Salvioni: il sol dell’avvenire

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Il sindaco Mattia Salvioni
Anche per rispondere ai soliti che tutto sanno – dopo – ribadiamo il nostro trascurabile pensiero: la lista “Noi Merate – Perego sindaco” era quella, a nostro parere, col maggior contenuto di esperienze e competenze. In caso di vittoria la città avrebbe avuto amministratori di assoluta capacità con rilevanti trascorsi alla guida della macchina comunale. Ma Merate, almeno i 7.737 cittadini che hanno espresso un voto valido, pari al 61% dei 12.239 aventi diritto, ha deciso all’81% che la lista non meritava il voto. Per diverse ragioni, ciascuno con la propria, preferendo al 52.72% il giovane Mattia Salvioni, ritenendo negativa anche l’esperienza del sindaco uscente. Quindi i volti noti e conosciuti, che nei decenni passati, loro e molti altri prima di loro, rappresentavano sicurezza e certezze, sono stati bocciati per aprire una stagione nuova.
La città va oltre la consigliatura Albani, composta da ex esponenti della corrente di sinistra della democrazia Cristiana; è ora governata “dalla” sinistra col Partito Democratico – di cui Salvioni è stato segretario di circolo fino a tre mesi fa – a fare da architrave alla maggioranza.

Il giovane neo sindaco ha meritato la vittoria. Certo conta il vento che cambia e conta la lunga coda di un’amministrazione di centrodestra sempre più sgangherata, dall’espulsione della Giunta di Andrea Robbiani, in poi. Una degenerazione causata da personaggi che, si è visto ieri alla prova della preferenza, non godono certo di vasta popolarità. E Massimo Panzeri è finito nel tritacarne generale, quando con maggiore lucidità avrebbe potuto tenersi stretti collaboratori come Robbiani, Franca Maggioni e Giuseppe Procopio. Ma è andata così.

Di meglio non si può dire della compagine che ha accompagnato Dario Perego alla sconfitta. Sono i numeri a parlare: La lista Salvioni ha messo assieme 2.406 preferenze; la lista Panzeri 1.231; la lista Perego 970. Con Robbiani e Maggioni a garantire il pur magro bottino. Evidentemente non c’è stata la determinazione indispensabile in una competizione elettorale. O una sovrastima dei candidati di punta.

Per il centrodestra ora si prospetta la classica traversata del deserto. Cinque anni per ricostruire una formazione credibile e competitiva. Perché se Mattia Salvioni non farà scelte assurde, l’età e l’esperienza maturata gli assicureranno un luminoso futuro. Mentre quarantenni e cinquantenni che hanno occupato per lunghi anni palazzo Tettamanti il luminoso futuro è dietro le loro spalle.
Claudio Brambilla
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