Beverate: verità e percezione tra mondo reale e metaverso

Si è passati dall’intelligenza artificiale al metaverso per il secondo appuntamento di venerdì 21 giugno della rassegna proposta dalla parrocchia di Brivio e Beverate “Incamminati VERSO quale META?”. Il dirigente scolastico Claudio Corbetta, il responsabile Privacy e Compliance Matteo Tavola e l’avvocato Paolo Motta in questa occasione hanno fatto luce su uno strumento che permette di andare al di là dell’universo, in una realtà alternativa dove tutto è possibile.
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La ricerca della conoscenza, della verità e della percezione del reale ha avuto la sua prima testimonianza con Platone e il mito della caverna, che aveva mostrato gli uomini come schiavi che scambiano ombre e riflessi per la realtà. Un percorso che si è sviluppato nel 1550 con l’ideazione del “teatro della memoria” e nel 1600 con le “camere delle meraviglie”, veri e propri spazi in cui raccogliere il sapere del genere umano. Nel 1935 lo scrittore statunitense Weinbaum nel suo racconto “Gli occhiali di Pigmalione” immagina che un portentoso paio di occhiali possa proiettare in una realtà parallela che però si rivela essere frutto dell'inventiva narrativa umana. Quello descritto da Weinbaum, rispettando gli avanzamenti tecnologici del tempo, era un apparecchio precursore del visore di oggi, che soprattutto grazie all’ingegneria Apple, sta aprendo il mondo a nuove possibilità. Jean Baudrillard con il suo trattato “Simulacri e simulazione” del 1981 ha introdotto un nuovo concetto di limite, dichiarando che non esiste una distinzione netta tra reale e fittizio perché l’uomo vive nell’iperrealtà, un contesto di simulazione e sostituzione dove le narrazioni fallaci e virtuali finiscono per diventare gli unici strumenti interpretativi che non permettono di distinguere il vero dal falso.
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Paolo Motta, Matteo Tavola e Claudio Corbetta

Quella di Baudrillard fu una teoria profetica sull’era del digitale, che ha dato vita a tre nuove tipologie di “realtà” sempre più immersive. La prima è quella aumentata, che sovrappone in tempo reale le informazioni digitali e quelle non, mantenendo però al centro il mondo reale e lasciando gli elementi digitali ad una mera visualizzazione. È arrivata poi quella mista, che permette di interagire con gli oggetti digitali inseriti nella realtà. Infine la realtà virtuale, che genera un ambiente totalmente digitale e tridimensionale in cui ci si può immergere tramite visori, isolandosi completamente in una situazione che sembra reale. È proprio questa ultima versione a corrispondere al metaverso, un ambiente che attiva nella mente dei processi che vanno oltre gli stimoli, dando sia soddisfazioni che insoddisfazioni. L’utente si ritrova a non averne mai abbastanza, trasformando così un’esperienza di gioco in un vero e proprio vizio o dipendenza. Questo succede perché in questo universo alternativo tutto è possibile, il proprio avatar, che diventa un’estensione della persona, non solo può combattere nemici, ma soprattutto acquistare possedimenti, socializzare ed esplorare. Con le nuove tecnologie, in questa società virtuale si possono compiere tutte le azioni che caratterizzano la quotidianità, dalle più mondane a quelle che solitamente si possono solamente immaginare.
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Il metaverso è uno strumento che se usato saggiamente può portare a enormi benefici. Non è un mezzo indicato solamente per bambini, bensì può trovare impiego in ambito lavorativo ed educativo. Basti pensare all’introduzione dello smart working, alla possibilità di progettare in maniera più effettiva, così come facilitare i restauri attraverso la riproduzione e replica di edifici, come sta facendo Regione Lombardia per il rifacimento del teatro della Scala. Si possono organizzare visite online, ma anche simulare esercitazioni di operazioni chirurgiche particolarmente delicate, si possono superare le proprie fobie e sensibilizzare sul cyberbullismo, come sta facendo Regione Piemonte con lo “sportello contro il cyberbullismo” nel metaverso.
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Cruciale in questo ambito è però la tutela della privacy. Gli avatar iperrealistici finiscono per rappresentare perfettamente la persona reale, che per colpa di hacker può trovarsi privato della propria identità in qualsiasi momento, identità che può essere impiegata per fini che possono sconfinare dal campo etico creando continuamente fake news che alimentano l’opinione pubblica. Esempio è Mara Venier che si è trovata vittima di una truffa pubblicitaria. La conduttrice è stata riprodotta da intelligenze artificiali per promuovere un prodotto finanziario che avrebbe garantito un ingente reddito fisso mensile. Il regolamento generale attualmente in vigore per la protezione dei dati risale al 2016, che a livello tecnologico, dista anni luce dall’avanzamento odierno. Essendo il metaverso un mezzo sovranazionale, esso non è governato da una singola entità, per questo motivo le norme sono estremamente difficili da stabilire. I tre esperti hanno dichiarato che sarebbe stato necessario porre dei paletti ben precisi prima di rendere questo strumento disponibile al mondo, ponendo dei limiti inviolabili oltre i quali non sarebbe stato possibile spingersi, come per l’uso di linguaggio volgare e l’impiego di soldi. Una sorta di “Lex mercatoria” come quella stabilita nel medioevo per definire l’operato dei mercanti e dei mercati, agendo puntualmente e immediatamente, senza generalizzare la legge all’intero universo commerciale e al contrario focalizzandosi su una categoria ben precisa che aveva bisogno di essere normata, come lo è ora il metaverso.
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Il prossimo incontro è previsto per giovedì 27 giugno alle ore 20.45 presso la sala cine teatro “Flavio Mauri” dell’oratorio di Brivio con il docente dell’università Cattolica Walter Magnoni che parlerà di “L’intelligenza artificiale tra potere e limite”.
I.Bi.
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