Paderno: il nuovo Ponte non basta se non cambia la viabilità
La situazione è questa, al di là del grandinare di comunicati stampa dei nostri consiglieri regionali di maggioranza, Mauro Piazza e Giacomo Zamperini: prima del 2035 non ci sarà un altro ponte a collegare le sponde della Brianza meratese e dell‘isola bergamasca. Quindi entro 3-4 anni – qualcuno spinge la data al 2030 ma sembra un eccesso di ottimismo – quando cioè il San Michele non sarà più in grado di reggere il traffico ferroviario e, alternativamente, quello automobilistico non ci sarà più la possibilità di scavalcare l’Adda se non andando a Olginate o a Trezzo. Perché anche il ponte di Brivio resterà chiuso tra due anni circa e per almeno altri due anni, il tutto entro il 2030.
Ecco, questa è la situazione. Con un’aggravante che unisce l’assessore regionale Claudia Maria Terzi (Lega) e Giacomo Zamperini (Fratelli d’Italia) – nell’agghiacciante silenzio sul tema della presidente della provincia di Lecco Alessandra Hofmann - e cioè l’affermazione che il tema del nuovo ponte va distinto dalle opere complementari. Se l’assessore Terzi per questa affermazione può beneficiare delle attenuanti generiche conoscendo forse non benissimo la zona, questo non può valere per Zamperini.
L’astuto Mauro Piazza si tiene alla larga avendo ben chiaro quanto sia gravissimo il problema e il non averlo mai affrontato lui, che della provincia di Lecco è stato consigliere regionale per dieci anni e oggi è sottosegretario all’autonomia.
Più chiara la posizione di Calusco D’Adda che si scaglia contro i sindaci lecchesi per i forti dubbi sollevati rispetto al progetto di un ponte a doppia corsia e doppio binario accanto all’attuale. Calusco gode della direttrice che porta all’autostrada e, più avanti, a Carvico della provinciale che conduce a Bergamo. La situazione è del tutto diversa è assai più delicata sulla sponda lecchese.
E poi realizzare un progetto “per forza esteticamente coerente con il ponte attuale”, candidato dal 2017 a essere inserito nella lista UNESCO dei patrimoni dell’umanità, è tutt’altro che semplice.
Più a sud c’è in atto un movimento franoso sulla sponda bergamasca dalle dimensioni impressionanti la cui portata ancora non è stata ben chiarita ma che sembra aver già interessato alcune abitazioni vicine alla sponda; più a nord si incontra l’abitato di Villa D’Adda, più o meno all’altezza della rotatoria che porta alla galleria tra Villa D’Adda stesso e Calusco.
Molto più a sud, in zona Cornate d’Adda forse si potrebbe fare ma il costo schizzerebbe alle stelle, almeno 600 milioni di euro. Introvabili (mica siamo a Messina dove il nostro Matteo Salvini è pronto a spendere 14 miliardi per il viadotto sullo stretto). Quindi, al di là della sfuriata del sindaco di Calusco D’Adda, non si vede una via d’uscita praticabile che tenga conto dell’assetto viabilistico di tutto il territorio.
E è proprio qui il punto non compreso: non è assolutamente possibile scindere il progetto del nuovo ponte dalla riorganizzazione delle infrastrutture territoriali locali.
Altrimenti si riproporrebbe lo schema del ponte sullo Stretto: una volta arrivati a Messina l’automobilista si troverà di fronte ancora a infrastrutture viarie e ferroviarie del tutto inadeguate che di fatto vanificano l’enorme sforzo finanziario.
Che fare, dunque? Posto che il problema dovrebbe sentirlo in primis la Provincia ma a quanto risulta la Hofmann presente al vertice in regione non ha toccato palla e poi se la deve vedere con il ricorso di Salini per la Lecco-Bergamo ora pendente in Cassazione, dovranno essere i nostri sindaci a sollecitare il più rapidamente possibile un tavolo allargato per verificare come agganciarsi ai due nodi viari più importanti: lo snodo di Cernusco e il terminale della tangenziale Est a carnate.
Nel quadro del tracciato della Pedemontana.
Tenendo ben conto di due fattori essenziali: 1) Regione Lombardia ha la competenza generale in materia di viabilità che esercita tramite la stesura del PTR - assetto viabilistico, (“Deliberazione Giunta regionale 3 dicembre 2008 - n. 8/8579 Determinazioni in merito alla salvaguardia delle infrastrutture per la mobilità e dei territori interessati (art. 102-bis, l.r. 12/2005)”) – 2) La provincia predispone il PTCP - Assetto viabilità che pianifica la viabilità locale.
Tutto questo per dire che le Norme, prevedono una visione di pianificazione viabilistica di insieme. E difatti i sindaci del meratese, con Mattia Salvioni di Merate e Federico Airoldi di Brivio in prima linea, puntano a muoversi in un’ottica di visione di insieme e non più, puntuale e limitata a gestire la sola emergenza.
Perché il metodo puntuale è sbagliato.
Ecco, questa è la situazione. Con un’aggravante che unisce l’assessore regionale Claudia Maria Terzi (Lega) e Giacomo Zamperini (Fratelli d’Italia) – nell’agghiacciante silenzio sul tema della presidente della provincia di Lecco Alessandra Hofmann - e cioè l’affermazione che il tema del nuovo ponte va distinto dalle opere complementari. Se l’assessore Terzi per questa affermazione può beneficiare delle attenuanti generiche conoscendo forse non benissimo la zona, questo non può valere per Zamperini.
L’astuto Mauro Piazza si tiene alla larga avendo ben chiaro quanto sia gravissimo il problema e il non averlo mai affrontato lui, che della provincia di Lecco è stato consigliere regionale per dieci anni e oggi è sottosegretario all’autonomia.
Più chiara la posizione di Calusco D’Adda che si scaglia contro i sindaci lecchesi per i forti dubbi sollevati rispetto al progetto di un ponte a doppia corsia e doppio binario accanto all’attuale. Calusco gode della direttrice che porta all’autostrada e, più avanti, a Carvico della provinciale che conduce a Bergamo. La situazione è del tutto diversa è assai più delicata sulla sponda lecchese.
E poi realizzare un progetto “per forza esteticamente coerente con il ponte attuale”, candidato dal 2017 a essere inserito nella lista UNESCO dei patrimoni dell’umanità, è tutt’altro che semplice.
Più a sud c’è in atto un movimento franoso sulla sponda bergamasca dalle dimensioni impressionanti la cui portata ancora non è stata ben chiarita ma che sembra aver già interessato alcune abitazioni vicine alla sponda; più a nord si incontra l’abitato di Villa D’Adda, più o meno all’altezza della rotatoria che porta alla galleria tra Villa D’Adda stesso e Calusco.
Molto più a sud, in zona Cornate d’Adda forse si potrebbe fare ma il costo schizzerebbe alle stelle, almeno 600 milioni di euro. Introvabili (mica siamo a Messina dove il nostro Matteo Salvini è pronto a spendere 14 miliardi per il viadotto sullo stretto). Quindi, al di là della sfuriata del sindaco di Calusco D’Adda, non si vede una via d’uscita praticabile che tenga conto dell’assetto viabilistico di tutto il territorio.
E è proprio qui il punto non compreso: non è assolutamente possibile scindere il progetto del nuovo ponte dalla riorganizzazione delle infrastrutture territoriali locali.
Altrimenti si riproporrebbe lo schema del ponte sullo Stretto: una volta arrivati a Messina l’automobilista si troverà di fronte ancora a infrastrutture viarie e ferroviarie del tutto inadeguate che di fatto vanificano l’enorme sforzo finanziario.
Che fare, dunque? Posto che il problema dovrebbe sentirlo in primis la Provincia ma a quanto risulta la Hofmann presente al vertice in regione non ha toccato palla e poi se la deve vedere con il ricorso di Salini per la Lecco-Bergamo ora pendente in Cassazione, dovranno essere i nostri sindaci a sollecitare il più rapidamente possibile un tavolo allargato per verificare come agganciarsi ai due nodi viari più importanti: lo snodo di Cernusco e il terminale della tangenziale Est a carnate.
Nel quadro del tracciato della Pedemontana.
Tenendo ben conto di due fattori essenziali: 1) Regione Lombardia ha la competenza generale in materia di viabilità che esercita tramite la stesura del PTR - assetto viabilistico, (“Deliberazione Giunta regionale 3 dicembre 2008 - n. 8/8579 Determinazioni in merito alla salvaguardia delle infrastrutture per la mobilità e dei territori interessati (art. 102-bis, l.r. 12/2005)”) – 2) La provincia predispone il PTCP - Assetto viabilità che pianifica la viabilità locale.
Tutto questo per dire che le Norme, prevedono una visione di pianificazione viabilistica di insieme. E difatti i sindaci del meratese, con Mattia Salvioni di Merate e Federico Airoldi di Brivio in prima linea, puntano a muoversi in un’ottica di visione di insieme e non più, puntuale e limitata a gestire la sola emergenza.
Perché il metodo puntuale è sbagliato.
Claudio Brambilla