Elezioni comunali: poche liste hanno aderito all'appello di "Avviso pubblico" e "Libera"
La campagna elettorale per le Europee e per le comunali di quest’anno si è aperta a livello nazionale con due scandali giudiziari che hanno fatto interrogare ancora una volta sulla questione morale nella classe politica. Trasformismi e voti di scambio in Puglia e corruzione sotto forma di finanziamenti elettorali in Liguria sono sotto la lente di ingrandimento dei magistrati in attesa di una sentenza. Al primo terremoto in Puglia è corrisposto il lancio di un appello ai candidati promosso da Avviso Pubblico e Libera come già fatto in passato. Una sorta di patente su trasparenza, legalità e lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione.
In Provincia di Lecco i Comuni al voto tra qualche giorno per le elezioni dei sindaci e dei Consigli comunali sono 49, dunque con all’incirca un centinaio di liste scese in campo. In base alle informazioni ottenute dall’organizzazione nazionale di Avviso Pubblico sono 11 le liste lecchesi che tramite i propri candidati hanno aderito al documento, intorno al 10%. Sono Persona Ambiente Comunità di Casatenovo, Tu Cassago, Cremella Unita, Impegno Comune per Dolzago, Impegno civico per Lomagna, Malgrate per Tutti, ViviAmo Merate, Molteno Bene Comune, Insieme per Oggiono, Progetto Osnago, SiAmo Verderio.
Con l’adesione i candidati hanno assunto degli impegni da attuare nel corso del mandato in caso di vittoria. Codici di autoregolamentazione per i consiglieri, praticare comportamenti consoni al ruolo, programmi di formazione per il personale della Pubblica Amministrazione, pubblicazione degli atti e dei dati amministrativi in formato Open, istituzione di un assessorato alla legalità, collaborazioni con istituzioni o associazioni che si battono contro mafie e corruzione, riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati eventualmente presenti sul territorio.
Prima della soglia fatidica dell’8 e del 9 giugno erano appena due le assunzioni di responsabilità richieste alle liste aderenti. Da una parte l’inserimento nei programmi elettorali di obiettivi politici nel solco del contenuto dell’appello. E questo in maniera più o meno esplicita lo hanno fatto pressoché tutti i gruppi.
L’altro punto saliente impegna a rendere pubblici – sui propri siti internet, sui social network e con qualsiasi altro mezzo di comunicazione – i finanziamenti ricevuti a sostegno della campagna elettorale e le modalità di impiego del denaro raccolto. Scandagliando le varie pagine web collegate alle 11 liste lecchesi in nessun caso si trovano incubati in maniera trasparente i dati sugli eventuali contributi dei singoli candidati o delle relative squadre.
Con ciò non si vogliono gettare ombre. Nelle realtà come quelle delle liste in questione spesso la campagna elettorale è fatta di tasca propria e ce la si cava con poche centinaia di euro a singolo aspirante consigliere. Basta dirlo. Se si vuole riconoscere un valore in un appello, firmato a titolo volontario, le condizioni andrebbero rispettate per coerenza e credibilità nei confronti degli elettori. Per dare un segnale nel prendere sul serio le istanze contenute nel documento, che nessuno era obbligato a sottoscrivere. Per guadagnarsi la fiducia su tutte le altre promesse che inevitabilmente potrebbero essere attuate solo dopo il 10 giugno. C’è ancora del tempo, poco, per rimediare. Se l’appello passasse come una farsa il messaggio sarebbe controproducente per tutti.