Church pocket/21. Tra cielo e terra: la doppia vita dei Sacerdoti
«Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Gesù stesso, nel Vangelo di Luca, invita chi lo ascolta a pregare affinché Dio Padre susciti nel cuore dei fedeli il germe della vocazione alla vita sacerdotale. Per questo la Chiesa organizza giornate ad hoc per pregare e sostenere le vocazioni alla vita sacerdotale dove spesso, giovani seminaristi, sono mandati qua e là nelle parrocchie a parlare della loro vocazione. Benedetto XVI, il giorno della sua elezione pontificia, si definì “umile lavoratore nella vigna del Signore”. Ma significa che i preti lo fanno di lavoro?
La vita sacerdotale è spesso vista come una scelta che trascende le comuni faccende terrene. In un mondo sempre più complesso e liquido, la vita sacerdotale si confronta con nuove sfide e necessità che richiedono un ripensamento del ruolo del sacerdote, come spesse volte ho già detto. Questo scritto esplora la "doppia vita" dei sacerdoti, divisi tra la loro vocazione spirituale e le esigenze pratiche del lavoro quotidiano.
La vita vocazionale e sacerdotale è un impegno a tempo pieno. La vita sacerdotale, soprattutto quella del parroco, è spesso piena di impegni quotidiani. In un mondo, soprattutto il nostro occidente, dove la carenza di vocazione costringe i vescovi a “unire” le piccole parrocchie in grandi Comunità Pastorali, questo impegno, radicato nella fede e nella convinzione di essere scelti per un ruolo speciale nella Chiesa e nella società, ha un forte carico di responsabilità, non solo spirituali. Segno di questo impegno no limits è già il cammino di preparazione. Il Seminario è lungo impegnativo, che comprende anni di formazione teologica, spirituale e pastorale. Inizia con uno o due anni di preparazione, chiamati anno o anni propedeudico/ci. Dopo questa messa in prova, comincia il percorso vero e proprio cammino: cinque anni di vita in comune con altri giovani – e spesso anche meno giovani – che vogliono raggiungere la stessa meta. In questi luoghi, spesso demonizzati persino dal Papa, cresce l’amicizia con Gesù e con i confratelli, si riceve un'educazione teologica approfondita, insieme a un'adeguata preparazione pastorale e spirituale volta alla conoscenza delle Sacre Scritture, della Teologia, della filosofia, della Tradizione della Chiesa e della Liturgia. Alla fine del seminario, i seminaristi, i diaconi o, se già ordinati, i sacerdoti sono chiamati, spesso per obbedienza al Vescovo, a svolgere vari ruoli all'interno della Chiesa Diocesana o in prestito alla Chiesa Italiana o Romana. Il ministero del sacerdote, in particolare se è anche parroco, include la celebrazione dei sacramenti, la predicazione e il supporto spirituale ai fedeli. Oltre ai “doveri spirituali”, i sacerdoti sono spesso coinvolti in una serie di compiti amministrativi e tecnici come la gestione delle parrocchie, l'organizzazione di un calendario annuale, la responsabilità, anche giuridica, sulle finanze parrocchiali e la manutenzione delle strutture parrocchiali, che spesso tolgono tempo, soldi ed energia. In molte parrocchie, soprattutto quelle più grandi, i sacerdoti devono agire come veri e propri amministratori politici, come se fossero dei sindaci, bilanciando le esigenze spirituali con quelle pratiche, oltre a gestire le liti dei laici. Inoltre, i sacerdoti devono affrontare una crescente domanda di trasparenza e accountability, rispondendo a questioni legali e amministrative che vanno al di là del loro tradizionale ministero pastorale, questioni legate soprattutto alla gestione economico-patrimoniale.
In alcune diocesi, specialmente in quelle con una carenza di clero, i sacerdoti sono chiamati a svolgere anche lavori “normali” per integrare il loro sostentamento, per poter vivere. Questo fenomeno sta prendendo sempre più piede, specie nelle comunità fortemente secolarizzate dove il parroco non riesce a sostenersi con le sole offerte dei fedeli, e sta diventato più comune di quanto si pensi. Alcuni sacerdoti insegnano in scuole cattoliche o insegnano Religione Cattolica nelle scuole pubbliche, lavorano in ospedali come cappellani o come medici e infermieri, se hanno il tutolo giusto e sono “vocazioni mature” o in altre istituzioni sociali. Altri, in situazioni di estrema emergenza, assumono lavori completamente estranei al ministero, come il lavoro in uffici, su autorizzazione o mandato del Vescovo. Quanto guadagna un sacerdote? Ad occuparsi della busta paga del clero è un istituto apposito, l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero. Questo organo è direttamente connesso alla Conferenza Episcopale Italiana. Gran parte delle entrate dell’Istituto per il Sostentamento Clero arrivano dall’8x1000. Lo stipendio di un prete si aggira sui 1000 euro lordi per 12 mensilità. Se il prete è anche parroco, una parte dello stipendio è di competenza della parrocchia. Ad esempio, in alcune diocesi la parrocchia contribuisce con un 0,05 cent. per abitante. Prendiamo il caso di una parrocchia di 10.000 abitanti: stipendio base 850 euro (netto) + 500 euro (0,05 x 10.000) = 1.350 euro.
Questa dualità nella vita del sacerdote comporta una serie di sfide. I sacerdoti sono chiamati a trovare un equilibrio tra le loro responsabilità spirituali e le esigenze lavorative. E questo ahimè in seminario non te lo insegnano. Questo a volte porta a stress e burnout, specialmente quando le aspettative della comunità e le forze economiche non sono concordi. Spesso tutto questo culmina in una crisi identitaria vocazionale. Il lavoro “nel mondo” può essere un’opportunità: può permettere ai sacerdoti di entrare in contatto con persone fuori dall’ambito parrocchiale, offrendo un’occasione di evangelizzazione in tutti i campi della vita.
La Chiesa è consapevole delle sfide che i sacerdoti devono affrontare nel mondo moderno? A volte quando sento amici sacerdoti percepisco un senso di abbandono a loro stessi, comprendo una stanchezza interiore. A volte penso che la gerarchia non si renda conto delle difficoltà dei sacerdoti che sono lì, nella trincea della Chiesa, soprattutto in un contesto come il nostro in cui aumentano i conflitti, dilaga sempre più la povertà spesso sono i sacerdoti a dover far fronte alle esigenze primarie di chi bussa alla loro porta, come pagare una bolletta o fare una spesa. Ci sono riflessioni in corso su come meglio supportare i sacerdoti, sia a livello spirituale che pratico. Alcune diocesi stanno sperimentando nuove forme di ministero, come la condivisione di risorse tra parrocchie e il coinvolgimento di laici in ruoli amministrativi per alleggerire il carico sui sacerdoti. La vita dei sacerdoti oggi è un delicato bilanciamento tra vocazione e operazione. La Chiesa, riconoscendo queste dinamiche, è chiamata a supportare i sacerdoti in modo che possano continuare a vivere la loro vocazione con gioia e serenità.
Nei prossimi appuntamenti vedremo temi molto delicati come la pedofilia del clero, il sacerdozio delle donne - per rispondere alla lettrice Elena – e cercheremo di dare voce anche ai preti, visto quante gliene ho dette!
P.S.
Errata corrige: nell’articolo del 12 luglio “ho inflitto” la scomunica al Cardinal McCarrick. Il presule è stato solo dimesso dallo stato clericale. Ho proiettato sul Papa quello che avrei fatto io. Chiedo scusa ai lettori per questo errore.
La vita sacerdotale è spesso vista come una scelta che trascende le comuni faccende terrene. In un mondo sempre più complesso e liquido, la vita sacerdotale si confronta con nuove sfide e necessità che richiedono un ripensamento del ruolo del sacerdote, come spesse volte ho già detto. Questo scritto esplora la "doppia vita" dei sacerdoti, divisi tra la loro vocazione spirituale e le esigenze pratiche del lavoro quotidiano.
La vita vocazionale e sacerdotale è un impegno a tempo pieno. La vita sacerdotale, soprattutto quella del parroco, è spesso piena di impegni quotidiani. In un mondo, soprattutto il nostro occidente, dove la carenza di vocazione costringe i vescovi a “unire” le piccole parrocchie in grandi Comunità Pastorali, questo impegno, radicato nella fede e nella convinzione di essere scelti per un ruolo speciale nella Chiesa e nella società, ha un forte carico di responsabilità, non solo spirituali. Segno di questo impegno no limits è già il cammino di preparazione. Il Seminario è lungo impegnativo, che comprende anni di formazione teologica, spirituale e pastorale. Inizia con uno o due anni di preparazione, chiamati anno o anni propedeudico/ci. Dopo questa messa in prova, comincia il percorso vero e proprio cammino: cinque anni di vita in comune con altri giovani – e spesso anche meno giovani – che vogliono raggiungere la stessa meta. In questi luoghi, spesso demonizzati persino dal Papa, cresce l’amicizia con Gesù e con i confratelli, si riceve un'educazione teologica approfondita, insieme a un'adeguata preparazione pastorale e spirituale volta alla conoscenza delle Sacre Scritture, della Teologia, della filosofia, della Tradizione della Chiesa e della Liturgia. Alla fine del seminario, i seminaristi, i diaconi o, se già ordinati, i sacerdoti sono chiamati, spesso per obbedienza al Vescovo, a svolgere vari ruoli all'interno della Chiesa Diocesana o in prestito alla Chiesa Italiana o Romana. Il ministero del sacerdote, in particolare se è anche parroco, include la celebrazione dei sacramenti, la predicazione e il supporto spirituale ai fedeli. Oltre ai “doveri spirituali”, i sacerdoti sono spesso coinvolti in una serie di compiti amministrativi e tecnici come la gestione delle parrocchie, l'organizzazione di un calendario annuale, la responsabilità, anche giuridica, sulle finanze parrocchiali e la manutenzione delle strutture parrocchiali, che spesso tolgono tempo, soldi ed energia. In molte parrocchie, soprattutto quelle più grandi, i sacerdoti devono agire come veri e propri amministratori politici, come se fossero dei sindaci, bilanciando le esigenze spirituali con quelle pratiche, oltre a gestire le liti dei laici. Inoltre, i sacerdoti devono affrontare una crescente domanda di trasparenza e accountability, rispondendo a questioni legali e amministrative che vanno al di là del loro tradizionale ministero pastorale, questioni legate soprattutto alla gestione economico-patrimoniale.
In alcune diocesi, specialmente in quelle con una carenza di clero, i sacerdoti sono chiamati a svolgere anche lavori “normali” per integrare il loro sostentamento, per poter vivere. Questo fenomeno sta prendendo sempre più piede, specie nelle comunità fortemente secolarizzate dove il parroco non riesce a sostenersi con le sole offerte dei fedeli, e sta diventato più comune di quanto si pensi. Alcuni sacerdoti insegnano in scuole cattoliche o insegnano Religione Cattolica nelle scuole pubbliche, lavorano in ospedali come cappellani o come medici e infermieri, se hanno il tutolo giusto e sono “vocazioni mature” o in altre istituzioni sociali. Altri, in situazioni di estrema emergenza, assumono lavori completamente estranei al ministero, come il lavoro in uffici, su autorizzazione o mandato del Vescovo. Quanto guadagna un sacerdote? Ad occuparsi della busta paga del clero è un istituto apposito, l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero. Questo organo è direttamente connesso alla Conferenza Episcopale Italiana. Gran parte delle entrate dell’Istituto per il Sostentamento Clero arrivano dall’8x1000. Lo stipendio di un prete si aggira sui 1000 euro lordi per 12 mensilità. Se il prete è anche parroco, una parte dello stipendio è di competenza della parrocchia. Ad esempio, in alcune diocesi la parrocchia contribuisce con un 0,05 cent. per abitante. Prendiamo il caso di una parrocchia di 10.000 abitanti: stipendio base 850 euro (netto) + 500 euro (0,05 x 10.000) = 1.350 euro.
Questa dualità nella vita del sacerdote comporta una serie di sfide. I sacerdoti sono chiamati a trovare un equilibrio tra le loro responsabilità spirituali e le esigenze lavorative. E questo ahimè in seminario non te lo insegnano. Questo a volte porta a stress e burnout, specialmente quando le aspettative della comunità e le forze economiche non sono concordi. Spesso tutto questo culmina in una crisi identitaria vocazionale. Il lavoro “nel mondo” può essere un’opportunità: può permettere ai sacerdoti di entrare in contatto con persone fuori dall’ambito parrocchiale, offrendo un’occasione di evangelizzazione in tutti i campi della vita.
La Chiesa è consapevole delle sfide che i sacerdoti devono affrontare nel mondo moderno? A volte quando sento amici sacerdoti percepisco un senso di abbandono a loro stessi, comprendo una stanchezza interiore. A volte penso che la gerarchia non si renda conto delle difficoltà dei sacerdoti che sono lì, nella trincea della Chiesa, soprattutto in un contesto come il nostro in cui aumentano i conflitti, dilaga sempre più la povertà spesso sono i sacerdoti a dover far fronte alle esigenze primarie di chi bussa alla loro porta, come pagare una bolletta o fare una spesa. Ci sono riflessioni in corso su come meglio supportare i sacerdoti, sia a livello spirituale che pratico. Alcune diocesi stanno sperimentando nuove forme di ministero, come la condivisione di risorse tra parrocchie e il coinvolgimento di laici in ruoli amministrativi per alleggerire il carico sui sacerdoti. La vita dei sacerdoti oggi è un delicato bilanciamento tra vocazione e operazione. La Chiesa, riconoscendo queste dinamiche, è chiamata a supportare i sacerdoti in modo che possano continuare a vivere la loro vocazione con gioia e serenità.
Nei prossimi appuntamenti vedremo temi molto delicati come la pedofilia del clero, il sacerdozio delle donne - per rispondere alla lettrice Elena – e cercheremo di dare voce anche ai preti, visto quante gliene ho dette!
P.S.
Errata corrige: nell’articolo del 12 luglio “ho inflitto” la scomunica al Cardinal McCarrick. Il presule è stato solo dimesso dallo stato clericale. Ho proiettato sul Papa quello che avrei fatto io. Chiedo scusa ai lettori per questo errore.
Pietro Santoro, nato a Caserta il 29 dicembre 1990. Primo di tre figli, ho vissuto la mia infanzia e adolescenza alle pendici del Monte Tifata, tra San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere e Capua, dove ho frequentato il Liceo Scientifico “L. Garofano”. Nel 2009 mi sono iscritto presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, la sez. San Luigi, conseguendo nel 2014 il Baccellerato in Sacra Teologia, con la valutazione di magna cum laude. Negli stessi anni ho frequentato il Pontificio Seminario Campano Interregionale di Posillipo, il Seminario Maggiore per le arcidiocesi e diocesi della Campania e del meridione d'Italia che ne hanno affidato la direzione alla Compagnia di Gesù (Gesuiti). È il luogo che la Chiesa Cattolica istituisce per la formazione del futuro clero diocesano. Ho frequentato la Pontifica Università della Santa Croce in Roma per la Licenza in Diritto Canonico. Vivo in Lombardia dal 4 novembre 2015 e a Osnago dal 2019. Ho insegnato Religione Cattolica dal 2015 al 2023 presso alcune scuole del meratese ma soprattutto presso la Scuola Primaria “G. Rodari” di Cernusco Lombardone, di cui sono stato Responsabile di Plesso dal 2018 al 2023.
Rubrica a cura di Pietro Santoro