Sanità pubblica, liste d'attesa e Libera professione
Gentilissima Redazione di MOL,
leggendo nella vostra rubrica un intervento su “Sanità Pubblica e libera professione” non posso non intervenire per evitare il perpetuarsi di equivoci e di informazioni distorte sull’argomento:
la libera professione medica definita “ intramoenia “ non ha affatto lo scopo di ridurre le liste di attesa, ma semplicemente quello di ottenere, da parte di un privato cittadino, una prestazione specialistica di un medico dipendente del SSN a sua scelta.
Il soggetto che ottiene il maggior vantaggio economico da questa attività è proprio la ASST che trattiene per sé una congrua percentuale di quanto versa il cittadino, indipendentemente dai costi reali derivanti da consumi di materiali o dalla complessità della prestazione.
La quota residua destinata al medico viene, peraltro, ulteriormente tassata come qualsiasi altro reddito da lavoro.
Pertanto, la ASST non utilizza affatto risorse proprie per questa attività il cui costo è totalmente coperto dal cittadino che richiede la prestazione.
Le attività rivolte all’abbattimento delle liste di attesa sono, invece, definite "area a pagamento" e utilizzate quasi esclusivamente nei servizi diagnostici (radiologia, endoscopia…). Esse avvengono, quando possibile, per adesione volontaria degli operatori ( medici, infermieri, tecnici) dietro modesto compenso stabilito dalla ASST, in orario extralavorativo. L’impatto reale sulle liste di attesa , di quest’ultima, è piuttosto scarsa.
L’assunzione di nuovo personale sia medico che infermieristico, quando riesce, serve solo a colmare parzialmente gli imbarazzanti vuoti esistenti e non a ridurre certo le liste di attesa.
In conclusione la crisi del sistema sanitario pubblico ha proporzioni e complessità che il comune cittadino mediamente ignora o percepisce solo parzialmente.
Per rifarsi ad un modo dire in voga attualmente in politica si potrebbe concludere con ….non l’avete vista arrivare.
leggendo nella vostra rubrica un intervento su “Sanità Pubblica e libera professione” non posso non intervenire per evitare il perpetuarsi di equivoci e di informazioni distorte sull’argomento:
la libera professione medica definita “ intramoenia “ non ha affatto lo scopo di ridurre le liste di attesa, ma semplicemente quello di ottenere, da parte di un privato cittadino, una prestazione specialistica di un medico dipendente del SSN a sua scelta.
Il soggetto che ottiene il maggior vantaggio economico da questa attività è proprio la ASST che trattiene per sé una congrua percentuale di quanto versa il cittadino, indipendentemente dai costi reali derivanti da consumi di materiali o dalla complessità della prestazione.
La quota residua destinata al medico viene, peraltro, ulteriormente tassata come qualsiasi altro reddito da lavoro.
Pertanto, la ASST non utilizza affatto risorse proprie per questa attività il cui costo è totalmente coperto dal cittadino che richiede la prestazione.
Le attività rivolte all’abbattimento delle liste di attesa sono, invece, definite "area a pagamento" e utilizzate quasi esclusivamente nei servizi diagnostici (radiologia, endoscopia…). Esse avvengono, quando possibile, per adesione volontaria degli operatori ( medici, infermieri, tecnici) dietro modesto compenso stabilito dalla ASST, in orario extralavorativo. L’impatto reale sulle liste di attesa , di quest’ultima, è piuttosto scarsa.
L’assunzione di nuovo personale sia medico che infermieristico, quando riesce, serve solo a colmare parzialmente gli imbarazzanti vuoti esistenti e non a ridurre certo le liste di attesa.
In conclusione la crisi del sistema sanitario pubblico ha proporzioni e complessità che il comune cittadino mediamente ignora o percepisce solo parzialmente.
Per rifarsi ad un modo dire in voga attualmente in politica si potrebbe concludere con ….non l’avete vista arrivare.
Un operatore sanitario