Intervista al dottor Fabio Leva, urologo e andrologo della Clinica diagnostica di Carnate

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Un argomento troppo spesso tabù che non viene affrontato nelle scuole e meno ancora nelle famiglie e che rischia di creare, proprio per questa “vergogna”, problemi e affanni che avrebbero potuto essere evitati con una educazione e una corretta informazione fin dalla giovane età.

Urologia e andrologia finiscono così per essere due discipline mediche che vengono approcciate solo nel momento del bisogno e dove la prevenzione, importantissima ed efficace quando è tempestiva, arriva tardi.

Ne abbiamo parlato con il dottor Fabio Leva (urologo, andrologo, ecografista SIUMB), specialista in forze alla Clinica Diagnostica Dott Lorenzo Trezza di Carnate.
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Dottor Leva, quale è la differenza tra l'urologo e l'andrologo e di cosa di occupa ciascuno?
L'andrologo è il corrispettivo maschile del ginecologo per le donne e si occupa del funzionamento dell'apparato genitale e delle funzioni o disfunzioni sessuali.
L'urologo invece è lo specialista delle vie urinarie e per questa ragione a lui possono rivolgersi anche le donne che abbiano problemi di cistiti, coliche, tumori alla vescica o al rene.


Quando e a che età è il momento di consultare uno specialista?
Uno screening per essere sensato ed efficace deve rivolgersi a patologie comuni e statisticamente diffuse, prevenibili attraverso esami non invasivi, economici e fattibili, e l'intervento precoce deve portare a una conseguenza positiva e a un cambiamento per cui vale la pena fare tale diagnosi.
Lo screening urologico è finalizzato essenzialmente per il tumore alla prostata. Dei grossi tumori urologici diffusi, è quello per cui lo screening rispetta queste caratteristiche.
Sono quattro i tumori urologici più diffusi: al rene, alla vescica, alla prostata e al testicolo.
Il tumore al rene è relativamente raro e ha uno sviluppo lento e viste le tempistiche che lasciano spazio di intervento, è uno dei casi in cui lo screening non è consigliato.
Il tumore alla vescica è tipico dei fumatori, non è di facile diagnostica e non ha uno screening dedicato. Il consiglio che si dà a chi può esserne predisposto è l'esame delle urine una volta l'anno: l'eventuale presenza di sangue può essere un segnale ma non stiamo comunque parlando di screening.
Il tumore ai testicoli è tipico dei giovani, dai 15 ai 30 anni. È rapido e curabile e si individua con l'autopalpazione. Non dà generalmente sintomi: se da una parte è molto aggressivo dall'altro l'efficacia delle cure è molto alta. A causa della sua rapida evoluzione, non è possibile uno screening.
Infine abbiamo il tumore alla prostata che è a lenta crescita, si manifesta in là con gli anni e comunque dopo i 40. E' solitamente poco aggressivo ma saperlo prima, soprattutto per il giovane, può essere utile. Sono i danni che si devono fare per curare la malattia e gli effetti che lasciano le cure, a cambiare la qualità della vita della persona e quindi la tempestività conta tanto perché in caso di interventi chirurgici le differenze ci sono dovendo optare per trattamenti mini-invasivi oppure radicali. Inoltre, agendo precocemente è possibile individuare quella quota minoritaria di tumori con prognosi più grave e intervenire.


Quale è dunque l'età giusta per una prima visita? E quando calendarizzarle nel corso della vita?
Mi sento di consigliare una prima visita a fine pubertà per monitorare la fertilità, lo sviluppo dei testicoli e fare un controllo del varicocele. La difficoltà a parlare di questi argomenti in casa o nelle scuole, porta tante persone a essere poco o scarsamente preparate e quindi ad avere problemi che si sarebbero potuti tranquillamente evitare.
Per un giovane adulto, magari con una compagna più anziana, consiglio un controllo pre-concezionale per non perdere tempo nel caso si decidesse di avere figli. Tra i cinquanta e gli ottanta anni, è il trentennio ideale nel maschio sano, per i controlli ordinari.
I monitoraggi invece vanno anticipati di 5/10 anni in caso di famigliari di primo grado (fratelli e padre) e di secondo grado (zii e nonni) con tumore alla prostata. Oppure nel caso di famigliarità nota per mutazione BRCA2 che nell'uomo è induttore di tumore alla prostata.


Ci sono fattori di rischio da evitare e buone pratiche o stili di vita da attuare?
Gli studi hanno dimostrato, ad esempio, che negli Stati Uniti e in Europa, dove ci si ciba in abbondanza di carne, diversamente dal Giappone, questo tipo di tumori sono tra i più diffusi.
Il fumo, anche passivo, risulta tra le principali cause del tumore alla vescica. Una dieta sana ed equilibrata aiuta ad evitare patologie ti tipo metabolico che poi si riversano anche sul sistema cardiovascolare, endrocrino, nervoso. E dunque anche sulle funzioni sessuali maschili.

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Clinica Diagnostica Dott. Lorenzo Trezza

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