Beverate: aperto il processo al titolare del Bar dello Zoo. In Aula il racconto di uno dei giovane 'accompagnatori'

L'imputato è ancora agli arresti domiciliari per questa causa, ragione per cui il processo a suo carico corre. Già fissate, da qui al 30 gennaio altre cinque udienze, con la prossima, scalettata per il fine settembre, che si preannuncia fin da ora particolarmente difficile: al banco dei testimoni salirà - solo idealmente, avendo l'avvocato Mara Ratti, suo legale di fiducia, chiesto e ottenuto l'escussione nella forma dell'audizione protetta, in un spazio dunque ovattato per cercare di contenere imbarazzo e difficoltà nel raccontare - la giovanissima vittima della (presunta) violenza sessuale di gruppo contestata all'imputato, il "Greg" divenuto in poco tempo amico di tanti ragazzini di Beverate e non solo, dall'apertura del suo "Bar dello Zoo" in via Prinetti, nel pieno centro della frazione briviese, a due passi da asilo, chiesa e oratorio.

Graziano Rigamonti, questo il suo nome, besanese, classe 1990, è altresì chiamato a rispondere, dopo la riunione di due distinti fascicoli aperti a suo carico, al cospetto del collegio giudicante del Tribunale di Lecco, anche di cessioni di stupefacente, prostituzione minorile (anche tentata), pornografia minorile, favoreggiamento della prostituzione, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi e sostituzione di persona. Reati pesantissimi, con la sola lettura dei capi d'imputazione in grado di far venire la pelle d'oca.
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Nella ricostruzione della Procura, per esempio, il 21 agosto dello scorso anno, nel locale gestito dal 33enne, una 16enne (l'unica a essersi costituita, per il tramite dei genitori, parte civile) sotto l'effetto di alcol e farmaci, sarebbe stata spogliata e adagiata sul bancone del bar, presa a sputi e sberle, per poi essere toccata e costretta a un rapporto orale, alla presenza di un altro soggetto under 18, residente in Val San Martino - la cui posizione è al vaglio del Tribunale per i minorenni - invitato poi dall'esercente ad allungare anche lui le mani sulla vittima, non nelle condizioni per opporsi.

Già dal luglio 2022, un 17enne del meratese, invece, sarebbe stato avviato alla prostituzione, fornendogli una carta di identità "tarocca", da mostrare a eventuali clienti interessati ad accertarsi se fosse o meno maggiorenne. Stessa strada proposta - sempre nella ricostruzione degli inquirenti - anche ad un'altra sedicenne, mai diventata "accompagnatrice" ma coinvolta invece, assieme al 17enne, nella registrazione di filmati hard, dopo aver assunto alcol e stupefacenti. 23 i video pedopornografici rinvenuti assieme a 124 immagini che, a detta dell'imputato, avrebbero dovuto essere inoltrati a una sua conoscenza nel mondo dello spettacolo per aiutare il ragazzino, con velleità artistiche, a "sfondare", convincimento rafforzato – sempre stando ai capi d'imputazione - anche creando ad hoc account per spacciarsi come un presunto assistente di Giorgio Armani e un presunto collaboratore di Lapo Elkann. Altri video ancora avrebbero avuto per protagonisti la 16enne e il minore poi rinviato a giudizio come compartecipe alla violenza sessuale di gruppo. Infine, "Greg" avrebbe anche avviato alla prostituzione, ottenendone un ritorno, due maggiorenni, uno classe 2001, l'altro classe 2004. Proprio quest'ultimo, dopo la veloce audizione di un Carabiniere della Stazione di Brivio, è stato il protagonista dell'udienza odierna, scoperchiando - guidato dal sostituto procuratore Chiara Stoppioni - il vaso di Pandora. Dinnanzi al collegio giudicante – presidente Bianca Maria Bianchi, a latere Paolo Salvatore e Gianluca Piantadosi - ha raccontato di essersi approcciato, alla sua apertura, da avventore, al Bar dello Zoo iniziando poi nell'aprile del 2022 ad aiutare Rigamonti al bisogno, salvo infine tagliare per un mese e mezzo ogni rapporto dopo aver ricevuto la proposta di diventare – per far cassa - “accompagnatore” e riavvicinarsi invece al besanese a settembre dello stesso, per essere preso fisso a lavorare al banco. Nel frattempo un suo amico, il 17enne residente nel meratese, aveva ricevuto la stessa offerta, accettando di prostituirsi per denaro, secondo uno schema che poi lo avrebbe visto direttamente protagonista quando a ottobre 2022 anche lui, sempre per ragioni economiche, decide di rompere gli indugi e provarci. In pratica – ha detto in Aula – tenendo per sé il 30% dei guadagni, “Greg” gestiva gli account suo e del suo amico su due piattaforme per incontri (tendenzialmente usate da omosessuali), facendo da filtro con eventuali “interessati”: dopo aver colto la disponibilità del potenziale cliente a pagare, l'imputato girava agli utenti delle piattaforme il contatto Telegram del ragazzino che avrebbe poi soddisfatto le sue richieste, per mettersi d'accordo direttamente su luogo dell'incontro, prezzo e “prestazione”. Scartando – è stato puntualizzato - tendenzialmente chi chiedeva rapporti sessuali completi, per favorire invece soggetti con “perversioni”, più facili da accontentare, senza compromettersi troppo. E così all'amico del teste odierno sarebbero stati dati 200 euro per camminare per due ore sopra un cliente. O ancora sarebbe stato pagato per mettere i suoi piedi sul volto di un altro, prestazione resa anche dal giovanotto sentito oggi, rimasto in attività giusto tra novembre e dicembre 2022, per un totale di meno di 20 “incontri”, tra piogge dorate e al massimo due “pompini” - così ha detto non sapendo trovare un sinonimo – ricevuti, dopo aver detto “no” a potenziali interessati proprio perché non disposto ad andare oltre, cosa che “infastidiva” Graziano. “Ma sapeva che se forzava la mano tutto finiva” ha altresì aggiunto, sottolineando come fosse il barista a accompagnare lui e l'altro agli appuntamenti, tra Milano, Bresso, Como e una volta anche Casatenovo, aspettandoli poi nei paraggi, mettendo a disposizione all'occorrenza anche un suo appartamento come pure droga, mentre – a detta del testimone – sarebbe stato il 30enne l'assuntore degli psicofarmaci trovati nelle sue disponibilità al momento della perquisizione. “Aveva blister ovunque”, ha puntualizzato, riferendo anche di aver assistito a più “smattate” dell'imputato, anche nei confronti di fruitori del bar, descrivendo inoltre Rigamonti come un presunto gay represso, interessato in prima persona alle prestazioni oggetto delle contrattazioni, oltre ovviamente al 30% delle entrate che si assicurava. Una convinzione, quella circa l'orientamento sessuale del besanese rafforzata dalle avances che lo stesso gli avrebbe in alcune occasioni rivolto, cercando spesso un contatto fisico. L'uomo si sarebbe rivelato poi particolarmente possessivo nei confronti del 17enne meratese, sul quale esercitava influenza (con contatti anche con la madre e allontanando eventuali fidanzate) e controllo, a cominciare dall'aspetto fisico per questioni legate proprio all'apparenza e dunque al “mestiere”. “Era una relazione molto tossica la loro”, il commento del giovane testimone, che ha confermato altresì di aver visto lui stesso alcuni dei video a esplicito contenuto sessuale girati dal barista con l'amico e la 16enne che, a suo dire, si sarebbe informata lei per fare “l'accompagnatrice”, venendo scartata perché donna e dunque poco redditizia.

Il ventenne ha infine offerto al collegio anche due pennellate sull'altro maggiorenne avviato alla prostituzione e sulla (supposta) vittima della violenza sessuale. Il primo è stato descritto come un ragazzo con problemi, tanto da aver avuto l'insegnante di sostegno a scuola, bullizzato e ritrovatosi così “sotto l'ala” di “Greg”; l'altra giovane vivrebbe una situazione famigliare particolare ed in più occasioni, alticcia, avrebbe chiesto di essere picchiata, richiesta avanzata anche a lui.

Dettagli che in qualche modo acuiscono il senso di “degrado” che aleggia sul fascicolo.

   Nel presente oggi in udienza l'imputato, difeso dall'avvocato Roberta Cardinetti del foro di Milano.
A.M.
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