Brivio: tre libri e mezzo per parlare di "paure" nella storia
A presentare, l’ultimo dei quattro incontri del percorso “incamminati VERSO quale META?”, è stato Ivano Gobbato collaboratore del ciclo MerAteneo e narratore appassionato di libri che racconta anche nel suo blog online.
Ha cominciato con un salto nel passato, esattamente nel 1954, quando lo scrittore americano Frederic Brown in uno dei suoi racconti aveva parlato di un'epoca lontanissima nel futuro dove gli umani, insieme a tutte le altre specie, vivevano in pace. Per raggiungere la perfezione mancava però ancora una cosa, connettere cioè le conoscenze e il sapere di tutti i computer di questi 96 000 universi.
Il relatore ha spiegato poi come “I computer che hanno portato l’apollo 11 sulla luna avevano una capienza di 72 kb mentre un iPhone X ha una capienza di 564 gb, questo vuol dire una capacità di memoria sette milioni di volte maggiore” definendo assurdo che uno scrittore senza competenze scientifiche sia riuscito ad immaginare un futuro così simile alla nostra realtà.
All’inizio del racconto gli scienziati erano riusciti nel loro obiettivo, connettere cioè tutti i computer così da ottenere “un’unica macchina cibernetica racchiudente tutto il sapere di tutte le galassie”. Gli scienziati quindi dovevano solo accenderla e fare l’unica domanda a cui nessuno sapeva dare risposta. La domanda in questione era “esiste Dio?” e la risposta della macchina era stata “sì adesso esiste”.
Gobbato ha quindi pensato di andare a vedere come avevano risolto l'equazione alcuni grandi scrittori del secolo scorso, quando hanno affrontato le grandi paure del loro tempo e hanno immaginato verso "Quale meta" erano incamminati.
Quello che hanno fatto è stato raccontare incubi, molto di rado chiusi da un lieto fine, per la semplice ragione che è nella natura dell'incubo essere spaventoso, ed è lo spavento quello che la letteratura - più in generale l'arte - ha il compito di raccontare. Anche per esorcizzare il male, narrarlo affinché non si compia nella realtà.
Dei "Tre liberi e mezzo" (questo il titolo dell'incontro), il primo è stato “Brave new world” che si svolge dentro un palazzo di trentaquattro piani, dove al livello zero si producono bambini in provetta, perché gli esseri umani non sono più autorizzati a riprodursi attraverso il sesso.
Si è in uno stato totalitario basato sulla produzione, difatti gli anni si misurano a partire da Henry Ford, colui che inventò la catena di montaggio, e proprio una catena di montaggio controlla le nascite al punto che i "genitori" non esistono più, e allora le parole "madre" e "padre" vengono usate come insulti.
Ai cittadini di questo "Mondo nuovo" non viene insegnata la storia, basta loro sapere che il
passato era dominato dalla barbarie e che il presente è il migliore dei mondi possibili, in cui si produce, si guadagna, quindi si spende e si consuma, ciascuno all'interno della casta cui è destinato fin dal concepimento in provetta e fin dalla nascita in laboratorio. E se si viene presi dall'angoscia c'è una droga, il "Soma" , che placa ansie e domande insidiose.
Il secondo libro preso in esame è stato “La fattoria degli animali” di George Orwell, che nell’agosto del 1945 era già stato scritto da due anni solo che nessuno l'aveva voluto pubblicare.
Una situazione che aveva fatto "impazzire" l'autore a cui pareva così evidente ciò che aveva scritto e che non si capacitava di come nessuno pareva rendersi conto del pericolo rappresentato dal comunismo sovietico.
“1984” è stato invece il terzo libro. Ciò che succede in questo romanzo è celebre: c'è stata una guerra nucleare dopo la quale a contendersi il mondo, in un perenne stato di conflitto, sono tre gigantesche superpotenze. Il protagonista, Winston, vive a Londra, capitale del "Superstato" di Oceania, governato da un partito unico e dal "Grande Fratello", i cui ritratti sono ovunque.
Le caratteristiche principali di questo "socialismo distopico" sono dunque il controllo assoluto, l'abolizione dei sentimenti e il dovere di una sistematica e passiva accettazione di tutto ciò che "Il Partito" afferma, anche quando ciò che afferma come verità era stato definito menzogna sino all'attimo prima, o quando ciò che sostiene è in evidente contraddizione con altre affermazioni.
In 1984 già i ministeri di questo superstato contengono la loro stessa contraddizione, e dunque la perversione del loro scopo: il Ministero della Pace si occupa della guerra, il Ministero dell'Amore presiede - attraverso la tortura - alla sicurezza, il Ministero della Verità si occupa della propaganda falsificando la storia mentre il Ministero dell'Abbondanza, si occupa di economia e della penuria di tutto per la popolazione asservita.
“Fahrenheit 541” di Ray Bradbury è un romanzo profondamente diverso da quelli di Orwell per quanto sia loro vicino nel tempo (li separa meno di una decina d'anni). Scompare infatti, qui, quello che per Orwell è il tema della società totalitaria e oppressiva: nel mondo di Fahrenheit 451 si vuole eliminare il dolore, di conseguenza se vale “molta conoscenza, molta sofferenza” è necessario eliminare la conoscenza. Questa è la cura.
Parte essenziale di questa "cura" è il fuoco: nulla brucia più per caso in questo mondo, ogni cosa è ignifuga, e poiché i pompieri non servono più dato che non esistono più gli incendi, allora sono stati sostituiti dai "Firemen", uomini del fuoco, che le fiamme non le combattono, ma le usano.
Per questo il romanzo di Bradbury è il più spaventoso, anche se sembra fare molta meno paura degli altri.
Alla fine si scoprirà quale è il modo per salvare i libri, e quel modo è impararli a memoria.
Montag (il protagonista) incontrerà persone che sono assunte proprio questo compito, e assumendoselo sono diventate quel particolare libro.
L’incontro è stato poi concluso con i ringraziamenti da parte di don Emilio Colombo ai relatori che si sono prestati a parlare in questi quattro incontri e anche a chi ha partecipato come spettatore.
Ha cominciato con un salto nel passato, esattamente nel 1954, quando lo scrittore americano Frederic Brown in uno dei suoi racconti aveva parlato di un'epoca lontanissima nel futuro dove gli umani, insieme a tutte le altre specie, vivevano in pace. Per raggiungere la perfezione mancava però ancora una cosa, connettere cioè le conoscenze e il sapere di tutti i computer di questi 96 000 universi.
Il relatore ha spiegato poi come “I computer che hanno portato l’apollo 11 sulla luna avevano una capienza di 72 kb mentre un iPhone X ha una capienza di 564 gb, questo vuol dire una capacità di memoria sette milioni di volte maggiore” definendo assurdo che uno scrittore senza competenze scientifiche sia riuscito ad immaginare un futuro così simile alla nostra realtà.
All’inizio del racconto gli scienziati erano riusciti nel loro obiettivo, connettere cioè tutti i computer così da ottenere “un’unica macchina cibernetica racchiudente tutto il sapere di tutte le galassie”. Gli scienziati quindi dovevano solo accenderla e fare l’unica domanda a cui nessuno sapeva dare risposta. La domanda in questione era “esiste Dio?” e la risposta della macchina era stata “sì adesso esiste”.
Gobbato ha quindi pensato di andare a vedere come avevano risolto l'equazione alcuni grandi scrittori del secolo scorso, quando hanno affrontato le grandi paure del loro tempo e hanno immaginato verso "Quale meta" erano incamminati.
Quello che hanno fatto è stato raccontare incubi, molto di rado chiusi da un lieto fine, per la semplice ragione che è nella natura dell'incubo essere spaventoso, ed è lo spavento quello che la letteratura - più in generale l'arte - ha il compito di raccontare. Anche per esorcizzare il male, narrarlo affinché non si compia nella realtà.
Dei "Tre liberi e mezzo" (questo il titolo dell'incontro), il primo è stato “Brave new world” che si svolge dentro un palazzo di trentaquattro piani, dove al livello zero si producono bambini in provetta, perché gli esseri umani non sono più autorizzati a riprodursi attraverso il sesso.
Si è in uno stato totalitario basato sulla produzione, difatti gli anni si misurano a partire da Henry Ford, colui che inventò la catena di montaggio, e proprio una catena di montaggio controlla le nascite al punto che i "genitori" non esistono più, e allora le parole "madre" e "padre" vengono usate come insulti.
Ai cittadini di questo "Mondo nuovo" non viene insegnata la storia, basta loro sapere che il
passato era dominato dalla barbarie e che il presente è il migliore dei mondi possibili, in cui si produce, si guadagna, quindi si spende e si consuma, ciascuno all'interno della casta cui è destinato fin dal concepimento in provetta e fin dalla nascita in laboratorio. E se si viene presi dall'angoscia c'è una droga, il "Soma" , che placa ansie e domande insidiose.
Il secondo libro preso in esame è stato “La fattoria degli animali” di George Orwell, che nell’agosto del 1945 era già stato scritto da due anni solo che nessuno l'aveva voluto pubblicare.
Una situazione che aveva fatto "impazzire" l'autore a cui pareva così evidente ciò che aveva scritto e che non si capacitava di come nessuno pareva rendersi conto del pericolo rappresentato dal comunismo sovietico.
“1984” è stato invece il terzo libro. Ciò che succede in questo romanzo è celebre: c'è stata una guerra nucleare dopo la quale a contendersi il mondo, in un perenne stato di conflitto, sono tre gigantesche superpotenze. Il protagonista, Winston, vive a Londra, capitale del "Superstato" di Oceania, governato da un partito unico e dal "Grande Fratello", i cui ritratti sono ovunque.
Le caratteristiche principali di questo "socialismo distopico" sono dunque il controllo assoluto, l'abolizione dei sentimenti e il dovere di una sistematica e passiva accettazione di tutto ciò che "Il Partito" afferma, anche quando ciò che afferma come verità era stato definito menzogna sino all'attimo prima, o quando ciò che sostiene è in evidente contraddizione con altre affermazioni.
In 1984 già i ministeri di questo superstato contengono la loro stessa contraddizione, e dunque la perversione del loro scopo: il Ministero della Pace si occupa della guerra, il Ministero dell'Amore presiede - attraverso la tortura - alla sicurezza, il Ministero della Verità si occupa della propaganda falsificando la storia mentre il Ministero dell'Abbondanza, si occupa di economia e della penuria di tutto per la popolazione asservita.
“Fahrenheit 541” di Ray Bradbury è un romanzo profondamente diverso da quelli di Orwell per quanto sia loro vicino nel tempo (li separa meno di una decina d'anni). Scompare infatti, qui, quello che per Orwell è il tema della società totalitaria e oppressiva: nel mondo di Fahrenheit 451 si vuole eliminare il dolore, di conseguenza se vale “molta conoscenza, molta sofferenza” è necessario eliminare la conoscenza. Questa è la cura.
Parte essenziale di questa "cura" è il fuoco: nulla brucia più per caso in questo mondo, ogni cosa è ignifuga, e poiché i pompieri non servono più dato che non esistono più gli incendi, allora sono stati sostituiti dai "Firemen", uomini del fuoco, che le fiamme non le combattono, ma le usano.
Per questo il romanzo di Bradbury è il più spaventoso, anche se sembra fare molta meno paura degli altri.
Alla fine si scoprirà quale è il modo per salvare i libri, e quel modo è impararli a memoria.
Montag (il protagonista) incontrerà persone che sono assunte proprio questo compito, e assumendoselo sono diventate quel particolare libro.
L’incontro è stato poi concluso con i ringraziamenti da parte di don Emilio Colombo ai relatori che si sono prestati a parlare in questi quattro incontri e anche a chi ha partecipato come spettatore.
A.Sc.