La Valletta Brianza: tra Comune e Salumificio Beretta uno scontro che non avrà vincitori. Resta il tema dell'amianto

La vicenda del ricorso al TAR del Salumificio Beretta contro il Comune di La Valletta Brianza vede il PGT (Piano di Governo del Territorio) tirato e strattonato da due estremità. Una lotta che alla fine avrà quasi sicuramente somma zero rispetto agli interessi iniziali di ambo le parti. Un percorso – quello di immaginare un futuro diverso per l’ex porcilaia – che potrebbe risultare un’occasione sprecata.
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Il sindaco Marco Panzeri e Vittore Beretta
Da un lato c’è la nota azienda che contesta la determina delll’11 dicembre 2017 con la quale era stato affidato l’incarico all’architetto Lorenzo Coppa “per l’unificazione del Piano di Governo del Territorio di La Valletta Brianza”. Un iter in linea di principio dovuto a seguito della fusione tra Rovagnate e Perego, ma che la società contesta da un punto di vista procedurale. È tuttavia palese che il termine di 60 giorni per presentare un ricorso al TAR per un atto del 2017 sia ampiamente scaduto. Il salumificio nel ricorso chiede inoltre l’annullamento della delibera consiliare del 13 luglio 2023 di approvazione del PGT, entrato in vigore soltanto il 27 marzo 2024 con la pubblicazione sul bollettino ufficiale di Regione Lombardia. Pur non conoscendo ancora le puntuali accuse del ricorrente – che dovrebbero riguardare ulteriori vizi procedurali presunti – è difficile immaginare che il Tribunale azzeri l’intera impalcatura dello strumento urbanistico per le rimostranze che, di fatto, mirano a un singolo comparto.
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“Non sono preoccupato, ma non sottovalutiamo lo stesso il ricorso al TAR. Pensiamo di aver lavorato bene e in maniera molto attiva, arrivando all’approvazione del PGT due anni prima della scadenza del mandato amministrativo. Sono convinto che su quell'ambito di trasformazione abbiamo fatto delle scelte vere a tutela del carattere ambientale, e non industriale, dell’area” rivendica il sindaco Marco Panzeri. Una convinzione che ha spinto l’amministrazione comunale a chiedere al TAR di definire quanto prima la vertenza. Il Tribunale ha risposto convocando l’udienza di merito per il 23 gennaio 2025.piantine_rigenerazione_territoriale_valletta_brianza_03.jpg (76 KB)

Inoltre per blindare il futuro “verde” di una fascia di 77,4 ettari a Nord-Ovest (al confine con Castello Brianza), di cui fanno parte le Località Zerbine e Francolino dove insiste l’ex porcilaia, all’indomani dell’entrata in vigore del PGT il Comune di La Valletta Brianza ha formalizzato a Cascina Butto la richiesta di ampliamento dei confini del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone. Una scelta coerente con il fatto che già il 66% del territorio comunale rientra nel Parco regionale. I 77,4 ettari si uniranno dunque agli attuali 551 ettari di La Valletta sotto tutela. Nella prossima seduta della Comunità del Parco, convocata per il 15 luglio, la proposta è iscritta all’ordine del giorno. Questa intenzione menzionata – pur senza effetto – nel PGT è inoltre in linea con gli strumenti sovraordinati che individuano l’area come corridoio ecologico della rete Regionale RER, con un varco di collegamento con il Monte di Brianza. Il processo di ampliamento del Parco ha tempi burocratici lunghi. Il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco potrà disciplinare più nel dettaglio gli sviluppi ammissibili e le prescrizioni vincolanti del comparto dismesso.

La scheda del PGT sull’Ambito di Trasformazione non contiene indicazioni specifiche per la successiva attuazione. Lo osserva anche la Provincia di Lecco nel suo parere. Non sfugge tuttavia un punto fermo: la cancellazione della capacità edificatoria, fatta eccezione del non meglio precisato “mantenimento della quota residenziale esistente”. Non vengono infatti precisate metrature e volumetrie, rinviando alla verifica delle “pratiche edilizie precedentemente assentite”. I futuri immobili dovranno comunque avere lo stesso peso insediativo delle cascine decadenti.piantine_rigenerazione_territoriale_valletta_brianza_02.jpg (86 KB)

Con osservazione n. 23 al PGT il Salumificio Fratelli Beretta aveva chiesto di “mantenere la sup mq.60.270 in ambito produttivo, industriale; realizzare una strada pubblica a servizio dell’attività produttiva; realizzare 2 comparti industriali collegati da una strada privata di collegamento tra l’area di Francolino e l’area di Zerbine”. L’osservazione è stata respinta in ragione dell’interesse pubblico in ambito paesaggistico, per ampliare la connessione ecologica.

La controdeduzione ammonisce inoltre: “Il comparto edificato, in passato adibito ad allevamento di suini, giace oggi in avanzato stato di degrado e abbandono, nonostante la trasformazione urbanistica produttiva fosse consentita da decenni nei precedenti strumenti urbanistici comunali”. L’impianto fu dismesso nel 1987. Il sito in Località Francolino aveva una vocazione principalmente agricola, mentre quello alle Zerbine aveva carattere in larga parte industriale. Dal Piano Regolatore del 1997 in avanti il potenziale ritorno all’attività industriale non era stato toccato. “Dopo oltre 25 anni, in cui la proprietà non ha mai formalizzato alcuna proposta attuativa, era arrivato il momento di decidere di cambiare la destinazione d’uso” commenta oggi il sindaco Panzeri. E se al protocollo comunale non risultano delle richieste di intervento sull'area, in linea teorica il diritto edificatorio – mai esercitato quando si sarebbe potuto – non può considerarsi acquisito.piantine_rigenerazione_territoriale_valletta_brianza_04.jpg (41 KB)

Le destinazioni d’uso ammissibili sono per l’attività agricola e agrituristica, che già caratterizza il territorio di La Valletta Brianza. Il PGT considera infatti, con dati aggiornati al 2019, l’esistenza in paese di 44 aziende agricole. Con lo strumento urbanistico, il Comune punta anche sulla produzione di energia sostenibile, leggasi la costituzione di un parco fotovoltaico. La scheda d’ambito non stabilisce alcuna cifra sulle superfici pavimentabili o edificabili, ma è evidente l’indirizzo a rinaturalizzare le aree. Le stesse tavole del PGT rappresentano il comparto come “Ambito di rigenerazione territoriale”. Su indicazione di ATS Brianza, il PGT ha vietato l’insediamento di allevamenti intensivi, di attività insalubri di classe 1 o comunque con impatto odorigeno.

Se sulla carta la stretta politica è da applaudire, tuttavia nel mondo reale c’è il forte rischio che quell’ecomostro rimarrà tale, nel solco dell’antico adagio per cui tutto cambia perché tutto resti uguale. Innanzitutto c’è la difficoltà di accesso ai lotti dalla strada provinciale per la connaturata morfologia dei luoghi a pendio. C’è poi la criticità idro-geologica nei settori settentrionale e meridionale del comparto, classificati come “zone interessabili da flussi di esondazione”. Da non dimenticare che gli stabili sono coperti da amianto e che andrebbe fatta una verifica sulla salubrità del suolo per un’eventuale bonifica.

La proprietà dovrebbe poi garantire azioni di rimboschimento e di realizzazione di stagni. Dovrebbe creare un impianto di fitodepurazione e un impianto per la produzione di energia sostenibile. Dovrebbero essere predisposte aree ad uso pubblico e progettati “servizi ecosistemici”. Dovrebbero essere piantati filari campestri di alberi e siepi autoctoni disposti a scacchiera. Sono indicate inoltre migliorie forestali da 10 mila euro ad ettaro per ottenere una fascia boscata eterogenea per specie e cure colturali da 2.500 euro ad ettaro per il contenimento delle infestanti, specialmente se alloctone, per lo sfalcio dell’erba e per la sostituzione degli innesti non attecchiti. Ancora sul verde si prevede pure la semina a prato. Mentre per attenuare i rischi idro-geologici si dovrebbero consolidare i versanti dei corsi d’acqua con interventi di ingegneria naturalistica che servirebbero anche a depurare l’acqua con il miglioramento dell’ecosistema fluviale. Si prevedono profondità diverse dei fondali e sistemi per la laminazione delle piene improvvise. Infine la creazione di percorsi fruitivi ciclo-campestri dal valore di 100 euro al metro.

Di contro non si scorge nemmeno l’ombra di criteri incentivanti in materia di oneri di urbanizzazione e di indici volumetrici. Le domande che aleggiano, al netto del ricorso al TAR, sono: quale razza di imprenditore si andrebbe ad infilare in quell’angolo di La Valletta Brianza? E ancora: il Comune ha fatto abbastanza per tentare di rendere “sfruttabile” un comparto ad oggi “sfortunato”?
Marco Pessina
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