Osnago: inaugurata la Voce del Corpo, 'Gaza' esposta in piazza

Ha preso il via nel pomeriggio di sabato 15 giugno la rassegna di arte contemporanea “La Voce del Corpo”. La settima edizione, che ha per tema “Odio l’indifferenza: l’arte come contrasto” è stata aperta da un’esposizione in Piazza Vittorio Emanuele di due opere di Bruno Freddi.
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Il sindaco Felice Rocca

Il neo sindaco Felice Rocca si è dimostrato orgoglioso di aver fatto la sua prima apparizione pubblica ad un evento che accompagna il paese dal 2009, centrando a pieno uno dei primi punti del programma amministrativo: creare nuovi spazi per la cultura. La sede del gruppo “Progetto Osnago” è stata difatti trasformata in uno “Spazio aperto”, un laboratorio d’arte che ospiterà e farà fiorire le offerte culturali del comune. In questa occasione la sala è stata abbellita con una mostra fotografica del collettivo Cesura: “Gela” di Giorgio Salimeni, “Compagnia della fortezza” di Stefania Bosso e “Asylum Seekers (richiedenti asilo)” di Alessandro Sala. 
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 Bruno Freddi e Michele Ciarla con “Gaza”

Un’esposizione che fa riflettere sulla situazione del meridione italiano, sulle carceri e sui richiedenti asilo, aspetti fondamentali che caratterizzano il presente e che saranno protagonisti del futuro, verso i quali è dunque necessario non voltare le spalle. Scenari di dolore e sofferenza di fronte ai quali non si può rimanere indifferenti e che Freddi ha trasformato in due opere. La più imponente, una tela di cinque metri per due, intitolata “Gaza”, che in uno stile guerniscano, ma privo di simbolismo, documenta lo strazio del conflitto, tra un uomo e una donna che escono dalle macerie, un bimbo che forse ha perso la vita e animali anch’essi sopraffatti. Una tela grezza, piena di sporgenze che ricordano quelle delle macerie provocate della guerra, una guerra che l’artista ha vissuto da piccolo, perdendo amici e compagni di gioco nei bombardamenti. Per questa sua esperienza, Freddi sente una forte vicinanza e commozione verso i bambini, vittime innocenti di orrori controllati da pochi. Nella scultura “L’albero dei sentimenti” traspaiono invece sensazioni di odio, terrore e stupore che schiacciano la società di oggi, come massi che cadono addosso. “La nostra natura è stata stravolta, non ci sono le foglie, ma le pietre dei nostri sentimenti” ha spiegato. 
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Emozioni che caratterizzano la quotidianità e che lasciano un peso che difficilmente si riesce a sollevare.
Le opere rimarranno visitabili fino al 30 giugno, quando il festival terminerà dopo cinque appuntamenti che tra arte, teatro, musica, danza e fotografia, porteranno al massimo dell’espressione la responsabilità sociale degli artisti nel fare luce su tematiche attuali difficili e travagliate.

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I.Bi.
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