tramite un processo giudiziale o amministrativo.
3. La possibilità di ricorrere a provvedimenti immediati come la sospensione del colpevole durante l'indagine.
Le modifiche fatte da Benedetto nel 2021 sono passate alla cronaca come le norme sulla trasparenza. Di seguito le principali novità apportate da Benedetto.
1. Estensione del Periodo di Prescrizione:
Il periodo di prescrizione per i delitti contro i minori è stato esteso da 10 a 20 anni, con decorrenza dal raggiungimento della maggiore età della vittima. Questo permette un tempo maggiore per la denuncia e l'investigazione di abusi che potrebbero emergere anni dopo i fatti partendo non tanto dal reo ma dando più spazio alla vittima di metabolizzare - semmai fosse possibile - e maturare forza e coraggio per denunciare.
2. Maggiore Chiarezza Procedurale:
Vengono fornite misure più rigorose per la gestione dei casi, in cui pesa molto il ruolo e le responsabilità dei vescovi e dei superiori religiosi nell'investigazione preliminare e nella segnalazione alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Questa scelta del Papa nasce alla luce anche delle tante accuse di silenzio della chiesa e di omertà verso la questione. Sulla scia della chiarezza, Il Papa tedesco introduce la collaborazione con le Autorità Civili, incoraggiando i vescovi alla denuncia di abusi sessuali.
Infine Benedetto introduce le misure cautelari immediate contro il presunto colpevole, come la rimozione temporanea dal ministero e da qualsiasi contatto con minori.
Seppur tiepido, è stato un primo passo per portare la questione non solo su un piano religioso-canonico ma anche penale.
Questo aggiornamento è il frutto di una visione volta alla sempre più trasparenza e assunzione di responsabilità della Chiesa cattolica. Benedetto XVI ha cercato di rafforzare le misure preventive e punitive contro gli abusi sessuali, rendendo il processo più rigoroso e le sanzioni più severe per chi viola la fiducia riposta nel clero o per chi copre il clero coinvolto.
Dall’8 dicembre 2021 sono in vigore le modifiche normative di Francesco che, senza stare a considerare l’armonizzazione del motu proprio con il Codice di Diritto Canonico, si possono riassumere in due significativi punti:
3. È stata fatta una distinzione più chiara tra il processo giudiziale e la procedura extragiudiziale. Ora, entrambe le procedure sono integrate nella prassi, con la possibilità di usare il procedimento amministrativo in determinati casi. Le norme del 2010 davano priorità al processo giudiziale lasciando quello extragiudiziale – anche detto “amministrativo” - come eccezione. Si prevede la possibilità di deferire direttamente alla decisione del Papa, in merito alla dimissione o alla deposizione dallo stato clericale, insieme alla dispensa delle promesse sacerdotali e/o dai voti religiosi.
Papa Francesco ha dimostrato un impegno significativo, a mio avviso, nel supportare le vittime di pedofilia del clero. Durante il suo pontificato, ha incontrato vittime degli abusi per ascoltare le loro testimonianze e mostrare solidarietà, come dimostrano gli incontri del 2015, durante il suo viaggio negli Stati Uniti, nel 2018, durante la visita in Irlanda per l'Incontro Mondiale delle Famiglie, nel 2023, in Portogallo, ha incontrato 13 vittime di abusi durante il suo viaggio a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù. Nonostante il mio atteggiamento spesso critico nei suoi confronti, do atto al Papa di averci messo l’impegno e di aver fatto qualcosa di concreto, su più livelli come le leggi, gli incontri e l’ascolto. Basta questo? Ovviamente no! È solo l’inizio e la direzione giusta per un cammino onesto, rispetto, trasparente e cristiano ma diamo atto a Bergoglio di aver fatto qualcosa di davvero concreto, almeno stavolta.
Nonostante questi sforzi, il Papa ha ricevuto diverse critiche da ambienti non cattolici. In alcuni casi giudiziari del suo pontificato ha applicato una politica di "tolleranza zero". Molti di questi ambienti chiedevano al Papa un tale atteggiamento nei confronti dei molestatori all'interno della Chiesa.
Nei prossimi appuntamenti vedremo il sacerdozio delle donne, in risposta ad Elena. Daremo voce a preti che hanno vissuto e vivono esperienze diverse di sacerdozio perché, per quanto io possa conoscere questo mondo, non vorrò e non potrò mai parlare “al posto loro”.
Pietro Santoro, nato a Caserta il 29 dicembre 1990. Primo di tre figli, ho vissuto la mia infanzia e adolescenza alle pendici del Monte Tifata, tra San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere e Capua, dove ho frequentato il Liceo Scientifico “L. Garofano”. Nel 2009 mi sono iscritto presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, la sez. San Luigi, conseguendo nel 2014 il Baccellerato in Sacra Teologia, con la valutazione di magna cum laude. Negli stessi anni ho frequentato il Pontificio Seminario Campano Interregionale di Posillipo, il Seminario Maggiore per le arcidiocesi e diocesi della Campania e del meridione d'Italia che ne hanno affidato la direzione alla Compagnia di Gesù (Gesuiti). È il luogo che la Chiesa Cattolica istituisce per la formazione del futuro clero diocesano. Ho frequentato la Pontifica Università della Santa Croce in Roma per la Licenza in Diritto Canonico. Vivo in Lombardia dal 4 novembre 2015 e a Osnago dal 2019. Ho insegnato Religione Cattolica dal 2015 al 2023 presso alcune scuole del meratese ma soprattutto presso la Scuola Primaria “G. Rodari” di Cernusco Lombardone, di cui sono stato Responsabile di Plesso dal 2018 al 2023.
Rubrica a cura di Pietro Santoro