Povera America, poveri noi
L’occidente collettivo è di fronte ad un’altra sfida, le elezioni del nuovo Presidente U.S.A.
A distanza di poco più di tre mesi ci saranno le elezioni presidenziali nel paese guida, il più significativo dal punto di vista democratico, politico, economico e militare.
Dopo il fallito attentato a Trump, la strada sembra spianata per una sua vittoria, contro l’attuale Presidente Baiden, apparso affaticato ed appesantito dalla sua condizione fisica e mentale.
E’ un quadro indubbiamente preoccupante, sia per i precedenti di un personaggio che non ha mai ammesso la sconfitta elettorale del 2020 ed avere nel contempo istigato l’assalto al Parlamento il Campidoglio degli Stati Uniti, Capitol Hill il 6 Gennaio 2021.
Gli eventi che innanzi si delineano sono assai complessi ed imprevedibili in una campagna elettorale che entrerà nel vivo e cercherà di invertire l’attuale situazione che vede favorito il magnate conservatore e populista che ha accentuato la sua campagna xenofoba e primatista contro gli emigrati.
Sul versante Democratico positiva è la decisione di Baiden nel fare un passo indietro, auguriamoci un nuovo candidato per un cambio sostanziale nelle scelte politiche future, per offrire una reale competizione elettorale che possa consentire la vittoria dei Democratici.
Il responso di questa competizione dipenderà dalla capacità di rispondere ai temi interni imposti dall’economia ed anche dall’entità costitutiva multietnica di questo popolo che rischia di arretrare sul piano dei diritti e della convivenza civile.
A noi progressisti europei, italiani, stà a cuore la necessità di un candidato che sappia interpretare l’autentico spirito americano regolatore e pacificatore espresso dai fratelli Kennedy che hanno sempre respinto le pressioni militariste onnipresenti nella storia recente americana.
E’ falso quanto viene affermato da Trump che la guerra in Ucraina la chiuderà con due telefonate. Cosa succederà in Israele? Quale destino per il popolo Palestinese?
E’ sempre stato un fermo sostenitore primatista e stretto alleato dei fabbricatori di armi e di morte, malgrado ci sia lui stesso arrivato vicino da vittima, in un paese dove circolano più armi libere che la stessa popolazione.
Il quadro e le aspettative non sono entusiasmanti per nessuno, rischiamo moto tutti insieme, per queste ragioni, siamo interessati all’esito positivo di queste elezioni che condizioneranno anche la nostra vita quotidiana.
L’auspicio è che cambi questa atmosfera surreale accentuata con il fallito attentato alla vita dell’ex Presidente e che prevalga il ragionamento, la calma e l’interesse di un popolo multietnico che si rifletterà su tutti noi.
A distanza di poco più di tre mesi ci saranno le elezioni presidenziali nel paese guida, il più significativo dal punto di vista democratico, politico, economico e militare.
Dopo il fallito attentato a Trump, la strada sembra spianata per una sua vittoria, contro l’attuale Presidente Baiden, apparso affaticato ed appesantito dalla sua condizione fisica e mentale.
E’ un quadro indubbiamente preoccupante, sia per i precedenti di un personaggio che non ha mai ammesso la sconfitta elettorale del 2020 ed avere nel contempo istigato l’assalto al Parlamento il Campidoglio degli Stati Uniti, Capitol Hill il 6 Gennaio 2021.
Gli eventi che innanzi si delineano sono assai complessi ed imprevedibili in una campagna elettorale che entrerà nel vivo e cercherà di invertire l’attuale situazione che vede favorito il magnate conservatore e populista che ha accentuato la sua campagna xenofoba e primatista contro gli emigrati.
Sul versante Democratico positiva è la decisione di Baiden nel fare un passo indietro, auguriamoci un nuovo candidato per un cambio sostanziale nelle scelte politiche future, per offrire una reale competizione elettorale che possa consentire la vittoria dei Democratici.
Il responso di questa competizione dipenderà dalla capacità di rispondere ai temi interni imposti dall’economia ed anche dall’entità costitutiva multietnica di questo popolo che rischia di arretrare sul piano dei diritti e della convivenza civile.
A noi progressisti europei, italiani, stà a cuore la necessità di un candidato che sappia interpretare l’autentico spirito americano regolatore e pacificatore espresso dai fratelli Kennedy che hanno sempre respinto le pressioni militariste onnipresenti nella storia recente americana.
E’ falso quanto viene affermato da Trump che la guerra in Ucraina la chiuderà con due telefonate. Cosa succederà in Israele? Quale destino per il popolo Palestinese?
E’ sempre stato un fermo sostenitore primatista e stretto alleato dei fabbricatori di armi e di morte, malgrado ci sia lui stesso arrivato vicino da vittima, in un paese dove circolano più armi libere che la stessa popolazione.
Il quadro e le aspettative non sono entusiasmanti per nessuno, rischiamo moto tutti insieme, per queste ragioni, siamo interessati all’esito positivo di queste elezioni che condizioneranno anche la nostra vita quotidiana.
L’auspicio è che cambi questa atmosfera surreale accentuata con il fallito attentato alla vita dell’ex Presidente e che prevalga il ragionamento, la calma e l’interesse di un popolo multietnico che si rifletterà su tutti noi.
Sergio Fenaroli