Il sol dell'avvenire - Episodio 2

Martedì scorso si è tenuto il solenne giuramento del Sindaco Mattia Primo. Nonostante nuvole minacciose oscurassero il cielo, la città ha avuto il privilegio di ammirare il raggiante sorriso del nuovo Gabriele D’Annunzio brianzolo. Nel cuore pulsante della nostra operosa città, questo evento resterà nella memoria collettiva come una pietra miliare. Ebbene sì, la famiglia Windsor ha elegantemente declinato l’invito a ospitare la cerimonia nella prestigiosa Abbazia di Westminster, e anche Notre Dame a Parigi si è rivelata un’opzione impraticabile per via delle questioni elettorali del caro amico d’Oltralpe. Ma il nostro indomito Mattia, con piglio deciso, ha optato per una serata magica nell’austero auditorium cittadino, decorato per l’occasione con sontuosi drappeggi arancioni, il suo colore prediletto. La cittadinanza, tutta invitata, è accorsa festante, riempiendo le 258 poltrone color salvia. Per i meno fortunati, le ancelle del sindaco hanno allestito un maxi schermo nella Piazza della Cultura, tra Palazzo Tettamanti e il Castello Prinetti, che secondo voci di corridoio sarà presto rinominato Palazzo Salvion D’Oro. Durante il giuramento, il sindaco Salvioni, mentre con mano ferma doma il suo impertinente ciuffo, egli promette di servire con onore e dedizione i sudditi del glorioso impero brianzolo, che si estende fino all’orizzonte e oltre. I presenti hanno potuto ammirare le gesta del giovane sindaco e delle sue fedeli amazzoni, insieme ai prodi cavalieri Airoldi e Muzio. Quest’ultimo, discendente diretto del celebre Gaio Muzio Scevola, ha giurato di mettere la mano sul fuoco se non riuscirà a restaurare la solenne Villa Confalonieri. L'opposizione, benché presente, non ha mostrato la compattezza e la combattività attese. L’ex sindaco, il Massimo Augusto, apparso privo di favella e sorriso, ha deluso le aspettative. Solo qualche sera prima lo si era visto tronfante e risoluto sulle colline di Montevecchia, pregustando una vittoria che, ahimè, gli è sfuggita per un soffio (anzi un soffione). Ma ormai il tempo delle celebrazioni solenni è concluso e l’ora delle decisioni solenni è arrivata. Lui ora scende in campo contro le armate plutocratiche anti ospedale che ostacolano l’esistenza medesima del nosocomio intitolato al santo Mandic e quindi festosi gridiamo: Ad Majora, Mattia!
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