Osnago: comunità in festa per il 25° di don Alessandro
La comunità parrocchiale di Osnago ha festeggiato il 25° anniversario di ordinazione di don Alessandro Fusetti, che è arrivato in paese nel gennaio del 2022 dopo essere stato a Bresso, a Milano e a Monza. “Mi fa un po’ effetto dirlo, sono bello stagionato, un quarto di secolo di vita da prete” ha ammesso con un tono intimo il parroco di Osnago alla messa delle 10.30 di domenica 16 giugno.
Ad accompagnare il sacerdote all’altare c’era l’osnaghese Monsignor Luigi Manganini (“mi custodisce con il suo consiglio, con la sua preghiera di intercessione, come Abramo, custodisce l’intera comunità parrocchiale”). C’era anche don Fausto con il quale ha condiviso da coadiutore nove anni del suo percorso presbiterale alla Madonna del rosario a Milano. “Gli ho dato modo di coltivare la virtù della pazienza – ha scherzato don Alessandro – Se va in paradiso, sarà anche merito mio”. La lettura del vangelo è stata affidata a don Giacomo, prete dell’oratorio, con il quale don Alessandro condivide di giovedì la passione per la montagna (“non è solo un passatempo, è un luogo del cuore”). La passione per la montagna è stata ripresa nell’omelia ed è stato pure il pensiero dell’amministrazione comunale per il regalo consegnato al sacerdote per festeggiare il 25° (i bastoni da montagna in fibra di carbonio).
“Qualcuno di voi potrebbe alzarsi e chiedermi: dopo 25 anni da prete, che cosa hai imparato su Dio, sulla religione, sulla Chiesa, sulla gente, sui giovani da radunare? Che cosa hai di intelligente da dirci?” ha esordito durante l’omelia don Alessandro. Si è dunque ispirato alle letture della messa per trarre degli insegnamenti dai protagonisti di quelle pagine della Bibbia.
Da Abramo si può apprendere la forza di accontentarsi e di accettare di non conoscere tutte le risposte, così come il patriarca non pretendeva di sapere dove fosse la Terra promessa prima di mettersi in cammino verso di essa o di capire perché dovesse sacrificare il figlio Isacco. “Abramo mi dice – ha spiegato il parroco – di non avere la pretesa di capire tutto, di incominciare a camminare e provare a fare come lui, alzandosi il mattino presto, andando in alto nel luogo in cui il Signore ci incontra e rivolgendo tante domande a Dio, senza avere paura di chiedergli di salvare tutti”.
Una volta raggiunta la cima, però, bisogna ricordarsi del secondo insegnamento, questa volta di san Paolo: guardare la terra e non spaventarsi se si vedono tante fragilità. “Quando vedi nelle debolezze delle persone e nelle tue, bisogna ricordare di ricercare le stesse cose di quando si guarda il cielo. E quando guardo il cielo cerco la bellezza e la luce. Quando guardo le debolezze nella fragilità devo ricordarmi di vedere l’opera di Dio che con tenacia e decisione cerca la nostra giustizia e ci rende ciò che siamo, figli di Dio”.
Infine il re della parabola del banchetto di nozze del figlio, raccontato da Matteo evangelista, che consiglia di accettare l’invito, purché ci si presenti con il vestito nuovo “perché la vita cristiana è leggera come una danza festosa che riscalda il cuore, perché il vangelo è novità che sorprende e semplifica la vita senza banalizzarla, è una festa che ti commuove e dice che il cammino non è finito e bisogna andare avanti” ha detto il parroco. Quindi una riflessione su se stesso da parte di don Alessandro: “La cosa che devo continuare a fare e imparare a fare ancora meglio è di convocare, in nome di Dio, alla bellezza della vita cristiana per offrire a tutti il profumo del vangelo”.
Un concetto che il sacerdote ha ripreso con bonaria ironia prima di impartire la benedizione al termine della funzione eucaristica: “Andiamo in oratorio per alleggerire il nostro cuore e fare danza. Vestitevi bene, se no vi controllo”. La festa si è infatti spostata in oratorio per un aperipranzo e un pomeriggio di condivisione. Lì il parroco è stato raggiunto dai parrocchiani e da altri ospiti attesi: don Fabio, don Paolo e don Arnaldo, che è il sacerdote al quale per primo don Alessandro aveva confidato di volersi fare prete. Un momento vivido nella memoria del parroco, come se tutto fosse cristallizzato a quella mattina di agosto, sotto un pino marittimo della colonia Fior di Loto a Pinarella di Cervia. A quella intenzione formulata sotto forma di domanda la risposta di don Arnaldo era stata criptica: “Aspettiamo qualche mese”. Cominciava in quell’istante la fase di accompagnamento di don Arnaldo nel percorso che ha portato don Alessandro all’ingresso in seminario.
Ad accompagnare il sacerdote all’altare c’era l’osnaghese Monsignor Luigi Manganini (“mi custodisce con il suo consiglio, con la sua preghiera di intercessione, come Abramo, custodisce l’intera comunità parrocchiale”). C’era anche don Fausto con il quale ha condiviso da coadiutore nove anni del suo percorso presbiterale alla Madonna del rosario a Milano. “Gli ho dato modo di coltivare la virtù della pazienza – ha scherzato don Alessandro – Se va in paradiso, sarà anche merito mio”. La lettura del vangelo è stata affidata a don Giacomo, prete dell’oratorio, con il quale don Alessandro condivide di giovedì la passione per la montagna (“non è solo un passatempo, è un luogo del cuore”). La passione per la montagna è stata ripresa nell’omelia ed è stato pure il pensiero dell’amministrazione comunale per il regalo consegnato al sacerdote per festeggiare il 25° (i bastoni da montagna in fibra di carbonio).
“Qualcuno di voi potrebbe alzarsi e chiedermi: dopo 25 anni da prete, che cosa hai imparato su Dio, sulla religione, sulla Chiesa, sulla gente, sui giovani da radunare? Che cosa hai di intelligente da dirci?” ha esordito durante l’omelia don Alessandro. Si è dunque ispirato alle letture della messa per trarre degli insegnamenti dai protagonisti di quelle pagine della Bibbia.
Da Abramo si può apprendere la forza di accontentarsi e di accettare di non conoscere tutte le risposte, così come il patriarca non pretendeva di sapere dove fosse la Terra promessa prima di mettersi in cammino verso di essa o di capire perché dovesse sacrificare il figlio Isacco. “Abramo mi dice – ha spiegato il parroco – di non avere la pretesa di capire tutto, di incominciare a camminare e provare a fare come lui, alzandosi il mattino presto, andando in alto nel luogo in cui il Signore ci incontra e rivolgendo tante domande a Dio, senza avere paura di chiedergli di salvare tutti”.
Una volta raggiunta la cima, però, bisogna ricordarsi del secondo insegnamento, questa volta di san Paolo: guardare la terra e non spaventarsi se si vedono tante fragilità. “Quando vedi nelle debolezze delle persone e nelle tue, bisogna ricordare di ricercare le stesse cose di quando si guarda il cielo. E quando guardo il cielo cerco la bellezza e la luce. Quando guardo le debolezze nella fragilità devo ricordarmi di vedere l’opera di Dio che con tenacia e decisione cerca la nostra giustizia e ci rende ciò che siamo, figli di Dio”.
Infine il re della parabola del banchetto di nozze del figlio, raccontato da Matteo evangelista, che consiglia di accettare l’invito, purché ci si presenti con il vestito nuovo “perché la vita cristiana è leggera come una danza festosa che riscalda il cuore, perché il vangelo è novità che sorprende e semplifica la vita senza banalizzarla, è una festa che ti commuove e dice che il cammino non è finito e bisogna andare avanti” ha detto il parroco. Quindi una riflessione su se stesso da parte di don Alessandro: “La cosa che devo continuare a fare e imparare a fare ancora meglio è di convocare, in nome di Dio, alla bellezza della vita cristiana per offrire a tutti il profumo del vangelo”.
Un concetto che il sacerdote ha ripreso con bonaria ironia prima di impartire la benedizione al termine della funzione eucaristica: “Andiamo in oratorio per alleggerire il nostro cuore e fare danza. Vestitevi bene, se no vi controllo”. La festa si è infatti spostata in oratorio per un aperipranzo e un pomeriggio di condivisione. Lì il parroco è stato raggiunto dai parrocchiani e da altri ospiti attesi: don Fabio, don Paolo e don Arnaldo, che è il sacerdote al quale per primo don Alessandro aveva confidato di volersi fare prete. Un momento vivido nella memoria del parroco, come se tutto fosse cristallizzato a quella mattina di agosto, sotto un pino marittimo della colonia Fior di Loto a Pinarella di Cervia. A quella intenzione formulata sotto forma di domanda la risposta di don Arnaldo era stata criptica: “Aspettiamo qualche mese”. Cominciava in quell’istante la fase di accompagnamento di don Arnaldo nel percorso che ha portato don Alessandro all’ingresso in seminario.
M.P.