Gli studenti del “Viganò” e “Second Chance” la loro start up di successo

La soluzione a un problema creata da un altro problema.
Si può riassumere così il successo del progetto che gli studenti dell'istituto Viganò di Merate hanno pensato e realizzato e che si è aggiudicato il primo premio del prestigioso concorso “Changemaker competition”.
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Dopo un momento di confronto, dove le idee sono state messe in condivisione, i ragazzi hanno deciso di puntare su una proposta che unisse tanti obiettivi: sostenibilità, riciclo, economicità. E così si sono messi al lavoro per creare una start up che dalle rimanenze delle mascherine non più utilizzate dopo l'emergenza Covid (e rimaste stipate nei magazzini, anche delle scuole), trasformasse il tessuto di cui sono composte in imbottitura per giacche, coperte, cuscini.

Una pensata che si è tramutata in un vero e proprio lavoro d'azienda con un business plan, l'individuazione delle figure organizzative e l'avvio del ciclo produttivo.

Abbiamo incontrato i ragazzi pochi giorni dopo la vittoria e a loro abbiamo chiesto di raccontarci l'esperienza e le fatiche per dare vita a “Second Chance” la loro impresa.

Ad appoggiare la 3A c'erano anche i compagni del grafico che si sono impegnati per la parte più “estetica”, con colori, linee, caratteri da conferire al logo dell'azienda, e a seguirli in questo percorso la docente Maria Grazia Rota e l'architetto dottoressa Francesca Coeli, mentor della classe.

“La professoressa Rota ci ha proposto questo progetto e subito abbiamo accettato con entusiasmo” hanno raccontato stringendo tra le mani la targa del premio e soprattutto lo smanicato bianco identico a un piumino che hanno prodotto grazie alla collaborazione con una azienda che si è detta interessata a supportarli, la Thermore. “ci siamo concentrati per avere una idea innovativa e quando l'abbiamo individuata ci siamo messi all'opera per concretizzarla e da una economia lineare passare a una circolare”.
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Realizzate in TNT (tessuto non tessuto) le mascherine una volta sfilacciate sono diventate un isolante, utile a non disperdere il calore e quindi funzionali a diventare imbottitura. Pian piano la start up ha preso forma, con la nomina del CEO tra uno dei ragazzi e delle altre figure fondamentali da inserire nell'organigramma, sono stati costituiti i gruppi di sviluppo e di lavoro, è stato redatto un business plan e sono stati avviati i vari settori. Argomenti che vengono trattati a scuola nel corso di finanza ma di certo non in terza e questo è stato un punto di orgoglio per i docenti che hanno visto i ragazzi crescere direttamente sul campo.
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A produrre il capo di abbigliamento con l'imbottitura ricavata appunto dalle mascherine (80% in fibra riciclata e 20% derivante dallo sfilacciamento dei presidi chirurgici) è stata la Thermore. E il risultato è piaciuto così tanto alla giuria che su 90 classi da tutta Italia e 1500 studenti ha decretato i meratesi come vincitori.

“Se il progetto ha avuto successo è perchè c'è stato un grande lavoro di squadra” ha spiegato la professoressa Rota “è stato proprio un lavoro di teambuilding. Tutte le parti della squadra e dunque della start up hanno funzionato e il successo è arrivato”.

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“E' stato un lavoro molto appassionante” hanno raccontato i ragazzi, freschi di vittoria “non è stato facile ma ci siamo impegnati al massimo e ci abbiamo creduto da subito. Il lavoro di squadra è stato poi bene impostato ed è stato bello lavorare assieme. Il gruppo alla fine di questo lavoro è diventato più saldo ed unito”.

Soddisfatta anche la mentor della classe, architetto Coeli. “Il progetto è stato davvero ben pensato e costruito e una delle cose che ha fatto la differenza è che questa classe ha creato un prodotto, non una applicazione, ma qualcosa di concreto. Sono riusciti a mettere in gioco le loro competenze, valorizzandole al massimo e la vittoria è stata tutta meritata”.
S.V.
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